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Divulgare l’ecologia in bicicletta

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Per chi non ha avuto ancora la fortuna di pedalare fianco a fianco (o ancor meglio, a ruota…) di Domenico e Emilio, sfogliare le pagine del loro recente libro Uno scienziato a pedali ne farà rivivere la freschezza della brezza marina appena partiti dall’estremo lembo meridionale del Molise di Petacciato Marina, da lì in 10 tappe fino al Golfo di Napoli, attraversando la Penisola, da Est a Ovest, merito della loro scrittura resa frizzante dalle ore di bicicletta che ne hanno preceduto la stesura.

E scorrendo le pagine che descrivono a due voci la staffetta scientifica di Mesothalassia, realizzata a colpi di pedale tra giugno e luglio 2015, mi ricordo delle mie giornate in bici con Emilio Rigatti (insegnante, scrittore ed esperto ciclo-viaggiatore) e Domenico D’Alelio (ecologo alla stazione zoologica Anton Dohrn di Napoli e altrettanto esperto ciclo-viaggiatore) il luglio scorso, in occasione di un importante anniversario per la comunità scientifica internazionale, i 150 anni dalla formulazione del concetto di Ecologia (Ernst Haeckel, 1866).

Come per Mesothalassia 2015, anche l’anno dopo con una quindicina di scienziati i due autori hanno deciso di raccontare una “bicistaffetta scientifica” da Mantova alla laguna di Venezia, al fine di monitorare la qualità ambientale di alcuni ecosistemi della rete nazionale LTER (Long Term Ecological Research), una rete mondiale di aree naturali (25 siti in Italia, 400 in Europa) dove dal 1980 si promuove una preziosa attività di ricerca scientifica finalizzata alla definizione dei principali trend e serie storiche di parametri ambientali, per matrici biotiche e abiotiche, una banca dati che ci aiuta a capire il nostro futuro.

L’appuntamento con Emilio e Domenico era sul Ponte di Bassano del Grappa, con una serata tra bici & divulgazione scientifica, ove già era evidente e traspariva l’intuizione dei ricercatori del CNR, perfettamente narrata ai lettori in Uno scienziato a pedali, di spostarsi in bicicletta di ecosistema in ecosistema al fine di avere il minor impatto ambientale e il massimo della visibilità in questa attività itinerante di divulgazione scientifica lungo il percorso.

Il giorno dopo si sarebbe pedalato dalle pendici del Grappa fino alla Laguna di Venezia, seguendo il sentiero degli Ezzelini lungo gli argini del canale seicentesco del Muson dei Sassi, giornata calda e polverosa, dove comunque non mancava l’allegria di attraversare ecosistemi fluviali a cui rubare istanti di refrigerio, un’allegria contagiosa nonostante la fatica degli oltre 90 chilometri che ricordava quella di Albert Einstein, sorridente in bicicletta al California Institute of Technology nel mite inverno del 1931, in uno degli scatti più curiosi che ritraevano il geniale fisico. Guarda caso, anche il grande Albert sapeva coniugare divulgazione scientifica e amore per la bicicletta. Un binomio che è centrale nel libro:

Oltre a studiare la natura con rigore scientifico, quello che dobbiamo ancora fare noi ecologi è aiutare i media a diffondere tra il pubblico la cosiddetta ecological literacy, ovvero muoverci a favore di una “alfabetizzazione ecologica”, come la definì David Orr nel 1992. Questa consapevolezza della natura come “nostra casa”, presente nelle mitologie antiche e nelle religioni olistiche come quelle dei nativi americani o orientali, sembra essere scomparsa dalle nostre complesse società moderne, nelle quali viviamo immersi nelle nostre attività, interessi, lavori, bisogni e desideri che appaiono svincolati dal contesto naturale. E se fossimo proprio noi scienziati a cercare di ravvivare la nostra innata consapevolezza ecologica? Come? Dal basso e in maniera orientata. Parlando di ecologia alle giovani generazioni e alle persone con un livello di istruzione inferiore alla media. Queste categorie di persone rappresentano la grande maggioranza della popolazione della Terra e, con il loro comportamento, le loro scelte economiche, le loro decisioni politiche, possono esercitare un potere immenso sulle sorti del nostro Pianeta. Sì, va bene, ma cosa c’entra la bicicletta con tutto questo? Proprio la promozione dell’ecologia e degli studi a lungo termine sul territorio nazionale ha spinto una piccola “gang” di ricercatori ecologi a sviluppare una serie di iniziative di comunicazione della scienza itineranti che toccassero i siti della Rete LTER nel nostro paese: i cosiddetti Cammini LTER, o Cammini dell’ecologia.

Il bel volume pubblicato da Ediciclo (Portogruaro 2017, pp. 144, € 10) è solo uno dei tanti segnali di interesse della comunità scientifica verso il mondo delle due ruote: lo testimonia il lancio del network internazionale “Scientists for Cycling” (S4C la sigla) che riunisce gli scienziati la cui attività di ricerca riguardi la bicicletta e la mobilità sostenibile in genere.

Ad oggi sono una novantina i ricercatori che hanno aderito al network ideato e coordinato dall’ECF (European Cyclists’ Federation), una rete scientifica interdisciplinare che è presente in 28 nazioni europee e non. Dalla Germania il contributo più numeroso con 11 ricercatori, seguita da Belgio, Olanda e Danimarca, ma estesa anche a Cile, Stati Uniti, Cina, Nuova Zelanda, Tailandia, Taiwan e Sudafrica, tanti cervelli sparsi per il mondo al servizio di una ricerca di base e applicata che favorisca consolidamento e innovazione nell’uso della bicicletta.

E l’Italia? Sono presenti in S4C quattro ricercatori provenienti da università, politecnici e centri di studio che operano a Bolzano, Milano e Torino, ma nei prossimi mesi, quantità e qualità della ricerca italiana potrebbero cambiare sensibilmente, portando la patria di Coppi e Bartali e dei distretti industriali dedicati alla bici ad una leadership scientifica nella rete, con obiettivo di avere almeno 25 scienziati al nostro fianco.


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