Particolare del "Battesimo di Cristo", dipinto a olio e tempera su tavola (177x151 cm) di Andrea del Verrocchio, Leonardo da Vinci e altri pittori di bottega, databile tra il 1475 e il 1478, conservato nella Galleria degli Uffizi a Firenze.
Ve lo immaginate un professore di fisica o di chimica che di fronte all’inatteso successo di un proprio allievo reagisse mandando in frantumi gli strumenti del proprio laboratorio o prendendo a martellate il computer? Ebbene, sulla base di una ricostruzione storica un po’ fantasiosa ma abbastanza plausibile, pare che Andrea del Verrocchio (1435-1488), maestro di Leonardo, si comportasse proprio così e spezzasse tutti i pennelli quando Lorenzo di Credi, ammirando un angelo che Leonardo aveva appena terminato di dipingere, esclamò: “Ma lo sai Leonardo, che l’angelo tuo l’è meglio di quello del maestro?”.
Sarà pure a causa di questo episodio che Leonardo affidò ad un aforisma che sarebbe diventato famoso il suo pensiero in proposito: ”Tristo è quel discepolo che non avanza il suo maestro” (codice 1222171).
La dialettica maestro-allievo
Se entrate nell’Aula Grande del Dipartimento di Chimica dell’Università “La Sapienza” non potrete fare a meno di notare la scritta, in caratteri cubitali, che domina la parete alle spalle della cattedra e che riporta quell’aforisma, con tanto di firma. Se il docente che fa lezione non è propriamente un “maestro”, può darsi che qualche battuta goliardica serpeggi tra i banchi ma è quasi inevitabile che l’aforisma solleciti la riflessione dei più attenti. Le conseguenze del sorpasso allievo-maestro, vanno ben oltre l’inevitabile “progresso” della cultura. In altre parole, chi ha mai pensato alle possibili reazioni emotive del maestro obbligato ad assistere al successo dell’allievo, se questo sopravanza di gran lunga il suo? Una reazione gioiosa fa onore a chi la prova ma bisogna mettere in conto l’incredulità, la rabbia e il rancore.
La rivalità è matematica
La storia della scienza annovera diversi personaggi che superarono, in bravura e fama, i loro maestri. Le loro reazioni emotive non furono sempre entusiastiche, come nel caso di Andrea del Verrocchio che, tutto sommato, si risolsero in un gesto di stizza. Ben più grave e doloroso fu il contrasto fra il matematico Leopold Kronecker (1823-1891) e il suo allievo Georg Cantor (1845-1918), padre della teoria degli insiemi. Quando quest’ultimo presentò al maestro la sua tesi De aequationibus secundi gradus indeterminatis il loro rapporto viaggiava ancora su binari tranquilli. La tempesta si scatenò dopo la laurea. Le teorie matematiche di Cantor mandavano su tutte le furie il maestro che gli dichiarò guerra aperta e che probabilmente contribuì a minare la salute psichica dell’allievo, malato di depressione.
Leopold Kronecker avversò ferocemente, in tutti i modi, il giovane Cantor che aspirava a lasciare il Dipartimento di Matematica dell’Università di Halle per una sede più importante.
Dieci casi classici
Dei due casi citati si è occupato Bruno D’Amore in un libro dal titolo Quando l’allievo supera il maestro (Dedalo, 2016). Fanno parte di un gruppo di dieci, tutti interessanti. L’autore, laureato in Matematica, Filosofia e Pedagogia, ha insegnato Didattica della Matematica a Bologna. Non è alla prima esperienza letteraria. La lista dei suoi libri annovera almeno 25 titoli tra quali troviamo Matematica, come farla amare. Miti, illusioni, sogni e realtà (2016), Arte e matematica. Metafore, analogie, rappresentazioni, identità tra due mondi possibili (2015), La nonna di Pitagora (2013), Matematica. Stupore e poesia (2009).
Co-autrice di questi libri è Martha Isabel Fandiño Pinilla, la “maestra paziente allieva esplosiva” cui l’autore dedica questo volume, ricordando che lo ha accompagnato nei luoghi dove i personaggi descritti hanno vissuto. L’italianista Gian Mario Anselmi, nella concisa prefazione, lo definisce “eccellente narratore, affabulatore, lettore originale e affascinante di Dante e del suo apprendistato umano e scientifico”. Nell’introduzione, l’autore osserva, giustamente, che fino a qualche decennio fa “sembrava addirittura disdicevole” occuparsi del carattere e dei comportamenti umani dei grandi scienziati, perché in questo modo si era costretti a farli scendere da una sorta di piedistallo costruito ad hoc per mettere in risalto i loro risultati. Nulla di più sconsigliabile per allontanare il pubblico e specialmente i ragazzi dalla scienza.
Un romanzo scientifico
Anche se il libro è frutto di un lavoro di documentazione accurato, della raccolta di dati precisi e corretti, è bene dire che le reazioni emotive dei maestri sono “inventate”, quindi il libro appartiene al filone del romanzo storico. A monte vi è un trucco narrativo non nuovo: un autore misterioso ha affidato ad un file, denominato maestriallievi.doc, contenuto in un vecchio LaCie, tutte queste storie. Acquistato in internet il disco, l’autore di questo libro lo ha letto e l’ha consegnato all’editore “perché lo faccia conoscere ai maestri”.
Quasi certamente, anche tra i lettori di questo articolo, ci sarà qualche maestro che è stato superato da un allievo. Riesaminando le proprie reazioni, se il loro ricordo sarà sgradevole, può darsi che il libro lo aiuti a capire meglio se stesso e, forse, a perdonarsi.