fbpx Crisi climatica e salute dell’uomo: una mela al giorno non basta più | Scienza in rete

Lancet countdown: prognosi riservata per clima e salute globale

Primary tabs

Dopo il recente appello degli 11.000 scienziati dell’Alliance of World Scientists, che forniscono 6 indicatori (o segni vitali) per consentire a tutti di ‘leggere’ e migliorare la salute delle risorse del pianeta, ora è il turno del Lancet Countdown, con l’aggiornamento annuale di 41 indicatori degli effetti dei cambiamenti climatici sulla nostra salute. Dal Regno Unito all’Austria, dagli USA alla Cina, i suggerimenti vengono dai ricercatori di trentacinque istituti scientifici nel mondo, università, agenzie di ricerca delle Nazioni Unite, Organizzazione Mondiale di Sanità. Nell'immagine, Harold Lloyd in “Safety Last”, 1923.

Tempo di lettura: 15 mins

Sono climatologi, geografi, ingegneri, esperti di energia, alimentazione e trasporti, economisti, studiosi delle scienze sociali e politiche, esperti di salute pubblica e medici. Si chiama Lancet Countdown la squadra di centoventi ricercatori da ogni continente che dal 2015 monitora la febbre del pianeta, le sue conseguenze sulla salute umana e lo stato di avanzamento delle cure possibili. Lancet Countdown 2019 report fornisce l’aggiornamento annuale di 41 indicatori degli effetti dei cambiamenti climatici sulla nostra salute (Tabella 1).

Gli indicatori del Lancet Countdown sono organizzati in cinque temi, a comporre insieme una strategia. Si parla degli attuali impatti del cambiamento climatico sulla salute umana (‘come siamo messi?’), delle soluzioni da realizzare per ridurli (‘come limitiamo i danni?’), e di quelle per mitigarne le cause (‘come risolviamo il problema?’).

A seguire, gli autori rispondono quindi a due importanti domande. Una riguarda il ‘carburante’ di questa strategia: ‘quanto ci costano i danni?’ e ‘quanto ci costano le soluzioni?’. L’ultima domanda riguarda invece il motore vero e proprio della risposta al problema, e quindi l’efficacia della partecipazione di comunità e politici. ‘Chi sale sulla barca?’. 

Tabella 1. Gli indicatori di Lancet Countdown
Impatti, esposizione e vulnerabilità al cambiamento climatico 
1.1: Salute e aumento della temperatura
1.1.1: vulnerabilità agli estremi di calore
1.1.2: salute ed esposizione al riscaldamento
1.1.3: esposizione di popolazioni vulnerabili alle ondate di calore
1.1.4: variazioni della capacità lavorativa
1.2: Salute ed eventi meteorologici estremi
1.2.1: incendi
1.2.2: alluvioni e siccità
1.2.3: letalità dei disastri associati a eventi meteorologici
1.3: Trend della salute globale per le patologie sensibili al clima
1.4: Patologie infettive sensibili al clima
1.4.1: idoneità del clima nella trasmissione di patologie infettive
1.4.2: vulnerabilità a malattie trasmesse da zanzare
1.5: Sicurezza alimentare e malnutrizione
1.5.1: sicurezza del cibo di origine terrestre e malnutrizione
1.5.2: sicurezza del cibo di origine marina e malnutrizione
Adattamento, pianificazione e resilienza per la salute
2.1: Pianificazione e valutazione dell'adattamento
2.1.1: piani nazionali di adattamento per la salute
2.1.2: valutazioni a livello nazionale degli impatti del cambiamento climatico, della vulnerabilità e dell'adattamento per la salute
2.1.3: valutazioni del rischio di cambiamento climatico a livello urbano
2.2: Servizi di informazione climatica per la salute
2.3: Impegno e implementazione per l'adattamento
2.3.1: individuazione, prontezza e risposta alle emergenze sanitarie
2.3.2: aria condizionata—benefici e danni
2.4: Spesa di adattamento per la salute e per le attività associate alla salute
Azioni di mitigazione e co-benefici per la salute
3.1: Sistema energetico e salute
3.1.1: intensità del carbonio del sistema energetico
3.1.2: graduale eliminazione del carbone
3.1.3: elettricità a basse emissioni di carbonio
3.2: Accesso e utilizzo di energia pulita
3.3: inquinamento atmosferico, energia, e trasporti
3.3.1: esposizione all'inquinamento atmosferico nelle città
3.3.2: mortalità prematura a causa dell'inquinamento atmosferico per settore
3.4: Trasporto sostenibile e salutare
3.5: Alimentazione, agricoltura, e salute
3.6: Mitigazione nel settore sanitario
Economia e finanza
4.1: Perdite economiche dovute agli eventi estremi associati al clima
4.2: Costi economici dell'inquinamento atmosferico
4.3: Investimenti in un'economia a basse emissioni di carbonio
4.3.1: investimento nella nuova capacità del carbone
4.3.2: investimenti nell'energia a basse emissioni di carbonio e nell'efficienza energetica
4.3.3: posti di occupazione nell'industria a basse e ad alte emissioni di carbonio
4.3.4: disinvestimento dai combustibili fossili
4.4: Definizione del prezzo delle emissioni di gas serra da combustibili fossili
4.4.1: sussidi ai combustibili fossili
4.4.2: copertura e potenzialità del prezzo del carbonio
4.4.3: utilizzo dei proventi del prezzo del carbonio
Coinvolgimento del pubblico e dei politici
5.1: Copertura dei media sulla salute e sul cambiamento climatico
5.2: Coinvolgimento individuale sulla salute e sul cambiamento climatico
5.3: Coinvolgimento sulla salute e sul cambiamento climatico nell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite
5.4: Coinvolgimento sulla salute e sul cambiamento climatico nel settore imprenditoriale

