In questi giorni si stanno accumulando fenomeni atmosferici particolarmente intensi, che stanno richiamando l'attenzione anche delle istituzioni stesse. Non è semplice maltempo "che c'è sempre stato", ma eventi meteorologici statisticamente riconducibili alla crisi climatica causata dalla combustione di petrolio, gas e carbone.
In Italia, in questi giorni di fine agosto e inizio settembre, si sta passando da periodi di forte caldo a giornate con forti temporali. Notizia recente di due bambine di 3 e 14 anni morte a Massa Carrara perché travolte da un albero caduto sulla loro tenda per il vento. Come riporta l’Ansa, a Sestriere in Piemonte è anche nevicato; in Sicilia il forte vento sta alimentando un grosso incendio; ci sono evacuazioni un po’ ovunque; in Veneto si contano i danni per tromba d’aria; un torrente in piena nel Varesotto ha travolto un uomo; allagamenti; grandine dalle dimensioni di palline da tennis almeno. Da non dimenticare poi la straordinaria acqua alta di Venezia dell’autunno 2019 o la tempesta Vaia di ottobre 2018. Circa un mese fa, l’Organizzazione Mondiale della Meteorologia notificava con un tweet il caldo estremo sopra i 50°C in Medio Oriente.
There has been widespread and extreme #heat this week in the Middle East, with temperatures well above 50°C in Iran, Iraq, Kuwait and Saudi Arabia.
— World Meteorological Organization (@WMO) July 31, 2020
(Highest temperature in the region, 53.9°C, was in Mitribah, Kuwait, 21 July 2016) pic.twitter.com/VWrUP6DY3x
Normali eventi meteorologici che si ripetono periodicamente oppure manifestazioni crescenti della crisi climatica in atto innescata dal continuo aumento di CO2 in atmosfera per l’utilizzo di combustibili fossili?
I dati della crisi climatica in Italia e nel mondo
In generale, ascrivere ai cambiamenti climatici (o, come direbbe il Guardian, alla crisi climatica) il singolo evento meteorologico distruttivo è ancora molto difficile, per quanto si stia provando a fare notevoli passi avanti. Studiare il singolo evento in relazione al cambiamento climatico è come fare le previsioni del meteo (la cui attendibilità non va oltre la settimana circa): più si cerca di studiare che tempo farà in piccole aree geografiche (per esempio le singole città) in piccoli intervalli di tempo (per esempio determinate ore del giorno), più aumentano i parametri difficili da controllare sul lungo periodo, data la natura caotica del sistema atmosferico. Invece, nel lungo periodo e per aree geografiche molto più estese (fino all’intero globo terrestre), le componenti casuali “si annullano” e si riescono a disegnare scenari fino a fine secolo, come quelli dell’IPCC.
Quello che possiamo affermare è che siamo di fronte all’intensificarsi – in frequenza e/o in potenza – di vari fenomeni (siccità, ondate di calore, incendi, piogge torrenziali, bombe d’acqua, ecc.) che causano danni a noi umani e agli ecosistemi da cui dipendiamo. Questo perché, in poche parole, più la temperatura aumenta più si accumula energia in atmosfera.
Di seguito riportiamo un grafico (tratto dai dati di NCDC/NOAA e ISPRA) che ritrae l’andamento delle temperature medie globali e italiane rispetto ai valori medi, dal 1961, in evidente aumento.
È semplice constatare come l’aumento delle temperature abbia comportato, tra le altre cose, un aumento parallelo dei giorni classificabili come ondate di calore; di seguito il grafico tratto dai dati NCDC/NOAA e ISPRA. Per quanto ancora non sappiamo dire se una specifica ondata di calore sia o meno collegata ai cambiamenti climatici, possiamo invece affermare che, a livello statistico (come è visibile dal grafico), la crisi climatica sta influendo significativamente sul numero di ondate di calore (così come per altri fenomeni).
