fbpx La politica ignora la scienza | Scienza in rete

Perché la politica ignora la scienza

La consulenza scientifica ai governi è in crisi: l'80% degli esperti giudica inefficaci i sistemi attuali. Il 77% ritiene che i politici ignorino i pareri scientifici, mentre il 73% nota che i ricercatori non comprendono i processi politici. La disinformazione ostacola ulteriormente il dialogo, minando la fiducia nelle evidenze scientifiche. Immagine: Distracted boyfriend meme, Antonio Guillem, Wikipedia.

Tempo di lettura: 4 mins

Un recente sondaggio condotto da Nature tra circa 400 esperti del rapporto fra scienza e politiche a livello globale ha messo in luce una criticità preoccupante: l'80% degli intervistati ritiene che il sistema di consulenza scientifica nel proprio paese sia inefficace o lacunoso, e il 70% afferma che i governi non utilizzano regolarmente i pareri scientifici nelle loro decisioni.

Le ragioni sono varie. Da un lato, come evidenzia l'editoriale di Nature, c'è un problema di competenze: essere un brillante scienziato non significa automaticamente saper comunicare efficacemente con i politici o comprendere le dinamiche del processo decisionale governativo. L'editoriale sottolinea come sia necessaria una formazione specifica per gli scienziati che vogliono interfacciarsi con la politica, con particolare attenzione alle capacità comunicative e alla comprensione dei meccanismi istituzionali, come peraltro prevede il science advice correttamente inteso.

Un aspetto particolarmente delicato riguarda la comunicazione dell'incertezza scientifica. Secondo uno studio che ha analizzato la comunicazione durante la pandemia di COVID-19, comunicare l'incertezza non avrebbe effetti sulla fiducia del pubblico quando la qualità delle prove è alta, ma può ridurre la fiducia quando i dati sono scarsi o gli esperti sono in disaccordo. Questo suggerisce che in situazioni di emergenza, dove è prioritario il cambiamento comportamentale e la qualità delle prove relativamente bassa, potrebbe essere più efficace non enfatizzare l'incertezza. Cosa che conflligge con altri orientamenti come la scienza post normale che dice esattamente il contrario. La materia è controversa, insomma, e merita approfondimenti.

Il sondaggio mette in luce altri ostacoli: il 77% degli intervistati ritiene che i politici ignorino e sottovalutino la consulenza scientifica, mentre il 73% afferma che i ricercatori non comprendono adeguatamente i processi politici. L'ignoranza insomma è reciproca, e questo rallenta la collaborazione fra i due ambiti, ciascuno caratterizzato dalle proprie regole e pretese di autonomia.

Emerge inoltre una preoccupazione crescente per l'impatto della disinformazione, con oltre il 70% dei partecipanti che la considera un ostacolo alla corretta accoglienza dei pareri scientifici, evidentemente meno sexy delle fake news...

La situazione appare particolarmente critica nei paesi a basso e medio reddito, dove spesso mancano strutture istituzionali consolidate per la consulenza scientifica. Tuttavia, anche nei paesi più sviluppati, la pandemia di COVID-19 ha messo in luce significative debolezze nei sistemi esistenti.

Il futuro della consulenza scientifica richiederà probabilmente - secondo Nature - un approccio più strutturato alla formazione dei consulenti scientifici, una maggiore istituzionalizzazione dei processi di consulenza e una più efficace integrazione tra comunità scientifica e decisori politici. Come sottolinea Mark Ferguson, ex consigliere scientifico capo dell'Irlanda e attuale direttore del board dell'European Innovation Council, è fondamentale sviluppare la capacità di comunicare idee complesse in modo conciso e comprensibile, costruendo relazioni di fiducia con i politici. Vaste programme che porta acqua anche al mulino della divulgazione e giornalismo scientifico.

Scienza in rete ha sempre seguito con attenzione questi temi, e l'iniziativa Scienzainparlamento ne ha fatto il proprio cavallo di battaglia. Ricordiamo che il Parlamento italiano è uno dei pochi che non si è ancora dotato di un Ufficio di consulenza scientifica. Che secondo questo sondaggio non funziona a dovere, ma se non c'è non funziona affatto.

 

 
 
 
 
Articoli correlati

Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

La nuova grande emigrazione che mette a rischio il futuro dell’Italia

Una vignetta che rappresenta un cervello dotato di braccia e gambe che sta fuggendo via

Alessandro Foti, ricercatore italiano che lavora al Max Planck di Berlino, nel suo recente saggio Stai fuori! allinea molti dati e numeri per mostrare come il vero rischio per l’Italia oggi non è l’immigrazione, ma una nuova ondata di emigrazione, che riguarda in primo luogo i giovani, molti dei quali laureati. Un fenomeno a senso unico, non compensato dall’arrivo di giovani provenienti dagli altri Paesi europei, che drena le risorse del Paese e lo priva delle energie indispensabili allo sviluppo. L’emorragia di giovani è un segnale d’allarme importante, che mette a nudo la mancanza di attrattività del nostro Paese, specialmente nel campo della ricerca, e che, se ancora trascurato, condanna l’Italia a non avere un futuro. Immagine: ChatGPT

«Ho deciso di ragionare su questi temi perché li ho vissuti sulla mia pelle. L’ho fatto con curiosità e attenzione, ma spero senza la presunzione di avere una sola verità. Quello che voglio trasmettere, però, è un senso di urgenza». Così Alessandro Foti, ricercatore in immunologia al Max Planck Institute di Berlino dopo avere studiato Biologia alla Sapienza, spiega ai lettori che cosa l’ha spinto a scrivere Stai fuori!