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Ecco perchè nell'economia mondiale è successo il patatrac

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Qual è la notizia di maggior interesse pubblico che ha “aggredito” l’opinione pubblica nell’ultimo anno? Ma, ovviamente, la crisi economica mondiale, che è entrata nelle tasche di (quasi) tutti e ha frugato nei portafogli con grinta e prepotenza. Siete sicuri di avere capito tutto? Sapete che cosa sono i “derivati”? Sapete che cosa dicono gli economisti e perché non avevano previsto nulla, Nobel inclusi? Sapete che cosa hanno veramente fatto gli ipertruffatori (quelli scoperti, perché chissà quanti l’hanno fatta franca)? E sapete chi sono e come hanno fatto a guadagnarci su i manager di cui tanto si parla come delle peggiori sanguisughe del mercato contemporaneo? Eccetera. La maggior parte di noi ha seguito, attonita, il cataclisma delle notizie che svuotavano i conti in banca, dei mutui che si trasfomavano in trappole mortali per la povera gente che pensava di avere una casa, dell’aumento dei prezzi e così via senza capire “Perché” e senza saper valutare “Fino a quando”.

Ed ecco che Roberto Vacca, informato e lungimirante come sempre, si rende conto del fato che noi comuni mortali non siamo in grado di capire. E provvede, con questo libro chiarissimo come i suoi migliori. Perché Roberto è curioso e ha naso come un cane da tartufi; sicché le vicende dei sistemi complessi (e quale più di questo? Più del mondo dei debiti, dei soldi che saltano da una cassaforte a un’altra, dei capi delle banche e dei loromalcapitati clienti?) lo attraggono irresistibilmente e più la situazione è confusa, più lui si caccia nel torbido limaccioso della sofferna economica. Patatrac! È un bel titolo, azzeccato e minaccioso come pochi; e ci riguarda (quasi) tutti.

E’ mai possibile che in tempi, come quelli di guerra, in cui i beni materiali sono polverizzati senza riguardi o esitazioni, l’umanità riesca poi a cvarci le game e a ricostruire in fretta; e invece in tempi di florido sviluppo le cose improvvisamente si mettano al peggio con una speciale modalità di peggioramento, quella dell’apparente lentezza e possibile irreversibilità “locale”? Perché potrebbe benissimo essere che mentre noi, vecchi paesi ormai malavitosi, ne usciamo male e nuovi paesi, emergenti, compiano una invasione del mercato senza precedenti. I cinesi, gli indiani sono sotto gli occhi di tutti. Loro, sono abituati alla povertà, e la ripresa, anche a piccoli passi, è una manna provvidenziale. Non hanno le banche onnivore e senza pietà che abbiamo noi; lo scontro tra politici e manager non è incerto come da noi. Hanno persino buone idee che giovano alla solidarietà; e mentre da noi i soldi evaporavano e i prezzi salivano alle stelle, Mohammad Yunus attivava il microcredito mostrando che il denaro può produrre un’eua stabilità sociale. Difficile riassumere questo libro: leggetelo, non vi deluderà (mi riferisco a capire meglio i fatti, dalla crisi del ’29 alla legge Bush sui mutui dell’82; sono peggio i banchieri americani o quelli inglesi? E noi italiani, abbiamo veramente dei furbetti salvadanaio che ci proteggono?). Penso che Roberto Vacca si meriti almeno un ringraziamento: almeno da me che, fino a pochi giorni fa non sapevo che cosa fossero i CDS e i SIV, e ora lo ho capito – ma vi lascio la curiosità, come si fa per gli assassini nei libri gialli.


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Di latticini, biotecnologie e latte sintetico

La produzione di formaggio è tradizionalmente legata all’allevamento bovino, ma l’uso di batteri geneticamente modificati per produrre caglio ha ridotto in modo significativo la necessità di sacrificare vitelli. Le mucche, però, devono comunque essere ingravidate per la produzione di latte, con conseguente nascita dei vitelli: come si può ovviare? Una risposta è il latte "sintetico" (non propriamente coltivato), che, al di là dei vantaggi etici, ha anche un minor costo ambientale.

Per fare il formaggio ci vuole il latte (e il caglio). Per fare sia il latte che il caglio servono le vacche (e i vitelli). Cioè ci vuole una vitella di razza lattifera, allevata fino a raggiungere l’età riproduttiva, inseminata artificialmente appena possibile con il seme di un toro selezionato e successivamente “forzata”, cioè con periodi brevissimi tra una gravidanza e la successiva e tra una lattazione e l’altra, in modo da produrre più latte possibile per il maggior tempo possibile nell’arco dell’anno.