Karl Witkowski - Their First Smoke, 1889 (da Wikimedia)
Recentemente la Ministra della Salute Beatrice Lorenzin ha avanzato la proposta di un aumento delle imposte sui tabacchi, con lo slogan: una tassa contro la morte. E nel testo della Legge di Bilancio, attualmente all’esame del Parlamento, l’emendamento Art. 41-bis, di cui è prima firmataria la Senatrice Emilia De Biasi, Presidente della Commissione Igiene e Sanità si prevede un aumento delle accise, tale da assicurare un gettito annuo non inferiore ai 600 milioni di euro da destinare alle cure oncologiche.
I promotori del Tobacco endgame, iniziativa cui hanno aderito più di 40 società scientifiche in Italia (www.tobaccoendgame.it), sostengono pienamente queste proposte.
L’industria del tabacco però è contraria, sostenendo l’idea che l’aumento delle tasse sul tabacco comporterebbe una riduzione dei fumatori, e quindi una riduzione del gettito fiscale e il rischio (mai provato) di un aumento del commercio illegale. E questo lo sostiene con forza, finanziando istituti di ricerche economiche e sociali, fondazioni legate all’accademia e alla politica, e tramite l’azione lobbistica a livello di Parlamento, Governo e Agenzie interessate.
Queste pressioni hanno messo in difesa la Ministra Lorenzin, costringendola, come numerosi articoli nelle scorse settimane hanno riportato, ad intervenire cercando di confutare questa ipotesi, minimizzando l’impatto di un aumento veramente contenuto, sulle vendite. Ma così il messaggio che è passato all’opinione pubblica è che l’intervento sul prezzo del tabacco serva unicamente a fare cassa, a spese del consumatore, e deprima l’economia. Alla fine, il tabacco è un male, sì, ma necessario…..
Ma ricordiamo che la tassazione dei tabacchi è innanzitutto un'arma per la salute
Le prove esistenti mostrano che il tabacco causa malattie, disabilità, morti premature (circa 80.000 morti nel 2016!), perdita di produttività per l’intera economia del Paese, oltre che danni ambientali. Secondo le principali istituzioni economiche internazionali, come la Banca Mondiale, le paure che hanno frenato i Governanti sono in gran parte infondate: nella grande maggioranza dei paesi che hanno adottato politiche fiscali, come l’aumento delle accise sui tabacchi, non si sono verificate perdite di posti di lavoro, non si sono ridotte le entrate fiscali e, anzi, nel medio periodo, il gettito è aumentato. Invece tali politiche hanno ridotto i fumatori e apportano benefici senza precedenti per la salute senza danneggiare le economie (World Bank, 1999). L’OCSE, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, rileva che le tasse per la salute stanno diventando sempre più utilizzate, non solo per aumentare il gettito, ma anche come strumento per modificare i comportamenti a rischio dei consumatori: nel 2016, quindici Paesi membri su 35 ed altri 10 nel 2017 hanno deciso aumenti sistematici delle tasse sui tabacchi (OECD, 2017).
L’Italia non è fra questi. In Italia il prezzo di un pacchetto di sigarette è mediamente sotto i 5 Euro, contro i 16 dell’Australia, 11 della Norvegia e dell’Irlanda, 10 del Regno Unito, 7 della Francia, 6 della Germania. Siamo arrivati all’assurdo che gli Svizzeri (dove i pacchetti costano 7,12 Euro), vengono a comprare sigarette in Italia. E in Italia, da molti anni non vediamo una diminuzione della prevalenza di fumatori, dopo decenni di diminuzione.
Eppure l’aumento del costo del tabacco è l’intervento più efficace, in relazione al costo, per la riduzione della prevalenza di utilizzatori di tabacco: a un aumento del 10% del prezzo dei tabacchi, la prevalenza di fumatori si riduce, in media, del 4%. Per questo la Convenzione Quadro per il Controllo del Tabacco, un trattato internazionale del 2003 proposto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e ratificato da 168 paesi, fra cui l’Italia nel 2008, individua (art. 6) le politiche fiscali e dei prezzi quale uno dei mezzi più efficaci per influenzare la domanda e, quindi, il consumo di prodotti del tabacco.
Recentemente, basandosi su tre documenti fondamentali, prodotti dall’International Agency for Research on Cancer (IARC, 2011), dall’OMS (WHO, 2010) e dal National Cancer Institute (US-NCI, 2016), sono state promulgate le Linee Guida per l’implementazione dell’Articolo 6 relativo alla tassazione, per fornire indirizzi per l’applicazione di una politica fiscale appropriata, finalizzata a proteggere la salute, riducendo il numero di fumatori, e ad aumentare il gettito fiscale. Queste, tra l’altro, raccomandano “processi regolari di adeguamento o procedure per la rivalutazione periodica dei livelli di imposizione fiscale sul tabacco”.
L’aumento della tassazione sul tabacco, oltre ad essere l’intervento più efficacia per ridurre la diffusione del tabacco, lo è anche per ridurre le disuguaglianze (U.S. National Cancer Institute and World Health Organization, 2016), ma gli aumenti dei prezzi devono riguardare tutti i prodotti del tabacco in modo equiparabile, così da scoraggiare i consumatori dal passare a prodotti più economici o di sostituire un prodotto con un altro, come sta avvenendo in Italia con il passaggio di molti fumatori dalle sigarette di fabbrica a quelle rollate a mano. Già di per sé il fumo di tabacco pesa in modo sproporzionato sulla salute delle persone più povere e, se l’incremento dei prezzi è diseguale, i prodotti più dannosi, come il tabacco sciolto, diventano proporzionalmente più accessibili, aumentando ancora di più le disuguaglianze sociali associate al tabacco.
Più coraggio per difendere la salute
La Ministra Lorenzin ha proposto l’aumento di 20 centesimi a pacchetto, ma l’aumento potrebbe essere anche di un euro a pacchetto. L’alternativa è quella di sostenere costi sanitari e umani sempre più elevati, per la nostra timidezza nell’affrontare il mercato della morte, quale è oggi quello del tabacco? Abbiamo bisogno di sostenere il sistema sanitario, ma ancora di più abbiamo bisogno di ridurre il rischio di ammalarsi. E’ necessaria una leadership politica coraggiosa e lungimirante che faccia propria questa impresa di civiltà pensando alle generazioni future, e non a difendere l’utile economico immediato di un'industria profondamente egoista.
Sosteniamo la tassa contro la morte.
Roma 21 Novembre 2017
Gruppo Promotore:
Prof. Fabrizio Faggiano - Università del Piemone Orientale
Dr. Vincenzo Zagà - SITAB Società Italiana di Tabaccologia
Dr. Lalla Bodini - Consulta Interassociativa Italiana per la Prevenzione
Dr. Maria Sofia Cattaruzza - Società Italiana di Igiene - Università di Roma la Sapienza
Dr. Paolo D'Argenio - Associazione Italiana di Epidemiologia
Dr. Silvano Gallus - IRCCS - Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri
Dr. Giuseppe Gorini - Associazione Italiana Epidemiologia - Istituto per lo Studio e la Prevenzione Oncologica (ISPO), Firenze
Prof. Giacomo Mangiaracina - Agenzia Nazionale per la Prevenzione
Per eventuali contatti: Dr. Giuseppe Gorini [email protected] oppure Dr. Paolo D'Argenio [email protected]