 

Come siamo messi: clima e impatti sulla salute 

Potremmo stare meglio. Secondo gli indicatori del report 2019, la nostra vita sul pianeta sta seguendo ancora la via del business as usual. Come se niente fosse. Stando ai dati, al crescente consumo dei combustibili fossili si accompagna quindi la crescita dei costi per la salute umana.

Sul piano dell’alimentazione, il generale calo del potenziale di resa delle maggiori colture costituisce una minaccia per la sicurezza alimentare. In particolare, la significativa riduzione dagli anni Sessanta nella resa di mais, frumento e soia, contestuale all’incremento della temperatura, richiederà sforzi aggiuntivi e sfidanti per raggiungere l’obiettivo delle Nazioni Unite di sconfiggere la fame nel mondo entro il 2030 (indicatore 1.5.1)1. Dal punto di vista sanitario la diffusione di alcuni patogeni è aumentata. Febbre dengue, malaria e Vibrio cholerae ne sono i primi esempi (indicatore 1.4.1).

Aumentato è poi il rischio da esposizione a eventi estremi, incendi e ondate di calore. Per quanto riguarda gli eventi meteorologici estremi, si evidenziano trend significativi di aumento negli estremi di pioggia e siccità in diverse aree geografiche a livello globale (indicatore 1.2.2)2,3. I maggior incrementi negli eventi di precipitazioni estreme riguardano il sud dell’America e il sud-est asiatico. Per gli incendi, abbiamo un aumento nei giorni di esposizione della popolazione nel 77% dei paesi dal 2001-2014 al 2015-2018 (indicatore 1.2.1)4. A risentirne sono soprattutto l’India e la Cina (Figura 1). L’aumento è significativo anche per le ondate di calore, per le quali si calcolano oltre 220 milioni di nuove esposizioni nel 2018 rispetto al periodo 1986-2005 (indicatore 1.1.3) (Figura 2)5.

Figura 1 La mappa mostra il numero medio annuale di giorni in cui la popolazione è stata esposta a incendi nell’anno 2018. The Lancet 2019 394, 1836-1878 DOI: (10.1016/S0140-6736(19)32596-6) Copyright © 2019 Elsevier Ltd

Figura 2 Variazione del numero di esposizioni a ondate di calore in soggetti di età pari o superiore a 65 anni, rispetto al numero medio di eventi del periodo 1986-2005. The Lancet 2019 394, 1836-1878DOI: (10.1016/S0140-6736(19)32596-6) Copyright © 2019 Elsevier Ltd

L’inquinamento atmosferico, guidato dai combustibili fossili e aggravato dal cambiamento climatico, provoca milioni di decessi ogni anno. Per il PM2.5, che proviene dalle stesse fonti di emissione dei gas serra e costituisce il primo fattore di rischio ambientale per morte prematura, l’83% delle città nelle regione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità superano attualmente i livelli di concentrazione raccomandati (indicatore 3.3.1).

