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Cattive nuove sull'inquinamento atmosferico

Crediti: Pixabay/Pexels. Licenza: CC0 license

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Fino a pochi mesi fa, le due maggiore fonti di informazioni attendibili sul numero di morti premature ed evitabili associate all’inquinamento dell’aria fornivano dati globali sostanzialmente concordanti. Sia l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che il grande progetto di valutazione comparativa di vari fattori di rischio, noto come Global Burden of Disease (GBD) e finanziato indipendentemente dalla Fondazione di Bill e Melinda Gates, citavano un numero annuale di morti di poco superiore a 4 milioni nel mondo, per quanto riguarda l’inquinamento dell’ambiente esterno (outdoor) da particolato. Naturalmente il numero di decessi aumenta se si considerano anche le circa 3 milioni di morti evitabili dovute all’inquinamento delle abitazioni causato dall’impiego di combustibili fossili (household o indoor air pollution), un fenomeno che interessa prevalentemente i grandi Paesi in forte sviluppo come Cina, India e Tailandia.

Queste stime già drammatiche per la salute dell’uomo sono state recentemente rivoluzionate in peggio da uno studio condotto da un gruppo di epidemiologi di otto Paesi (Canada, USA, Olanda, Cina, Spagna, Regno Unito, Austria e Italia, rappresentata da Francesco Forastiere e Giulia Cesaroni del Dipartimento di Epidemiologia del Lazio) e guidato da Richard Burnett, professore associato alla School of Epidemiology and Public Health di Ottawa. Essi hanno dimostrato che la mortalità globale annuale ed evitabile legata all’inquinamento dell’aria dalle sole polveri sottili PM2.5 è più del doppio di quella precedentemente calcolata: quasi 9 milioni di morti!

Calcolare l'impatto dell'inquinamento

Perché questi dati sono più attendibili? Burnett e i suoi collaboratori hanno usato per la valutazione degli effetti dell’esposizione al PM2.5 e quindi per l’attribuzione delle morti evitabili nel mondo un nuovo modello chiamato GEMM (acronimo di Global Exposure Mortality Model), che è più accurato e attendibile del modello IER (Integrated Exposure Response), impiegato sia dall’OMS che da GBD per calcolare l’impatto sulla mortalità dell’inquinamento da particolato. Il GEMM è stato derivato dai dati più globali e numerosi ottenuti da un’analisi del rapporto dose di PM2.5 -risposta basata su ampie e attendibili coorti studiate da 15 gruppi di ricerca, che comprendevano anche la Cina e che avevano il sostanziale vantaggio di evitare alcune distorsioni del modello IER, basato anche su inquinanti dell’ambiente diversi dal particolato fine, come il fumo attivo e passivo nonché quelli derivanti dall’uso di combustibili fossili per cucinare e riscaldare le case.

Nella pubblicazione gli epidemiologi dimostrano anche le morti da inquinamento outdoor PM2.5 calcolate secondo il GEMM sono superiori in numero a quelle calcolate sommando come cause di mortalità la cardiopatia ischemica, l’ictus, la broncopatia cronica ostruttiva, le broncopolmoniti e i tumori del polmone: la chiara implicazione è che altre malattie sono causate dalle polveri sottili, oltre a quelle ben note cardiorespiratorie e ai tumori!

E in Europa?

Se queste sono le vere dimensioni dell’effetto del particolato sulla mortalità globale prodotte dallo studio di Burnett e collaboratori, quali sono, applicando il GEMM, i numeri per l’Europa intera e per i 28 Paesi che fanno parte dell’Unione Europea? A questa domanda ha risposto uno studio accettato dalla rivista European Heart Journal (2019) da ricercatori guidati da Thomas Münzel. I numeri da loro calcolati sono ben 790.000 morti annuali per tutto il continente e 659.00 per Eu-28. Come per lo studio globale di Burnett, questi dati europei raddoppiano i dati del GBD, e dimostrerebbero che l’inquinamento ambientale riduce in media l’aspettativa di vita di 2.2 anni in Europa, con un tasso di mortalità annua attribuibile di 133 casi/anno per 100.000 abitanti.

E in Italia? Secondo il nuovo studio, le morti totali evitabili sono 81.000 all’anno, che normalizzate per la popolazione sono 136 per 100.000 abitanti, meno che in Germania (154) e Polonia (151), ma ben più che in Francia (105) e Regno Unito (98). Nel complesso, questi nuovi e più attendibili dati dovuti allo sviluppo del modello GEMM danno forte sostegno alle iniziative dell’European Court of Auditors, che si occupa istituzionalmente di implementare le raccomandazioni prodotte dall’Unione Europea, e che nel 2018 ha denunciato come i cittadini del continente siano protetti in maniera del tutto inadeguata dai danni dell’aria inquinata. Secondo gli auditors, sostituire i combustibili fossili con fonti di energia pulite e rinnovabili secondo l’accordo di Parigi sul clima, ridurrebbe del 55% le morti attribuibili dall’inquinamento in Europa. Il loro rapporto conclude lapidariamente: 

European citizens still breath harmful air, mainly due to weak legislation and poor policy implementation

Infatti lo studio di Münzel e dei suoi colleghi dimostra una volta di più che i limiti di inquinanti stabiliti dall’Unione Europea sono troppo permissivi per la tutela della salute, e ben lontani da quelli raccomandati dall’OMS anche tra i paesi Europei meno inquinati (tra cui non si annovera certamente l’Italia).

Nota

Pier Mannuccio Mannucci coordinerà la terza edizione del Seminario internazionale "RespiraMI. L'inquinamento atmosferico e la nostra salute". Dal 24 al 26 gennaio 2019 - presso la Fondazione Umanitaria, Salone degli Affreschi, Via San Barnaba, 48 - 20122 Milano. Qui il programma.

 


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