Nel rapporto “Gli indicatori del CLIMA in Italia nel 2019”, ISPRA riporta che su “scala globale il 2019 è stato il secondo anno più caldo della serie storica dopo il 2016. In Italia, con un’anomalia media di +1.56°C rispetto al valore climatologico di riferimento 1961-1990, il 2019 è stato il terzo anno più caldo dal 1961, dopo il 2018 e il 2015. Ad eccezione di gennaio e maggio, tutti i mesi dell’anno sono stati nettamente più caldi della norma, con punte di anomalia positiva nel mese di giugno: +4.25°C al Nord, +4.0°C al Centro, +3.27°C al Sud e Isole.”
Per quanto riguarda i fenomeni piovosi o siccitosi, nel 2019 si nota uno scostamento dalla media sia degli uni che degli altri. In particolare, il picco maggiore di piovosità è stato registrato a Nord nel mese di novembre, con un’anomalia di + 200%. Nel Centro Italia, invece, si è raggiunto il picco più secco a giugno, con un’anomalia di – 86% rispetto alla media.
Nel rapporto di Legambiente del 2019 “Il clima è già cambiato” si legge:
Sono le città l’ambito più a rischio per le conseguenze dei cambiamenti climatici, perché è nelle aree urbane e metropolitane che vive la maggioranza della popolazione ed è qui che l’andamento delle piogge, gli episodi di trombe d’aria ed ondate di calore si stanno ripetendo con frequenze drammatiche. È clamoroso l’esempio di Roma dove, dal 2010 ad ottobre 2019, si sono verificati 33 eventi di cui oltre la metà, 19, hanno riguardato allagamenti a seguito di piogge intense. Altro caso importante è quello di Milano, con 25 eventi totali, dove sono state almeno 18 le esondazioni dei fiumi Seveso e Lambro negli ultimi 9 anni. Segue Genova con 14 episodi, […] poi Napoli e Palermo con 12 eventi che mostrano i dati più rilevanti nei casi di danni ed interruzioni alle infrastrutture. […] si trovano poi Catania (9 eventi), Bari e Reggio Calabria (8 eventi) dove sono stati 6 i casi di interruzione delle infrastrutture a causa di eventi climatici estremi e Torino con 7 casi.
Vista la crescente letteratura scientifica nel cercare di classificare gli eventi meteo estremi ponendoli in relazione alle possibili cause umane, di particolare interesse è la mappatura globale che ha fatto al riguardo Carbon Brief. L’analisi mostra come, su 355 eventi estremi di cui si dispone di studi scientifici, il 69% è stato reso più probabile o più intenso dal cambiamento climatico causato dall'uomo. Per quanto riguarda le già citate ondate di calore, su 125 studi “di attribuzione”, il 93% afferma che il cambiamento climatico ha reso l’evento più probabile o più intenso. Osservazioni analoghe per piogge e inondazioni: il 54% degli studi ha trovato che l'attività umana ha reso gli eventi più probabili o più intensi; così come per il 61% degli studi sulla siccità mappati da Carbon Brief.
Terminiamo ricordando il rapporto del 2019 dell’Organizzazione Mondiale della Meteorologia che sintetizza tutte le più recenti e aggiornate informazioni scientifiche sul cambiamento climatico. In apertura del documento si legge infatti che il periodo 2015-2019 è molto probabile che sia il più caldo mai registrato, con stimati 1.1°C circa sopra la temperatura media dei livelli preindustriali (1850-1900). Come sappiamo, l’IPCC chiede di restare sotto 1.5°C di aumento (manca quindi circa mezzo grado) e arrivare a 2°C avrebbe già molti più impatti negativi. Cosa rispondere quindi a chi dice che le piogge di questi giorni “ci sono sempre state”? Che bisogna rimboccarsi le maniche, perché con le politiche attuali siamo diretti, globalmente, verso un aumento di 3.2°C.