Dagli eventi estremi alle malattie infettive, dalle ondate di calore all’inquinamento dell’aria, tutti questi effetti ricadono su una popolazione mondiale sempre più anziana, e quindi più fragile e vulnerabile6. Altri impatti importanti, più difficili da quantificare, riguardano l’aumento delle migrazioni, della povertà, dei conflitti violenti e dell’incidenza di patologie mentali, nelle persone di qualsiasi età e nazionalità7. Infine, per effetto del riscaldamento, si registra anche una significativa riduzione della capacità lavorativa, che nel 2018 ha visto una perdita di 133.6 miliardi di potenziali ore di lavoro a livello globale (indicatore 1.1.4) (Figura 3).

Figura 3 Potenziale perdita di lavoro annuale a tempo pieno all’ombra (A) oppure esposti al sole (B), sulla base della percentuale di lavoratori nel settore agricolo (400 W), industriale (300 W), e terziario  (200 W). W: Watts. The Lancet 2019 394, 1836-1878DOI: (10.1016/S0140-6736(19)32596-6) Copyright © 2019 Elsevier Ltd

Come affermano gli autori del report,

The life of every child born today will be profoundly affected by climate change. Without accelerated intervention, this new era will come to define the health of people at every stage of their lives

Cosa stiamo facendo: i piani nazionali di adattamento al cambiamento climatico

Fortunatamente, in diversi paesi del mondo si inizia a intravedere una prima risposta al problema. Le rinnovabili contribuiscono per il 45% alla crescita della capacità di produzione energetica globale e, al 2016, un terzo dell’energia elettrica prodotta è a basse emissioni di carbonio (indicatore 3.1.3). Secondo i dati del biennio 2015-2016, anche l’uso dei veicoli elettrici è in aumento (+20.6%).

I nostri paesi, città e sistemi sanitari stanno diventando più resilienti, grazie alla crescente adozione di piani nazionali di adattamento per la salute e il cambiamento climatico (indicatori 2.1.2 e 2.1.3)8. La spesa di adattamento per la salute è in aumento9, supportata dai proventi dei meccanismi di carbon pricing, che hanno consentito di raccogliere 43 miliardi di dollari di fondi tra il 2017 e il 2018 (indicatori 4.4.2 e 4.4.3). Per finire, un’altra risposta interessante in tema di salute e cambiamenti climatici riguarda il crescente coinvolgimento del pubblico e dei politici, così come il contributo all’informazione da parte dei media.

Parrebbe, a prima vista, un buon inizio di transizione. In realtà, questi risultati sono ancora insufficienti. Secondo gli indici del Lancet Countdown report, gli effetti del riscaldamento globale si stanno verificando a una velocità ben superiore a quella a cui i nostri governi sembrano effettivamente disposti a reagire.

Cosa non stiamo facendo: scarso impegno nella riduzone dei combustibili fossili

Il ‘misero’ impegno per la transizione, comparato all’evoluzione degli effetti del cambiamento climatico, si colloca in un panorama di continuo aumento sia delle emissioni di gas serra sia degli investimenti nel fossile. A fronte della necessità di ridurre le emissioni da combustibili fossili del 7.4% all’anno, queste risultano piuttosto cresciute, dal 2016 al 2018, del 2.6%. Nello stesso periodo, guidato da alcuni paesi asiatici, Cina in primis, si registra anche un lieve incremento nell’impiego del carbone come fonte di energia primaria (+1.7%).

Nonostante alcuni miglioramenti con l’impiego di biocarburanti ed elettricità, i combustibili fossili restano ancora i protagonisti nel settore dei trasporti. Per gli allevamenti e le colture, le rispettive emissioni sono aumentate del 14% e 10% dal 2000-2016, con oltre il 93% delle emissioni da allevamenti attribuite ai ruminanti.

Come se non bastasse, in tema di salute, il settore sanitario risulta esso stesso responsabile del 4.6% delle emissioni globali, con un valore in generale aumento. Medesimo fenomeno ‘paradossale’ si evidenzia per l’utilizzo dell’aria condizionata (indicatore 2.3.2), che è al contempo strumento utile per l’adattamento al caldo estremo, e fonte di emissioni dannose per il clima e per la qualità dell’aria.

