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La natura si fa immagine. La scienza visuale di Alexander von Humboldt

Un'immagine dal "Recueil d’observations de zoologie et d’anatomie comparée". Crediti: Internet Archive Book Images/Flickr

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Il Darwin Day del Museo civico di storia naturale di Milano (12-13 febbraio 2019; la diretta su www.scienzainrete.it) è dedicato quest’anno a un tema quanto mai affascinante e di cui in generale si parla troppo poco: il ruolo centrale e multiforme giocato dalle immagini nel processo di conoscenza della natura. Lo sanno bene i colleghi inglesi del Natural History Museum di Londra che qualche anno fa a questi temi hanno dedicato una suggestiva e stimolante galleria permanente, dal titolo inequivocabile di Images of Nature, per fare riflettere i visitatori sui diversi usi e significati della rappresentazione, dal disegno alla fotografia, come strumento di conoscenza ed esplorazione del mondo naturale, al confine tra arte e scienza.

Se si guarda alla storia della scienza, tra le figure che più hanno utilizzato le immagini nella propria opera scientifica vi è il naturalista, esploratore e geografo Alexander von Humboldt (1769-1859), di cui quest’anno ricorrono i 250 anni dalla nascita. Nato a Berlino in una famiglia aristocratica prussiana, per i suoi contemporanei fu “l’uomo più famoso al mondo dopo Napoleone”. Anche se in pochi oggi si ricordano di lui, Humboldt ha influenzato generazioni di naturalisti, tra cui il giovane Charles Darwin e lo zoologo tedesco Ernst Haeckel, plasmando in profondità la nostra moderna idea di natura e ambientalismo.

Tra il 1799 e il 1804 egli fu protagonista di uno straordinario viaggio in Sud America in compagnia dell’amico e botanico francese Aimé Bonpland – dalle coste del Venezuela alle rive del Rio delle Amazzoni, dal Perù al Messico, da Cuba all’Ecuador. Su imbarcazioni di fortuna, a cavallo di un mulo o a piedi, il naturalista prussiano risalì l’Orinoco, si addentrò nella lussureggiante foresta pluviale, scalò quella che all’epoca era considerata la montagna più alta del mondo, il Chimborazo, un vulcano inattivo della catena delle Ande, alto quasi 6500 metri. Il suo avventuroso viaggio si concluse negli Stati Uniti del presidente Thomas Jefferson, che Humboldt incontrò nel 1804 in una Casa Bianca ancora in costruzione. In viaggio, Humboldt disegnava, annotava, mappava e misurava il paesaggio intorno a lui: l’altitudine, l’umidità, la temperatura e perfino l’intensità dell’azzurro del cielo.

Oggi, i taccuini di questo straordinario viaggio sono conservati presso la Staatsbibliothek di Berlino, che li ha digitalizzati e messi a disposizione on-line sul suo portale. Già in questo materiale, che registra in presa diretta le esperienze e le puntuali osservazioni di Humboldt, tra un fitto flusso di parole in tedesco e francese e macchie di inchiostro, emergono anche numerosi disegni, dalla vetta del vulcano Cotopaxi alla sagoma di profilo di una scimmia dell’Orinoco.

Tornato in Europa e stabilitosi per un periodo a Parigi, Humboldt iniziò a lavorare al monumentale progetto editoriale di oltre una trentina di volumi del "Voyage aux régions équinoxiales du Nouveau Continent". Quest’opera ambiziosa fu portata a termine in un ampio arco temporale grazie a una fucina creativa condivisa a cui presero parte alcuni dei più noti artisti e incisori dell’epoca: dalle tavole pittoresche delle "Vues des Cordillères, et monumens des peuples indigènes de l’Amérique" a quelle a tema zoologico della "Recueil d’observations de zoologie et d’anatomie comparée", dalle tavole botaniche delle "Plantes équinoxiales" e dei "Nova genera et species plantarum" alle carte geografiche dei due "Atlas géographique et physique du royaume de la Nouvelle-Espagne" e "Atlas géographique et physique des régions équinoxiales du Nouveau Continent".

Le mappe, i diagrammi, i paesaggi con vulcani, resti archeologici e scorci naturali, le illustrazioni naturalistiche di animali e piante che erano scaturite da quel leggendario viaggio in Sud America erano parti integranti del suo metodo per conoscere la natura. Le sue opere a stampa prive di immagini si possono contare sulle dita di una mano, e tra queste rientra uno dei lavori più noti e di successo di Humboldt: i "Quadri della natura", una sorta di compendio del viaggio, recentemente ristampati da Codice Edizioni e destinati a diventare un modello per la letteratura naturalistica popolare successiva.

Complessivamente, infatti, la produzione iconografica di Humboldt è impressionante, a testimonianza della centralità che la visione e la rappresentazione hanno rivestito nel suo approccio alla conoscenza della natura, aspetti che fanno di lui lo scienziato visuale per eccellenza e che ci rimandano a una dimensione fondamentale della conoscenza scientifica.

 

 


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