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Nella ricerca serve una nuova frontiera europea

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La partecipazione ai progetti europei può contribuire, oltre che al finanziamento della ricerca di base, a individuare nuove frontiere di ricerca nell’ambito delle scienze matematiche.

Ho maturato, come matematico, una certa esperienza di partecipazione attiva. In particolare, all’inizio di questo secolo ho diretto, in successione, due progetti di reti di ricerca sulle interazioni fra scienze matematiche e oncologiche. Questi progetti hanno coinvolto 10-12 nazioni e formato oltre 30 ricercatori in buona parte emigrati verso USA e UK. Successivamente ho collaborato, per la parte matematica e statistica, a un progetto diretto un team dell’ospedale di Vienna rivolto allo studio di malattie genetiche e loro terapia nei processi di senescenza e riparazione di organi. Quindi dal 2013 ho partecipato, con successo, e con finanziamento EU, a un progetto attualmente in corso: Evacuate 2013-2017. Il progetto è rivolto a studi teorici e tecnologici di supporto alle situazioni di crisi di cittadini in situazioni di pericolo, come in condizioni di improvvisa evacuazione in ambienti complessi: uno stadio, una stazione di metropolitana, un aeroporto, una nave.

La partecipazione ai progetti è stata molto stimolante e ha prodotto un dialogo interdisciplinare che ha motivato lo sviluppo di nuovi metodi e anche di nuove teorie matematiche. Inoltre, ha consentito di contribuire a risolvere problemi reali per il benessere e di sicurezza dei cittadini.

Le imprese e le università hanno bisogno dell’Europa

Da questi progetti ho imparato che, a livello europeo, esiste una rete di imprese attive su tematiche di ricerca e innovazione tecnologica. La partecipazione ai progetti è, per queste aziende e per le Università che partecipano ai progetti, una sistematica sorgente di finanziamento. Questo consente alla piccola e media impresa di lavorare per il futuro senza esporre investimenti che sarebbero altrimenti proibitivi.

Inoltre, il training di giovani ricercatori indirizza questi ultimi verso ambiti di lavoro molto ricettivi, dove i giovani possono soddisfare le loro ambizioni a svolgere ricerca a livelli elevati. Queste opportunità di lavoro sono quantitativamente e qualitativamente più significative in altre nazioni europee, rispetto all’Italia, e quindi è ulteriormente incentivato il flusso di giovani ricercatori verso altri paesi.

Purtroppo però il livello di attenzione del sistema universitario è molto più elevato (rispetto all’Italia) in altre nazioni europee, dove la partecipazione di ricercatori è notevolmente più incentivata e riconosciuta. Infatti, ho osservato che molti ricercatori, dopo aver operato nei progetti in cui sono stato responsabile, hanno lasciato il paese essendo stati reclutati in ambito internazionale. In questi casi, l’esser stati coinvolti in progetti della Comunità Europea ha costituito uno dei titoli più importanti per la loro assunzione e la carriera successiva.

Dalla ricerca di base alle applicazioni, e ritorno

Cerchiamo ora di comprendere il ruolo delle scienze di base nei progetti di cui stiamo parlando. La mia esperienza ha condotto a risultati teorici su problemi matematici di frontiera, che hanno richiesto lo sviluppo di metodi innovativi, pubblicati su riviste di prestigio e attualmente all’attenzione della comunità scientifica come riferimento per le prospettive di ricerca. 

Quando parlo di scienze matematiche, intendo l’interazione costruttiva di tutti gli strumenti concettuali che questa disciplina è in grado di proporre superando le barriere delle frammentazioni accademiche, che in molti casi non contribuiscono alla crescita scientifica.

Posso fornire qualche esempio per non rimanere nel vago. La partecipazione ai progetti di interazione fra matematica e biologia ha consentito la messa a punto di strutture matematiche idonee a descrivere le dinamiche a scale diverse, da quella dei geni a quella dei tessuti, e le interazioni che avvengono a queste scale. In particolare, come le espressioni alla scala molecolare dei geni influenzano la dinamica delle cellule e come questa influenzi, a sua volta, la generazione e le caratteristiche fisico-biologiche dei tessuti.

