fbpx ERC: più fondi per non perdere progetti eccellenti | Scienza in Rete

ERC: più fondi per non perdere progetti eccellenti

Jean-Pierre Bourguignon

Jean-Pierre Bourguignon, presidente dello European Research Council, durante l'Annual Meeting of the New Champions del World Economic Forum a Dalian, in Cina, nel 2017. Credit: Faruk Pinjo / World Economic Forum / Flickr. Licenza: CC BY-NC-SA 2.0

Read time: 5 mins

In occasione dell'inaugurazione dell'anno accademico 2018-2019 all'Università Bocconi di Milano, abbiamo intervistato Jean-Pierre Bourguignon, Presidente dello European Research Council fino alla fine del 2019. Per decidere chi lo sostituirà fra poco più di un anno, il Commissario europeo alla ricerca, la scienza e l'innovazione Carlos Moedas ha chiesto l'aiuto di Mario Monti, presidente della Bocconi, mettendolo a capo di una commissione di esperti.

Ieri mattina, nella moderna sede dell'Università Bocconi c'erano tutti e tre. Mario Monti ha introdotto l'inaugurazione dell'anno accademico con un discorso (qui trovate i passaggi salienti) che ha messo al centro l'importanza dell'Europa, di un'Europa che funziona, di un'Europa innovativa, capace, soprattutto, di innovare se stessa. Il successo dei programmi di ricerca e innovazione dell'Unione Europea, secondo Monti, sono stati possibili perché gli Stati hanno "conferito adeguati poteri alle istituzioni europee". Oggi assistiamo alla tendenza opposta, quella di un atteggiamento "riluttante", "ostile" e "di risulta" di alcuni dei Governi nazionali nei confronti dell'Europa.

Monti ha introdotto il keynote speech di Carlos Moedas, che si è rivolto principalmente ai giovani studenti, incoraggiandoli a mettere a frutto le loro capacità e le loro competenze perché la tecnologia diminuisca le disuguaglianze e aiuti a superare le contraddizioni che caratterizzano le nostre società. Moedas ha fatto riferimento in particolare alla digitalizzazione, facendo questo esempio: quando accediamo a Netflix riceviamo dei suggerimenti sui film o le serie TV sulla base di ciò che abbiamo visto in passato. Questa lista di preferenze riduce l'informazione a nostra disposizione e da qui il paradosso: nell'era dell'informazione abbiamo meno accesso all'informazione. Dunque, tra gli obiettivi tecnologici da perseguire per rendere la nostra società più equa, Moedas ha indicato la trasparenza degli algoritmi e il controllo sui bias contenuti nei grandi campioni di dati.

Alla fine dell'evento, Monti, Moedas e Bourguignon hanno assistito alla presentazione dei 32 progetti finanziati dallo European Research Council oggi attivi alla Bocconi nelle aree più diverse: dalla storia, alla macroeconomia, alle scienze politiche fino alla finanza e alla teoria delle decisioni. Bocconi ha un tasso di successo per le domande di finanziamento all'ERC pari al 30%, circa tre volte la media generale che si attesta intorno al 13%. Proprio da qui siamo partiti nella nostra conversazione con Bourguignon.

 Luca Carra.

Chiara Sabelli, a sinistra, intervista Jean-Pierre Bourguignon, a destra, in occasione dell'inaugurazione dell'anno accademico 2018-2019 all'Università Bocconi di Milano. Credit: Luca Carra.

Negli ultimi anni il tasso di successo dei partecipanti ai bandi dello European Research Council è del 12-13%, piuttosto basso. Nell'ultimo esercizio di autovalutazione avete dichiarato di volerlo aumentare. Cosa intendete fare per raggiungere questo obiettivo?

