fbpx Nonne orche e menopausa | Scienza in rete

Nonne orche e menopausa

Le orche sono tra i pochissimi mammiferi noti per vivere a lungo anche dopo l'età riproduttiva, un fenomeno che affascina da tempo gli scienziati. Ora, un lavoro pubblicato su PNAS e basato sull'analisi di dati raccolti in oltre trent'anni, supporta ulteriormente la teoria secondo la quale alla base della menopausa vi sia l'effetto nonna, ossia come le nonne possano assicurare una miglior sopravvivenza ai nipoti.
Nell'immagine: l'orca denominata J8, di 78 anni. Crediti: Kenneth Balcomb, Center for Whale Research

Tempo di lettura: 4 mins

Sono davvero pochi i mammiferi che vanno in menopausa: oltre alla nostra specie, infatti, ci sono solo le orche, il globicefalo di Grey e, secondo uno studio del 2018, narvali e beluga. Gli scienziati si interrogano da tempo sulle ragioni alla base di questo meccanismo, e le orche sono uno dei soggetti preferiti degli studi al riguardo. Allora, perché la menopausa? A cosa serve, e quali vantaggi offre all'animale?

Uno studio appena pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences supporta, con dati raccolti nell'arco di quarant'anni, la "teoria della nonna": la presenza nel gruppo familiare di orche che hanno superato l'età riproduttiva aumenta la sopravvivenza dei nipoti.

Il mistero della menopausa

Le orche sono mammiferi marini ad ampissima diffusione. Sebbene i dati sul loro stato di conservazione siano ancora insufficienti, sulla pagina loro dedicata della Red List della IUCN si legge che "sono i più cosmopoliti tra tutti i cetacei, e potrebbero essere il secondo mammifero a più ampio areale del pianeta, dopo l'essere umano". Hanno una struttura sociale molto complessa: vivono in gruppi matrilineari, formati da una matriarca e dai suoi discendenti, a loro volta aggregati in pod; figli e figlie vivono con la madre per tutta la vita, ma si riproducono con individui di altri pod.

Questi cetacei hanno un fascino tutto particolare per varie ragioni, non ultime le loro abilità cognitive. Diversi lavori hanno indagato, ad esempio, la possibilità che provino il senso del lutto: sono state spesso osservate portare sul rostro un piccolo morto (come avvenuto di recente nel porto di Genova) mentre è noto che i diversi pod impieghino dialetti differenti, uno degli esempi più spiccati di cultura animale.

Inoltre, sono tra i pochissimi mammiferi in cui la femmina vive a lungo anche dopo aver superato l'età riproduttiva. Se la vita media di un maschio d'orca si aggira intorno ai trent'anni, le femmine sono fertili fino ai trenta-quarant'anni circa, ma vivono fino ai sessanta e oltre. Solo altre quattro specie a mondo vanno in menopausa: l'essere umano, il globicefalo di Gray e, secondo uno studio del 2018, il narvalo e il beluga. Questo ha portato gli scienziati a interrogarsi a lungo sul significato della menopausa: sulla base di quali fattori per queste specie è stata selezionata la sopravvivenza anche al termine dell'età fertile?

Nonne e sopravvivenza

Il nuovo studio pubblicato da PNAS è basato sui dati raccolti su due popolazioni (gruppi di diversi pod) di orche residenti al largo della costa canadese e statunitense del Pacifico nord-occidentale. Gli autori hanno analizzato il tasso di sopravvivenza di 378 nipoti, evidenziando come le possibilità di sopravvivenza fossero maggiori quando era presente una nonna: nei due anni successivi alla sua morte, la sopravvivenza dei nipoti si riduce. In particolare, monitorando anche l'abbondanza di salmone (la preda preferita dalle orche), l'impatto della morte di una nonna era maggiore nei periodi di scarsità.

«Lo studio suggerisce che se le nonne continuassero a riprodursi, non sarebbero in grado di offrire lo stesso supporto alla discendenza; ciò significa che l'evoluzione della menopausa ha aumentato la capacità della nonna di aiutare i nipoti», spiega in un comunicato Dan Franks, ricercatore dell'Università di York e co-autore dello studio. «La morte di una matriarca può avere importanti ripercussioni sul suo gruppo familiare, e questo è particolarmente importante quando si considera il futuro delle popolazioni di orche. Man mano che continuano a diminuire le popolazioni di salmone, le nonne diventano sempre più importanti per le popolazioni di questo cetaceo».

Il lavoro appena pubblicato non è il primo a evidenziare l'"effetto nonna" sulla sopravvivenza delle orche, anche se ne è un'importante conferma. Già nel 2012, ad esempio, una ricerca pubblicata su Current Biology aveva mostrato come fossero proprio le orche più anziane a condurre il gruppo nelle aree di foraggiamento ricche di salmoni, un ruolo che diventa particolarmente importante quando il salmone è scarso. Altri lavori avevano invece parzialmente sminuito l'impatto dell'"effetto nonna", suggerendo che alla base della sopravvivenza in età post-riproduttiva delle orche vi sia piuttosto un fattore di competizione: quando le madri si riproducono in contemporanea alle figlie, la sopravvivenza della prole delle prima risulta inficiata.

 


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Di latticini, biotecnologie e latte sintetico

La produzione di formaggio è tradizionalmente legata all’allevamento bovino, ma l’uso di batteri geneticamente modificati per produrre caglio ha ridotto in modo significativo la necessità di sacrificare vitelli. Le mucche, però, devono comunque essere ingravidate per la produzione di latte, con conseguente nascita dei vitelli: come si può ovviare? Una risposta è il latte "sintetico" (non propriamente coltivato), che, al di là dei vantaggi etici, ha anche un minor costo ambientale.

Per fare il formaggio ci vuole il latte (e il caglio). Per fare sia il latte che il caglio servono le vacche (e i vitelli). Cioè ci vuole una vitella di razza lattifera, allevata fino a raggiungere l’età riproduttiva, inseminata artificialmente appena possibile con il seme di un toro selezionato e successivamente “forzata”, cioè con periodi brevissimi tra una gravidanza e la successiva e tra una lattazione e l’altra, in modo da produrre più latte possibile per il maggior tempo possibile nell’arco dell’anno.