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Il salto mortale della destra tedesca: tra islamofobia e la difesa dei diritti LGBT+

manifestazione afd

Nonostante le apparenti contraddizioni, come la leadership della dichiaratamente lesbica Alice Weidel in un partito fortemente conservatore, l’attrattiva dell’AfD, che ha recentemente vinto le elezioni in Sassonia e Turingia, sembra risiedere in temi come l’islamofobia e il rifiuto dell’immigrazione, trascendendo i confini generazionali e di orientamento sessuale. E una possibile risposta a questa svolta a destra, scrive Luigi Amodio in questo articolo, è una maggiore giustizia sociale, capace di affrontare le cause profonde del malcontento elettorale.

Crediti immagine: Jasper Goslicki/Wikimedia Commons. Licenza: CC BY-SA 3.0

Tempo di lettura: 6 mins

Le recenti elezioni in Sassonia e Turingia rappresentano solo l’ultimo episodio, e sicuramente il più dirompente dal punto di vista simbolico, del processo di progressiva svolta a destra che affligge l’Europa; un processo i cui primi segnali vengono da lontano e cui, evidentemente, non è stata data una risposta. Anzi, per meglio dire, un processo le cui cause vengono da lontano, ponendo domande cui, evidentemente, non è stata data una risposta. La vittoria del partito di estrema destra Alternative für Deutschland (AfD) non è certo stata una sorpresa ed è facile prevedere che, se le forze politiche “tradizionali” non saranno in grado di attrezzarsi, una forte affermazione di AfD sarà certa anche alle prossime elezioni politiche generali, previste per il settembre del 2025.

Sul risultato in Sassonia e Turingia ha sicuramente inciso il fatto che si tratti di regioni nell’Est del paese e, quindi, in uno scenario nazionale molto probabilmente il risultato sarebbe in qualche modo “corretto” e contenuto. Ma il segnale che viene da quelle elezioni non può assolutamente essere trascurato, soprattutto se pensiamo che anche nei paesi fondatori del progetto europeo la situazione non è affatto migliore: in Italia gli eredi del MSI, erede a sua volta della RSI, governano già da due anni, mentre in Francia la scelta di Macron di guardare a destra, dopo le elezioni di luglio e nonostante i risultati, ha reso il Rassemblement National sostanzialmente centrale per la sopravvivenza del primo ministro designato e del governo che verrà.

Woke e non più woke

Tra le caratteristiche, e le contraddizioni, di AfD vi è sicuramente la sua leader: Alice Weidel, co-presidente del partito e membro del Bundestag. Questa consulente aziendale quarantacinquenne è, infatti, dichiaratamente lesbica, unita in matrimonio in Svizzera con Sarah Brossard, produttrice cinematografica di origini singalesi, con la quale ha due figli adottivi. Ma come è possibile, in un partito di estrema destra, la cui linea sulla famiglia, sulle tematiche di genere e più in generale sulle questioni etiche, è fortemente tradizionalista?

Va detto che l’orientamento sessuale di Weidel non sembra essere un grande problema per gli elettori di AfD, il cui successo elettorale, evidentemente, è legato ad altri fattori, su cui forse è utile riflettere.

Il primo spunto di riflessione riguarda l’affermazione, fatta in Italia da vari commentatori di destra (e non solo) all’indomani del successo di AfD, secondo cui la natura di quel voto fosse soprattutto "anti-woke", checché questo voglia dire. A parte il fatto che ormai l’aggettivo “woke” è usato senza parsimonia e spesso a sproposito (un po’ come il “pensiero unico” ai tempi della pandemia) e che, sicuramente, tra i tanti elettori di AfD ce ne sarà qualcuno, anzi molti, “anti-woke”, la figura di Weidel è sicuramente molto “woke” per quanto riguarda la vita privata. E, poiché tutti sanno quanto i temi “etici” pesino nella definizione dell’identità delle nuove destre sia europee che americane, questa “stranezza” degli elettori AfD è sicuramente un dato di interesse.

Altri commentatori hanno richiamato, addirittura, la nostalgia della DDR, non solo relativamente alla sicurezza sociale che il regime comunista garantiva (e su cui torneremo più avanti), ma anche a quell’autoritarismo che semplificava la vita, lasciando i cittadini di fronte a un potere che pensava per loro, letteralmente, proteggendoli dalla difficoltà di vivere in una società complessa e sempre più complessa. Anche questa spiegazione, a mio parere, convince fino a un certo punto se pensiamo che nell’elettorato giovanile – un elettorato che ai tempi della DDR non era ancora nato – AfD ha conquistato ben il 38% dei voti. Piuttosto, per quanto riguarda proprio l’elettorato giovanile, va sicuramente considerata la strategia d’uso dei social media da parte di AfD, e in particolare di TikTok, la piattaforma più popolare tra i giovani; una strategia che è stata al centro di studi accademici e politologici.

