fbpx Nessuna frode scientifica | Scienza in rete

Nessuna frode scientifica

Scienza a giudizio--
Tempo di lettura: 3 mins

Negli scorsi giorni una serie di articoli ha riferito della richiesta di archiviazione delle indagini condotte dalla Procura di Milano in merito a presunte frodi scientifiche che hanno coinvolto, fra gli altri, gli oncologi Pier Giuseppe Pelicci e Pier Paolo Di Fiore. Riportiamo qui sotto la loro dichiarazione affidata a Scienza in rete.

Nel gennaio 2016 abbiamo ricevuto un’informazione di garanzia dalla Procura di Milano per alcune ipotesi investigative concernenti possibili condotte di falsificazione di dati in ambito scientifico. Dieci giorni fa circa abbiamo letto su una testata nazionale che i Pubblici Ministeri titolari dell’indagine hanno richiesto, al Giudice delle Indagini Preliminari (GIP), la completa archiviazione dell’inchiesta. Nelle motivazioni, riportate dai media, i PM affermano che avrebbero sostanzialmente “accertato” quella che loro definiscono una “frode scientifica” ma che non esisterebbe in Italia una legge che consenta di perseguire questo tipo di illeciti.

Sentiamo obbligo e bisogno di rigettare con fermezza le accuse di frode scientifica e di asserire la nostra totale integrità scientifica e morale di fronte alla comunità scientifica e al pubblico. Le accuse a nostro carico si riferiscono a presunte manipolazioni fraudolente di immagini scientifiche (principalmente presunte duplicazioni di immagini durante l’assemblaggio delle figure poi pubblicate). Abbiamo prodotto un ampio dossier di materiale documentativo, compresi i dati originali disponibili dai quali sono state tratte le immagini contestate, con il quale siamo pronti a ribadire la totale assenza di comportamenti in alcun modo riferibili alla frode scientifica.

È ovvio che la difesa dalle accuse deve essere individuale, e individualmente sosterremo le nostre ragioni dinanzi al GIP e, successivamente, a conclusione del procedimento, dinanzi alla comunità scientifica, con una dettagliata disamina di ogni singola contestazione, nel suo contenuto tecnico e nel contesto scientifico di ogni singola pubblicazione, sulla base delle consistenti e inequivocabili evidenze già presentate alla Procura della Repubblica.

Nel rispetto dell’attività del GIP, non interverremo nel dibattito in corso su alcuni media e social, nel quale si stanno celebrando processi, condanne, assoluzioni e addirittura “istruendo” nuove indagini che hanno come oggetto la ricerca oncologica Italiana nel suo insieme. La “ricerca” non può essere messa sotto accusa come entità astratta. Dovrebbero essere in prima battuta le Università o le Istituzioni scientifiche a valutare i comportamenti individuali e, se del caso, ad adottare adeguati provvedimenti. La ricerca oncologica italiana è sana e sono sani i suoi meccanismi di finanziamento che da oltre 50 anni si basano su un modello di interazione di pubblico e privato che altri Paesi ci invidiano e che ha prodotto risultati ben al di là degli investimenti. Tutto ciò è dovuto ai singoli ricercatori e a una intera comunità scientifica.

Pier Giuseppe Pelicci, Pier Paolo Di Fiore
IEO, Istituto Europeo di Oncologia
Università degli Studi di Milano

 


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Di latticini, biotecnologie e latte sintetico

La produzione di formaggio è tradizionalmente legata all’allevamento bovino, ma l’uso di batteri geneticamente modificati per produrre caglio ha ridotto in modo significativo la necessità di sacrificare vitelli. Le mucche, però, devono comunque essere ingravidate per la produzione di latte, con conseguente nascita dei vitelli: come si può ovviare? Una risposta è il latte "sintetico" (non propriamente coltivato), che, al di là dei vantaggi etici, ha anche un minor costo ambientale.

Per fare il formaggio ci vuole il latte (e il caglio). Per fare sia il latte che il caglio servono le vacche (e i vitelli). Cioè ci vuole una vitella di razza lattifera, allevata fino a raggiungere l’età riproduttiva, inseminata artificialmente appena possibile con il seme di un toro selezionato e successivamente “forzata”, cioè con periodi brevissimi tra una gravidanza e la successiva e tra una lattazione e l’altra, in modo da produrre più latte possibile per il maggior tempo possibile nell’arco dell’anno.