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Eliminare la polio, una sfida quasi vinta

La scorsa settimana, l’Organizzazione mondiale della sanità ha annunciato che una commissione di esperti indipendenti ha sancito l’eradicazione anche del ceppo 3 del virus della poliomielite. Ora resta da eliminare il ceppo 1, il più aggressivo. Casi di polio sono presenti ancora a cavallo fra Pakistan e Afghanistan, dove lo stato di guerra cronica rende difficile una vaccinazione di massa. Mentre in quasi tutti i paesi una volta ottenuta l'eliminazione della malattia con vaccino orale Sabin si è passati al più sicuro vaccino iniettabile Salk, questo non è ancora possibile in alcune aree. La speranza è di riuscirci entro il 2025. Nell'immagine: un'avviso di quarantena statunitense dei primi anni del '900. Crediti: Wikimedia Commons. Licenza: dominio pubblico

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Il 24 ottobre scorso, nella giornata mondiale della polio, l’Organizzazione mondiale della sanità ha annunciato che una commissione di esperti indipendenti ha sancito l’eradicazione anche del secondo virus veicolo della poliomielite, il numero 3 (Wild Polio Virus 3 WPV3). Si tratta di un risultato importante sulla strada dell’eradicazione completa della malattia, risultato che l’Oms insegue da anni e che per la sua intrinseca difficoltà ha costretto l’agenzia delle Nazioni Unite a rinviare il traguardo in più di un’occasione.

Fino ad oggi, infatti, l’unica malattia scomparsa dalla faccia della terra grazie alla vaccinazione è il vaiolo, il cui ultimo caso conosciuto al mondo è stato diagnosticato nel 1977 in Somalia. Nel 1980 l’Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato ufficialmente eradicata questa malattia, con tutto il suo corteo di morti e sofferenze. E si è messa subito all’inseguimento del traguardo successivo: l’eliminazione della poliomielite.

Obiettivo eradicazione

Nei Paesi industrializzati, prima dell’introduzione delle campagne di vaccinazione negli anni Sessanta, le epidemie di poliomielite colpivano migliaia di bambini ogni anno. La vaccinazione di massa ha portato una progressiva diminuzione della malattia fino alla sua quasi scomparsa. Quasi. Per cui nel 1988, la quarantunesima Assemblea mondiale della sanità ha approvato una risoluzione per l'eradicazione mondiale della poliomielite che ha segnato il lancio della Global Polio Eradication Initiative (Gpei).

Da allora, via via diverse aree del mondo sono state certificate polio-free: nel 1994 la Regione Oms delle Americhe, nel 2000 la Regione Oms del Pacifico occidentale e nel giugno 2002 la Regione europea dell'Oms. Il 27 marzo 2014, è stata la volta della Regione Oms del Sud-Est Asiatico. (L’Italia è polio-free già dal 1982 e la copertura vaccinale supera il 95%, tale da lasciarci relativamente sicuri). 

Due su tre non bastano

La poliomielite viaggia con tre ceppi virali (1, 2 e 3), quindi per poter certificare la scomparsa della malattia, come è avvenuto con il vaiolo, occorre che tutti e tre i ceppi siano debellati. Il numero 2 è stato eradicato dal globo ormai da quattro anni e adesso siamo all’eliminazione del ceppo numero 3, un virus aggressivo e pericoloso. L’ultimo caso di polio da ceppo 3 è stato in Nigeria nel 2012, e questo ha consentito all’équipe di esperti Oms di dichiararlo eradicato dal pianeta.

L’obiettivo finale rimane a questo punto l’eliminazione del ceppo 1, la speranza è di arrivarci entro il 2025. Dei tre, il tipo 1 è il virus più aggressivo e anche più pericoloso. La poliomielite è un’infezione intestinale asintomatica nella stragrande maggioranza dei casi e soltanto in un infetto su 200 il ceppo 1 del virus passa la barriera ematoencefalica e attacca il midollo spinale provocando le paralisi. Il ceppo 1 persiste ancora al confine tra Afghanistan e Pakistan, anche se ormai con poche decine di casi all’anno.

Quello che manca è la pace

Le zone dove ancora persistono focolai sono zone di guerra in cui è molto difficile offrire una vaccinazione, ed è difficile per la popolazione accettarle. Negli ultimi cinque anni sono stati uccise almeno 16 persone che facevano parte delle squadre che effettuavano le vaccinazioni. Eliminare il virus significa che un domani potremo eliminare anche la vaccinazione: un vantaggio sociale ed economico importantissimo. Ma per poter raggiungere questo risultato è indispensabile che del virus non rimangano più tracce libere.

Nel 2002 ho avuto l’onore di sottoscrivere la certificazione di “Europa polio-free”, ma purtroppo questo non è ancora sufficiente per interrompere la vaccinazione: fino a quando esiste un solo virus sulla faccia della Terra dobbiamo disporre delle vaccinazioni.

Tre ceppi virali, due vaccini

Tra i fattori che spiegano la difficoltà di arrivare all’eradicazione completa della malattia c’è il fatto che la vaccinazione antipolio si avvale di due diversi vaccini, con due diverse modalità di somministrazione: uno orale con virus vivi attenuati (Sabin) e uno iniettivo con virus ucciso (Salk).

Il vaccino Sabin ha il grande vantaggio di venir diffuso nell’ambiente dal vaccinato, che lo emette, vivo, con le feci per due-tre settimane dopo la somministrazione. Questo processo favorisce il richiamo naturale della risposta immunitaria, contribuendo a costruire una robusta barriera antivirus: una strategia che ha permesso l’eliminazione della malattia in buona parte del mondo. Purtroppo in rarissimi casi (uno su cinquecentomila prime dosi) il virus vaccinico Sabin subisce una mutazione che gli consente di tornare a essere aggressivo e paralizzante. Quindi, di nuovo pericoloso. Per questo i Paesi che hanno completato l’eliminazione con vaccino Sabin hanno scelto di passare all’uso del solo vaccino iniettabile Salk per il mantenimento dell’immunità.

Questa scelta, tuttavia, non è stata possibile in tutto il mondo: nelle aree meno sviluppate si usa ancora il vaccino Sabin, per la sua efficacia ambientale e per motivi logistici ed economici. In quelle aree del pianeta, che, come l’Africa, registrano una copertura vaccinale ancora molto bassa, in alcuni paesi inferiore al 50%, la possibilità di mutazione del virus vaccinico Sabin è elevata, per cui oggi assistiamo al paradosso di avere più casi di poliomielite da virus vaccinico Sabin che da virus selvaggio.

Si tratta comunque di poche decine di casi all’anno e l’aumento della copertura vaccinale, grazie alle vaccinazioni di massa, si conferma come l’unica arma davvero efficace per scongiurare il protrarsi del rischio di contagio.

 

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