Islamofobia vs diritti Lgbt+ e viceversa

D’altronde, va preso atto che i principali elementi di aggregazione dell’elettorato delle nuove destre europee, ovvero l’islamofobia, il rifiuto dell’immigrazione soprattutto araba e la difesa “del nostro stile di vita”, sono abbondantemente trasversali alle età, ai generi e anche agli orientamenti sessuali. Anche nella comunità Lgbt+, purtroppo, l’islamofobia non è affatto assente. Anzi, è spesso alimentata dai conflitti in essere – in primo luogo quello in Medio Oriente – dove Israele, che ha molte caratteristiche di un regime di apartheid, viene invece considerato un paese sicuro per le persone Lgbt+, a differenza di molti paesi di religione musulmana dove l’omosessualità è ancora socialmente osteggiata quando non perseguita a livello legale. E non è un caso che Netanyahu, nel suo recente discorso del 24 luglio al Congresso americano, abbia proprio definito un’assurdità l’esistenza di gruppi come “Gays for Gaza”, rimarcando le posizioni e le pratiche ferocemente anti-Lgbt+ dell’Iran o di Hamas. Tensioni su questo tema si sono recentemente registrate anche in Italia, dove per esempio i manifestanti vicini ai centri sociali hanno contestato il palco del Pride di Napoli il 29 giugno scorso, proprio a proposito della solidarietà con il popolo palestinese, con strascichi e accuse reciproche sui social media nei giorni successivi.

Ovviamente la condanna dei governi islamisti omofobi è sacrosanta e fuor di dubbio, ma è allo stesso tempo legittimo domandarsi se non sia altrettanto importante e produttivo per la comunità Lgbt+ lavorare sulle contraddizioni aperte in paesi come la Giordania o la Turchia, dove non vi sono leggi apertamente omofobe, o sui tanti gruppi di persone Lgbt+ musulmane che operano in paesi come Francia, Regno Unito, Olanda, Danimarca, Germania, Stati Uniti.

Se i nazisti proteggono gay e lesbiche

Tornando all’AfD, ricordiamo quanto Alice Weidel ha affermato già nel 2017: «Le gang musulmane stanno letteralmente dando la caccia alle persone omosessuali di recente, e questo nel bel mezzo della Germania, è scandaloso!» e in un’intervista pubblicata sul blog di David Berger, teologo cattolico ed ex direttore della rivista gay Männer, Alice Weidel ha ribadito che «L’AfD è l’unica vera forza protettrice di gay e lesbiche in Germania».

Ciò non vuol dire, naturalmente, che la comunità Lgbt+ abbia sostenuto in modo maggioritario AfD che, è sempre bene ricordarlo, contempla nel suo programma il rifiuto del matrimonio egualitario e della “teoria gender” (…checché voglia dire…). Ma che il tema della difesa dagli immigrati musulmani sia un argomento utilizzato, è indubbio. E questo anche in altri paesi, per esempio l’Olanda e la stessa Francia, dove il Rassemblement National segue la stessa linea ambigua, eleggendo parlamentari dichiaratamente Lgbt, invocando sicurezza contro la delinquenza degli immigrati musulmani e bocciando il generale Vannacci alla carica di vicepresidente del gruppo europeo dei “Patrioti” a causa della sua dichiarata omofobia.

La risposta è in una maggiore giustizia sociale

Concludo dicendo che, molto probabilmente, queste tensioni legate all’orientamento sessuale (oltre al fatto che molte persone Lgbt+ sono cosiddette “DINK - Double Income No Kids”, quindi una comunità affluente e non necessariamente solidale con chi ha meno) non sono certo state determinanti nel grande successo di AfD. Ma è altrettanto indubitabile che si tratti di temi che non possono essere tralasciati: come testimonia anche il dibattito su ius soli / ius scholae che ha dominato il campo della destra di governo nell'estate italiana appena conclusa, la questione migratoria rimane centrale nella vita politica del nostro paese e del nostro continente e si lega strettamente a quella che, a mio avviso, è la vera ragione del grande successo dell'AfD (e di Sahra Wagenknecht e il suo BSW Bündnis Sahra Wagenknecht – Vernunft und Gerechtigkeit): quel voto è semplicemente un voto di classe, di chi non sente più alcuna protezione sociale e si sente lasciato solo di fronte all'impazzimento del capitalismo contemporaneo.

Nonostante, quindi, la svolta a destra del nostro continente abbia diverse facce e sia variamente articolata, la principale risposta comune dovrebbe essere una maggiore uguaglianza e più giustizia sociale. 

 


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