Per quanto concerne i piani di valutazione degli impatti sulla salute, il crescente interesse dei paesi a questi strumenti stenta a tradursi in un’efficace e strategica allocazione delle risorse umane e finanziarie10. Infine, nonostante la progressiva partecipazione del pubblico e dei politici (indicatori 5.1, 5.2 e 5.3), in questo le imprese sembrano restare indietro (indicatore 5.4), incluse quelle nel settore della salute.

È quanto risulta dall’analisi della piattaforma UN Global Compact (UNGC), sulla base della quale solamente il 15% delle aziende riconosce un collegamento tra salute e clima. Per quanto riguarda il pubblico, a mancare è la necessaria continuità dell’informazione da parte dei media, i cui interventi sono ancora perlopiù episodici e associati a momenti chiave della governance climatica globale, come nel caso delle Conferenze delle Parti della Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC COP) (indicatore 5.1). Inoltre, il legame tra salute umana e cambiamenti climatici risulta essere trascurato tanto dai media quanto dal mondo politico.

Quanto ci costa: la mancata mitigazione costa 4 trilioni di dollari

Stando alle proiezioni economiche, i costi di inazione di fronte al cambiamento climatico sarebbero enormi. Secondo l’Accordo di Parigi, occorre agire “per mantenere l’aumento medio della temperatura mondiale ben al di sotto di 2°C rispetto ai livelli preindustriali”, puntando a limitare l’aumento a 1,5°C. A questo proposito oggi si calcola che, rispetto all’obiettivo di 2°C, i costi per un riscaldamento pari a 3°C raggiungerebbero i 4 trilioni di dollari US per anno al 2100. Con 4°C, i costi salirebbero a 17.5 trilioni di dollari US11.

Allo stesso tempo, gli investimenti nelle energie a basse emissioni di carbonio sono ancora insufficienti, e quelli a favore dei combustibili fossili continuano ad aumentare (Figura 4). I sussidi al fossile sono cresciuti del 50% negli ultimi tre anni, con un picco di circa 430 miliardi di dollari US nel 2018 (indicatore 4.4.1).

Avanzano, nel frattempo, anche gli effetti di queste politiche. Nell’ambito degli eventi estremi, secondo la Lancet Commission 2015, l’attuale traiettoria del business as usual condurrà a un ulteriore aumento nell’esposizione ad alluvioni e inondazioni, ovvero fino a 2 miliardi di nuove esposizioni ogni anno entro il 2090, eccedendo con molta probabilità la capacità di sistemi sanitari e infrastrutture pubbliche12. Basti pensare che i soli eventi estremi del 2018 hanno comportato una perdita economica globale pari a 166 miliardi di dollari US.

Figura 4 Investimento annuale nel sistema energetico globale, sulla base del valore del dollaro US nel 2018

Serve un’inversione di rotta. Secondo il Lancet Countdown, considerando i benefici economici e in salute, i danni ci costerebbero diverse migliaia di miliardi dollari in più di quanto si pensi di risparmiare continuando sulla via del fossile. Una cifra impressionante. Al contrario, porre la salute al centro della transizione produrrebbe enormi dividendi per il pubblico e l'economia, un’aria più pulita, città più sicure, e diete più sane.

L'analisi del Lancet, focalizzata sugli obiettivi dell’Accordo di Parigi e sulle indicazioni del report dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) 2018, suggerisce che i vantaggi economici derivanti dai benefici per la salute supererebbero sostanzialmente il costo di qualsiasi intervento in un rapporto da 1.45 a 2.45, con un risparmio mondiale di migliaia di miliardi di dollari13. Per l’inquinamento atmosferico, ad esempio, se mantenessimo i miglioramenti recentemente osservati in Europa dal 2015 al 2016 potremmo ottenere una riduzione di anni di vita perduti per un valore di 5.2 miliardi di euro all'anno (indicatore 4.2)14

Chi sale sulla barca? Urgente un coinvolgimento dei cittadini. Serve più informazione

L’uomo ha trascorso migliaia di anni aggrappandosi a oracoli e divinazioni per assicurarsi il raccolto e prevedere il futuro. Paradossalmente, ora che la tecnologia ci consente di fare previsioni, ne ignoriamo i risultati. L’aumento medio di temperatura globale di 1°C dal periodo pre-industriale15 risulta aver già causato modificazioni ambientali e climatiche estreme, che si traducono in tempeste e inondazioni, prolungate ondate di calore e siccità, diffusione di nuove ed emergenti patologie infettive16 e crescenti minacce alla sicurezza alimentare.

