fbpx #ERCStories - Sara Sattin e il suo ERC Grant per studiare la resistenza dei batteri | Scienza in Rete

Risvegliare i batteri addormentati

Sara Sattin

Tempo di lettura: 2 mins

Sara Sattin, trentacinquenne, lavora presso il dipartimento di Chimica dell’Università Statale di Milano, e si è aggiudicata uno Starting Grant di 1 milione e mezzo di euro per i prossimi cinque anni per il suo ERACHRON (Eradicating Chronic Infections), un progetto per studiare un approccio innovativo per combattere la resistenza agli antibiotici dei batteri persistenti, un fenotipo batterico che gioca un ruolo determinante in molte infezioni croniche. "L’idea di questo progetto di ricerca mi è sorta un paio d’anni fa, studiando un fenomeno noto: alcuni batteri riescono a entrare in uno stato di dormienza attraverso un processo chiamato 'stringent response', diventando temporaneamente insensibili alle terapie antibiotiche.

Perché accade questo?
Questo meccanismo di sopravvivenza è innescato da eventi stressanti, come lo stesso trattamento antibiotico, che quindi inducono la formazione di un serbatoio di batteri quiescenti in grado di ricominciare a proliferare una volta interrotta la somministrazione del farmaco. Potremmo pensare al comportamento di questi batteri come quello di una formica che fa la riserva di cibo per sopravvivere nella stagione invernale, che in questo caso è rappresentata dalla durata della terapia antibiotica. Finita la terapia – dal momento che non si tratta di una mutazione di origine genetica, ma fenotipica – il batterio torna allo stadio di non resistenza.

Su quali batteri inizierete a lavorare?
Inizieremo studiando l’effetto delle molecole progettate e sintetizzate su Escherichia coli, che è un sistema relativamente semplice per iniziare la nostra esplorazione. Anche se semplice, Escherichia coli è comunque un batterio pericoloso; alcuni ceppi sono responsabili di diverse infezioni del tratto urinario, oppure di diarree emorragiche importanti. La mancata risposta alle terapie può provocare danni molto seri.

Il progetto potrebbe interessare anche le forme resistenti di tubercolosi?
Al momento iniziamo testando la nostra ipotesi su un sistema più semplice, ma sicuramente in una fase più avanzata del progetto sarebbe interessante studiare anche il caso della tubercolosi, la cui resistenza ai farmaci come sappiamo è un fenomeno tragicamente importante.


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Sanità più sostenibile: le raccomandazioni SIAARTI per una anestesia green

Immagine di una sala operatoria con un anestesista e un paziente addormentato sullo sfondo di elementi vegetali

Nel contesto della campagna Green Choosing Wisely, sostenuta da Slow Medicine, con la finalità di rendere i sistemi sanitari più sostenibili, la Società italiana di anestesia ha pubblicato le cinque raccomandazioni per rendere le attività legate all’anestesia e all’analgesia meno impattanti sull’ambiente. A partire dalla scelta dei gas utilizzati per addormentare i pazienti, di cui alcuni hanno un effetto serra che supera di migliaia di volte quello della CO2.

Ne abbiamo già parlato in diverse occasioni: il 5% circa delle immissioni in atmosfera di gas clima-alteranti di origine antropica è riconducibile ai servizi sanitari, un valore equivalente a circa il doppio delle immissioni legate all’intero trasporto aereo mondiale (si veda, per questi dati, il Lancet).