È stato annunciato il nuovo piano pandemico 2021-2023 di cui è circolata una prima bozza nei giorni scorsi. Pubblichiamo di seguito una riflessione dell'Associazione italiana di epidemiologia sull'importanza di affinare questo strumento soprattutto in piena emergenza Covid.
La presenza o l’assenza di un piano pandemico aggiornato è argomento di discussione sui media da tempo: serve avere un piano? serve che sia aggiornato in continuo?
La prima risposta è che in una società complessa come la nostra, con diversi interlocutori a vari livelli, un piano è una sorta di partitura d’orchestra in cui, in caso di pandemia o emergenze simili, ognuno riesce a leggere il proprio ruolo, in un’azione sinergica e mirata con l’obiettivo di ridurre e interrompere la trasmissione delle infezioni, curare i malati, evitare i decessi, e soprattutto mantenere la continuità della vita della società in cui viviamo. Sono obiettivi enormi da conseguire e certamente la risposta non può essere improvvisata nel momento dell’emergenza, ma deve poggiare su una quotidianità ben rodata e una previsione di quali azioni intraprendere al tempo opportuno e come.
In un contesto organizzativo che cambia (e non sempre in meglio visto che tra il 2009 e il 2017 il personale del SSN è diminuito di circa 46.000 unità tra medici e infermieri) e all’avanzare delle conoscenze scientifiche su cui basare la risposta ad una pandemia, il piano deve essere aggiornato, per essere sempre adeguato alla sua rapida attuazione.
Il piano dovrebbe essere di supporto a dare tempestive risposte anche organizzative per cui dovrebbe dare indicazioni ad esempio:
- quantificando e identificando le risorse umane ed economiche, a ogni livello di gestione (nazionale, regionale, locale) considerate necessarie a fronteggiare una pandemia, dalla sorveglianza epidemiologica, alle diagnosi di laboratorio, alle cure, e alle vaccinazioni e addestrare il personale di rinforzo che verrebbe coinvolto da vari settori, oltre a quelli d’ufficio come i Dipartimenti di Prevenzione
- identificando i capitoli di spesa a cui attingere e le norme per attivarli, ai vari livelli di gestione, per rispondere all’emergenza pandemica
- prevedendo modi per rendere consapevoli dei propri ruoli tutti i settori della sanità e della pubblica amministrazione che possono essere coinvolti nelle attività di risposta, previste dal Piano, conoscendo bene propri compiti e in grado di metterli in atto, con verifiche periodiche.
Stiamo ancora vivendo la dolorosa esperienza di una pandemia e il momento è propizio ad una valutazione di cosa ha funzionato e su dobbiamo ancora investire e pianificare. Un’analisi della risposta alla pandemia dell’influenza del 2009 e una a quella attuale sono inevitabili. Attualmente non siamo a conoscenza della disponibilità di programmi o strumenti di valutazione delle diverse componenti della risposta alla pandemia e certamente un sistema adeguato dovrebbe essere previsto nel piano. Nel frattempo offriamo qualche spunto alla riflessione comune su quanto emerso dalla recente esperienza:
- I sistemi informativi sulla salute a livello nazionale (ad esempio registrazioni di accesso ai pronto soccorsi, di ricoveri ospedalieri, di decessi per causa) e quelli per monitorare le risorse disponibili non sono risultati utilizzabili in modo tempestivo e i sistemi regionali non sono interoperabili (ancora oggi ci interroghiamo sulla qualità delle rilevazioni dei posti in terapia intensiva, etc)
- Non sono disponibili strumenti condivisi e uguali per tutto il Paese, per la sorveglianza epidemiologica, le indagini sui casi per identificare i contesti delle esposizioni che giocano il ruolo più rilevante (scuola, famiglia, lavoro, trasporti, etc) e fare confluire tutti i dati in un sistema in cui diversi interlocutori coordinati possono “spremere” le informazioni rilevanti in tempi rapidi per orientare le contromisure.
- Non sono disponibili strumenti e flussi informativi per le attività di rintracciamento dei contatti dei casi, con monitoraggio della performance e indicatori di efficacia, da calcolare in continuo per aggiustare il tiro delle attività sul campo.
Ci rendiamo conto che è un lavoro complicato, ma quale migliore occasione per rendere più efficace e più efficiente una macchina che al collaudo attuale sta dimostrando tutte le sue necessità di aggiustamenti?