La partecipazione al progetto a supporto delle situazioni di crisi in dinamiche di evacuazione, ha condotto alla creazione di strutture matematiche idonee a descrivere l’influenza della dinamica emotiva e soggettiva che si genera, e pervade la collettività, nei casi di percezione del pericolo, e come questa influenzi la già complessa dinamica delle folle.

Si tratta di strutture matematiche complesse che hanno generato problemi difficili raccogliendo la sfida di inventare nuove strutture matematiche idonee a descrivere la dinamica dei sistemi viventi. I risultati delle ricerche, posti all’attenzione della comunità scientifica internazionale, hanno incontrato un crescente interesse, sia in ambito matematico, sia per il loro interesse “tecnico” per le applicazioni. 

La comunità scientifica ha colto la complessità modellistica e computazionale di questi problemi e ha accettato la sfida attualmente in corso in riviste di prestigio.

Più innovazione anche per l’Accademia

Mi chiedo in conclusione se sia possibile costruire un “new deal” della matematica dove la qualità della ricerca persegua anche il ruolo di una matematica attenta alle esigenze della società in cui viviamo, comunque sempre nell’ambito di una ricerca di alto profilo, dove le applicazioni stimolano la genesi di idee e metodi nuovi. Credo sia possibile, ma gli ostacoli sono molti e occorre cambiare mentalità. In particolare, il sistema delle imprese dovrebbe ampliare a livello nazionale l’iniziativa imprenditoriale a sostegno dell’innovazione, che risulta motore di competizione a livello internazionale, e quindi di sviluppo socio-economico del paese. 

L’accademia, a sua volta, dovrebbe sviluppare la capacità di rinnovarsi e introdurre processi meritocratici basati anche sul riconoscimento della capacità di individuare tematiche di frontiera che aprano in dialogo fra scienze matematiche e problemi della società.  Si tratta comunque di ricerca di base in quanto contribuisce a un ulteriore progresso delle scienze matematiche. Si sa che gran parte degli impulsi importanti sono nati dai problemi posti da altre scienze, dalla fisica alla biologia.

Inutile nascondere che attualmente la cooptazione prevale sulla meritocrazia. Occasionalmente si parla anche di nepotismo e di cooptazione politica. In questo contesto vanno studiate le motivazioni che hanno generato una “impressionante” fuga all’estero di ricercatori. Questa ha ormai raggiunto livelli insopportabili culturalmente e finanziariamente, ma attribuirla solo a una delle cause prima citate vuol dire elaborare un’analisi forse volutamente semplicistica. 

Occorre rendere i finanziamenti, e quindi anche i processi di reclutamento, sistematici e concorrenziali con quelli degli altri paesi europei. Non si può ignorare che il finanziamento alla ricerca di base, piuttosto che essere sostenuto, ha progressivamente subito tagli importanti.

Nessun rientro di cervelli senza un New Deal

Un ultimo ragionamento sull’Europa. Oggi dobbiamo vedere l’Europa come una federazione di nazioni. Giusto quindi che vi sia una dinamica di movimento da una nazione all’altra, come avviene in grandi paesi, prima di tutto gli Stati Uniti d’America. I nostri ricercatori risultano ancora ben preparati, e quindi sono competitivi ed accolti in università e centri di ricerca di prestigio. Inoltre un nuovo fenomeno sta prendendo consistenza: cresce infatti la mobilità di ricercatori affermati e con posto fisso. Questi lasciano l’Italia per sedi dove incontrano certezza di finanziamenti, di meritocrazia, di retribuzioni più elevate, e forse anche di maggior controllo del nepotismo, comunque di livello confrontabile con quello a livello nazionale. Tutto ciò sarebbe accettabile in presenza di un flusso analogo verso l’Italia. Tuttavia le statistiche parlano chiaro, questo flusso di ritorno è trascurabile e attestato su valori prossimi a zero.

A fronte di questa situazione, dal mio punto di vista drammatica, solo un “New Deal” può salvare il paese. Questo dovrebbe alimentare un piano nazionale della ricerca che induca in tutte le parti, il governo politico e amministrativo della nazione, i centri di ricerca, e le università, finanziamenti, sinergie scientifiche, regole di democrazia e meritocrazia.


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