Gli scienziati si stanno unendo per far sentire la loro voce. Gli attivisti del clima stanno riempendo le piazze. I politici iniziano pian piano a muoversi. Il 2020, ricorda il Lancet Countdown, sarà un anno importante:

It is the year that the implementation period of the Paris Agreement begins, and the year during which most studies suggest global emissions must peak to remain on the path to achieving the 1.5°C goal

Per raggiungere questi obiettivi, serve agire urgentemente con una risposta forte a livello globale, per ridurre le emissioni di gas serra e per limitare i futuri rischi per la salute derivanti dal cambiamento climatico. Servono una rapida decarbonizzazione e un potenziamento delle strategie di carbon pricing (indicatore 4.4.2). Serve un maggior impegno nell’informazione dei cittadini da parte dei media.

Nel settore sanitario, in direzione degli obiettivi di sostenibilità delle Nazioni Unite (SDGs) e della copertura sanitaria universale (UHC), sono necessarie la sensibile riduzione delle emissioni del settore, e l’efficace collaborazione con i decisori politici per favorire le misure di riduzione dei gas serra e l’ottimizzazione dei co-benefici per la salute. Malattie e incendi mettono a serio rischio la nostra salute. Non si parla di foche, di cui fa triste strage il virus favorito dal declino dei ghiacci. Non si parla di koala, sterminati dai recenti incendi in Australia. Si parla di salute umana. Sperando che anche questa faccia notizia.

Al Lancet Countdown si dicono preoccupati e cautamente ottimisti. Come buon auspicio, per gli importanti obiettivi del 2020, vale la pena ricordare le parole del giornalista Luigi Arnaldo Vassallo. Alla fine dei conti, “quando c’è la salute, c’è tutto”.

 

