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La cittadinanza scientifica al Museo della Scienza e Tecnologia di Milano

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«Ci sono molti buoni motivi per raccontare la scienza, ad esempio perché questo risponde al nostro bisogno di conoscenza, per diffondere informazioni utili e non ultimo perché spesso la scienza è divertente. Ma a mio avviso l’obiettivo più alto per chi, come me, si occupa di divulgazione scientifica, dovrebbe essere far crescere quella che gli anglosassoni chiamano cittadinanza scientifica». Sono queste le parole con cui venerdì 20 gennaio Barbara Gallavotti – giornalista scientifica, autrice e conduttrice televisiva – ha aperto la sua presentazione del progetto Fatti per Capire, che lei stessa ha realizzato con il Museo Nazionale Scienza e Tecnologia di Milano. Un progetto che nasce dall’esperienza fatta ai tempi della pandemia, quando, in un momento in cui l’attualità scientifica si è tradotta in emergenza quotidiana e una grande parte dell’informazione si è rivelata fallimentare, il Museo, insieme a Barbara Gallavotti, ha cercato di rendersi utile alla società e di essere al fianco del pubblico, attraverso la pubblicazione di 150 #storieaportechiuse, che affrontavano anche temi di attualità scientifica. «Lo scopo – commenta Fiorenzo Marco Galli, direttore generale del Museo – è mettere tutti, e in particolare le generazioni più giovani, nelle condizioni di costruire un futuro dove la conoscenza abbia un ruolo centrale e dove la tecnologia sia sempre risorsa e mai ostacolo o competitrice. Il sapere però oggi evolve in maniera estremamente rapida, e al Museo occorrono strumenti di racconto e dialogo che possano aggiornarsi velocemente e diffondersi in modo capillare. Fatti per Capire vuole essere un nuovo mezzo efficace per rafforzare questo ruolo».

Fenomeni come le pandemie o il cambiamento climatico, sono chiari segnali di una complessità in evoluzione: l’opinione pubblica vuole capire, ma spesso non ha gli strumenti per intendere, ad esempio, che il modo di procedere della ricerca è per prove ed errori ed è caratterizzato da gradi diversi di incertezza e talvolta da punti di vista disciplinari in conflitto fra loro. A questo si aggiunge un ecosistema dei media che mescola buona e cattiva informazione. Assistiamo così a un ventaglio sempre più ampio di temi che richiedono approcci multidisciplinari e improntati a un forte spirito critico. Volendo, quindi, potenziare una relazione a due vie scienza-società e contribuire a rinsaldare il patto fiduciario fra comunità di esperti, istituzioni e cittadinanza, ci dovremmo chiedere quale ruolo e che tipo di approccio si debba adottare nel comunicare la natura aperta della ricerca scientifica come “work in progress”, in modo da trasferire ai cittadini la percezione che esista comunque un consenso di fondo, ma che molti dettagli siano ancora aperti a diverse interpretazioni e soluzioni. Per questo sono necessari servizi come Fatti per Capire, «che si articola in diversi strumenti – ha spiegato Gallavotti –. Quelli che oggi presentiamo, sono gli strumenti che vivono sul web e che conterranno dei fatti e una descrizione dei problemi controversi dal punto di vista di chi li studia come ricercatore, con competenze diverse, perché i temi controversi su cui ci confrontiamo oggi hanno quasi sempre una componente multidisciplinare».

Il progetto ha anche origine da una riflessione sul ruolo del Science Media Centre britannico, nato nel 2002 nel Regno Unito. «Il Science Media Centre – ha dichiarato Helen Jamison, Coordinatrice Globale Science Media Center – è come un ponte tra gli scienziati, i media e il pubblico. L’idea è quindi che il pubblico abbia accesso a delle informazioni molto importanti che si basano su dati oggettivi, sulla scienza, in modo tale da poter prendere decisioni consapevoli sui temi che oggi vengono più dibattuti».

La metafora del ponte richiama alla mente il “modello Venezia” di Pietro Greco, giornalista scientifico italiano precocemente scomparso due anni fa – ricordato da Barbara Gallavotti nel corso della presentazione del progetto – che aveva a cuore il tema della cittadinanza scientifica. Come scrisse Pietro Greco «[…] la costellazione di gruppi sociali che concorre a prendere decisioni rilevanti per lo sviluppo della scienza somiglia a un arcipelago ove tutte le isole, un po’ come a Venezia, sono interconnesse tra loro con ponti su cui possono veicolare e di fatto veicolano flussi rilevanti di informazione in ambedue i sensi. […] i diversi pubblici rilevanti stabiliscono un sistema di comunicazione a più centri, tutti interconnessi con (quasi) tutti, ma non tutti del medesimo peso nella definizione delle decisioni. Ciascun ponte comunicativo tra due isole è bidirezionale (anche se il flusso può essere maggiore in una direzione piuttosto che nell’altra) […] Se la metafora dell’arcipelago veneziano è significativa, allora esistono certo isole più importanti (San Marco) e ponti più importanti (Rialto), eppure ciascun ponte è unico ed essenziale nel panorama complessivo. Su ciascun ponte “si fa” comunicazione della scienza. Eppure, solo uno sguardo d’insieme ci offre la visione della città».

Fatti per Capire ha esordito con un primo approfondimento sulle auto elettriche, seguito da uno speciale sugli attacchi hacker che ha interessato recentemente anche l’Italia.

 


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