L'intenzione di aumentare il tasso di successo dei meccanismi di finanziamento ERC è motivata soprattutto dal fatto che in ogni call ci sono molti progetti che reputiamo eccellenti ma non riusciamo a finanziare. Nel prossimo programma quadro per la ricerca e l'innovazione, Horizon Europe, aspireremmo almeno a mantenere il tasso di successo raggiunto durante Horizon 2020, pari al 13%, circa il 3% in più di quello raggiunto durante il settimo programma quadro (FP7). Per fare questo è stato necessario un sostanziale aumento dei finanziamenti (da 7,7 miliardi di euro dell'FP7 a 13,1 miliardi di Horizon 2020, ndr). Dovremmo cioè avere lo stesso livello di finanziamento dell'ultimo anno di Horizon 2020 per tutti i sette anni di Horizon Europe. È un obiettivo ambizioso il cui raggiungimento dipenderà dalle negoziazioni in corso sul Multiannual Financial Framework del periodo 2021-2027, che il Parlamento sta discutendo in questi mesi (ne abbiamo parlato qui, ndr)1. La strada alternativa per aumentare il numero di progetti finanziati è quella di diminuire il budget massimo a disposizione di ogni progetto, ma questo è in conflitto con la missione di ERC. Inoltre ci sono alcune aree in cui i ricercatori non chiedono il massimo del budget. Un esempio è l'area della matematica, dove mediamente le collaborazioni coinvolgono un numero ristretto di ricercatori e dunque la richiesta in termini di salario è minore.

A maggio avete pubblicato il terzo rapporto di autovalutazione dei progetti finanziati durante Horizon 2020, usando sostanzialmente un approccio qualitatitivo, piuttosto che ricorrere alla bibliometria. Cosa pensa di questo metodo?

L'approccio bibliometrico funziona solo in alcune aree di ricerca e anche in quelle può avere esiti molto eterogenei. Questo di fatto rispecchia la diversità delle comunità scientifiche. Per questo motivo abbiamo deciso di avere un approccio qualitativo, selezionando un comitato di scienziati esperti in ciascun settore a cui vengono assegnati alcuni progetti, selezionati casualmente, da revisionare. Il loro giudizio si basa dunque sulla lettura dei risultati ottenuti durante il progetto e non sono sui suoi esiti in termini di pubblicazioni. Il problema, con questo metodo, è il processo di selezione degli esperti, che deve garantire che siano davvero competenti nell'area per cui vengono scelti e che non abbiano bias. In questo momento sono io stesso responsabile di questo processo di selezione, che prevede che i membri debbano essere periodicamente riconfermati nel loro ruolo, a seconda del loro operato.

La scelta di abbandonare l'approccio bibliometrico alla valutazione ha un impatto anche sul potere degli editori scientifici, di cui si sta molto discutendo in questo periodo. A settembre è stata presentata una nuova iniziativa per la transizione all'Open Access, il Plan S, che ha attirato non poche critiche. Qual è il suo parere a riguardo?

Credo che bisognerebbe incoraggiare la nascita e il mantenimento degli archivi che ospitano i preprint, come l'arXiv. Questi archivi rappresentano delle risorse molto importanti per le comunità scientifiche di riferimento e devono rimanere a disposizione della collettività. Sarebbe un danno molto grave se dovessero essere comprate dagli editori scientifici. Per quanto riguarda il Plan S, preferisco non commentare.

 

1 Se il budget di 97,9 miliardi per Horizon Europe, il nono programma quadro per la ricerca dell'Unione Europea, sarà confermato, Carlos Moedas ha dichiarato che destinerà allo European Research Council 16,6 miliardi di euro, 3,5 miliardi di euro in più rispetto al settennato 2013-2020.

 

Articoli correlati

Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Ostacolare la scienza senza giovare agli animali: i divieti italiani alla sperimentazione

sagoma di macaco e cane

Divieto di usare gli animali per studi su xenotrapianti e sostanze d’abuso, divieto di allevare cani e primati per la sperimentazione. Sono norme aggiuntive rispetto a quanto previsto dalla Direttiva UE per la protezione degli animali usati a fini scientifici, inserite nella legge italiana ormai dieci anni fa. La recente proposta di abolizione di questi divieti, penalizzanti per la ricerca italiana, è stata ritirata dopo le proteste degli attivisti per i diritti degli animali, lasciando in sospeso un dibattito che tocca tanto l'avanzamento scientifico quanto i principi etici e che poco sembra avere a che fare con il benessere animale.

Da dieci anni, ormai, tre divieti pesano sul mondo della ricerca scientifica italiana. Divieti che non sembrano avere ragioni scientifiche, né etiche, e che la scorsa settimana avrebbero potuto essere definitivamente eliminati. Ma così non è stato: alla vigilia della votazione dell’emendamento, inserito del decreto Salva infrazioni, che ne avrebbe determinato l’abolizione, l’emendamento stesso è stato ritirato. La ragione?