Note
1. Secondo la meta­analisi di Zhao e colleghi, la riduzione annuale globale nella resa di mais, frumento e soia è pari a circa il 3-7% per ogni aumento di 1°C nella temperatura media globale. Zhao C, Liu B, Piao S et al. Temperature increase reduces global yields of major crops in four independent estimates. Proc Natl Acad Sci USA 2017; 114: 9326–31
2. Blöschl G, Hall J, Viglione A et al. Changing climate both increases and decreases European river floods. Nature 573, 108–111 (2019)
3. Le inondazioni risultano particolarmente problematiche per la salute, in quanto possono provocare lesioni dirette e morte, la diffusione di malattie trasmesse da vettori e dall’acqua, e problemi di salute mentale. Il numero globale di eventi e persone colpite da alluvioni supera di molto quello da incendi. Watts et al. (2019) The 2019 report of The Lancet Countdown on health and climate change: ensuring that the health of a child born today is not defined by a changing climate. Lancet, 394: 1836–78
4. Gli effetti degli incendi sulla salute includono lesioni termiche dirette, peggioramento delle sintomatologie respiratorie, e morte. Il costo economico globale per persona colpita da un incendio è oltre il doppio rispetto al caso del terremoto e 48 volte più alto rispetto alle alluvioni (Watts et al. 2019)
5. In generale, le conseguenze fisiopatologiche dell’esposizione al caldo estremo, ben documentate nell’uomo, includono ictus e stress termico, danno renale acuto, peggioramento dell'insufficienza cardiaca congestizia, aumento del rischio di violenza interpersonale e collettiva e, in particolare nei bambini, rischio maggiore di squilibrio elettrolitico, febbre, malattie respiratorie e malattie renali. Ogni esposizione alle ondate di calore è stata definita come una persona, di età pari o superiore a 65 anni, esposta a un’ondata di calore (indicatore 1.1.3) (Watts et al. 2019)
6. Da questo punto di vista, l’Europa resta la regione più vulnerabile all’esposizione al caldo estremo, come conseguenza dell’invecchiamento della popolazione, degli alti tassi di urbanizzazione e dell’elevata prevalenza di patologie cardiovascolari, respiratorie e diabete.
7. Gli effetti del cambiamento climatico sulle migrazioni e sulla salute mentale sono stati indagati rispettivamente da Watts et al. (2017) e Watts et al. (2018).
Watts N, Amann M, Ayeb­Karlsson S et al. The Lancet Countdown on health and climate change: from 25 years of inaction to a global transformation for public health. Lancet 2017; 391: 581–630
Watts N, Amann M, Arnell N et al. The 2018 report of The Lancet Countdown on health and climate change: shaping the health of nations for centuries to come. Lancet 2018; 392: 2479–514
8. Circa il 50% dei paesi e il 69% delle città indagate riferiscono di essere impegnati nell’implementazione di piani nazionali di adattamento sanitario o valutazioni del rischio di cambiamento climatico (indicatori 2.1.1.1, 2.1.2 e 2.1.3). Questi piani sono attualmente in fase di implementazione, con un aumento del numero di paesi che forniscono servizi climatici al settore sanitario, da 55 nel 2018 a 70 nel 2019 (indicatore 2.2), e 109 paesi che segnalano un'attuazione medio-alta di un quadro nazionale di emergenza sanitaria (indicatore 2.3.1) (Watts et al. 2019).
9. La spesa dell'adattamento per la salute, nel 2018 è arrivata a rappresentare il 5% (13 miliardi di sterline) del finanziamento totale per l'adattamento, con un aumento dell'11,8% negli ultimi 12 mesi (indicatore 2.4) (Watts et al. 2019).
10. Di 101 paesi indagati nel 2018, 48 riferiscono di aver condotto una valutazione della vulnerabilità sanitaria al cambiamento climatico. Stando a quanto riportato, i risultati della valutazione hanno effettivamente influenzato l’allocazione di risorse in poco più del 40% dei 48 paesi (Watts et al. 2019).
11. Cioè oltre il 20% del PIL mondiale al 2018.
12. Watts N, Adger WN, Agnolucci P et al. Health and climate change: policy responses to protect public health. Lancet 2015; 386: 1861–914
13. Markandya A, Sampedro J, Smith SJ et al. Health co­benefits from air pollution and mitigation costs of the Paris Agreement: a modelling study. Lancet Planet Health 2018; 2: e126–33
14. In molti casi, il risparmio economico derivante da una forza lavoro più sana e produttiva, con minori spese sanitarie, contribuirebbe a coprire i costi di investimento iniziale degli interventi. Haustein K, Allen MR, Forster PM et al. A real­time global warming index. Sci Rep 2017; 7: 15417
15. IPCC. Global warming of 1·5°C. An IPCC Special Report on the impacts of global warming of 1·5°C above pre­industrial levels and related global greenhouse gas emission pathways, in the context of strengthening the global response to the threat of climate change. Geneva, Switzerland: World Meteorological Organization, 2018.
16. Legendre M, Bartoli J, Shmakova L et al. Thirty­thousand­year­old distant relative of giant icosahedral DNA viruses with a pandoravirus morphology. Proc Natl Acad Sci USA 2014; 111: 4274–79. Revich BA, Podolnaya MA. Thawing of permafrost may disturb historic cattle burial grounds in East Siberia. Glob Health Action 2011; 4: 8482. Watts N, Adger WN, Agnolucci P et al. Health and climate change: policy responses to protect public health. Lancet 2015; 386: 1861–914

 


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Perché ridiamo: capire la risata tra neuroscienze ed etologia

leone marino che si rotola

La risata ha origini antiche e un ruolo complesso, che il neuroscienziato Fausto Caruana e l’etologa Elisabetta Palagi esplorano, tra studi ed esperimenti, nel loro saggio Perché ridiamo. Alle origini del cervello sociale. Per formulare una teoria che, facendo chiarezza sugli errori di partenza dei tentativi passati di spiegare il riso, lo vede al centro della socialità, nostra e di altre specie

Ridere è un comportamento che mettiamo in atto ogni giorno, siano risate “di pancia” o sorrisi più o meno lievi. È anche un comportamento che ne ha attirato, di interesse: da parte di psicologi, linguisti, filosofi, antropologi, tutti a interrogarsi sul ruolo e sulle origini della risata. Ma, avvertono il neuroscienziato Fausto Caruana e l’etologa Elisabetta Palagi fin dalle prime pagine del loro libro, Perché ridiamo. Alle origini del cervello sociale (il Mulino, 2024):