Elsevier ha annunciato il ritiro di una ventina di articoli dalla rivista Science of the Total Environment (STOTEN) a causa di una nuova frode, questa volta legata ai processi di revisione. La truffa si basava sull'uso di indirizzi email falsi per impersonare referee accademici, compromettendo la qualità del controllo editoriale. Il caso ha portato l'editore a rivedere le sue politiche, eliminando l'accettazione di suggerimenti degli autori per i revisori.
La casistica delle frodi scientifiche si arricchisce in continuazione mostrando creatività degna di miglior causa. Elsevier ha appena annunciato che ritirerà una ventina di articoli pubblicati sulla rivista STOTEN (Science of the Total Environment), tutti riconducibili alla stessa persona perché è stata evidenziata una falla nel meccanismo di controllo della qualità dei lavori.
Quanto emerso ha un che di surreale ma, a pensarci bene, non è difficile da realizzare. Iniziamo col dire che i lavori scientifici sottoposti per pubblicazione a qualsiasi rivista seria devono passare il vaglio di giudici competenti, che devono consigliare l’editor sulla qualità e pertinenza dell’articolo, sulla correttezza dell’analisi, sull’originalità dell’approccio. Trovare i giudici, in gergo referee (come gli arbitri delle partite di calcio), non è sempre facile. Per questo sono molte le riviste che, per facilitare il lavoro degli editor che spesso faticano a trovare i referee che abbiano tempo e voglia di fare una valutazione per la quale non avranno né gloria né onori, chiedono agli autori suggerimenti su possibili candidati, aggiungendo anche la possibilità di segnalare nomi da evitare (nessuno vuole che un suo articolo finisca nelle mani dei suo peggior nemico).
È una pratica abbastanza comune, tanto che sono stata stupita quando, nella mia qualità di editor di una delle riviste di astrofisica di Elsevier, ho ricevuto una mail che mi invitava a non tenere conto dei nomi suggeriti dagli autori. Ho pensato a un cambiamento della politica editoriale, invece era la conseguenza di una fantasiosa truffa proprio basata sui nomi suggeriti per la valutazione degli articoli.
Lo schema, raccontato da Science Insider, è semplice ma efficace. Il signor XXX manda un lavoro alla rivista suggerendo come possibile referee il Dr. Pinco Pallo, scelto tra i nomi noti nel settore, fornendo un indirizzo del tipo [email protected]. Il nome non è nuovo all’editore della rivista, che accetta il suggerimento e manda il lavoro all’indirizzo suggerito. Certo non è un indirizzo accademico, ma sono molti gli scienziati che, per semplicità, usano un account personali. Peccato, però, che il vero Pinco Pallo non sappia nulla di questo account creato da qualcun altro che vuole appropriarsi della sua identità per ricevere articoli da giudicare e produrre rapporti di referee favorevoli alla pubblicazione dell’articolo.
Il vaso di Pandora è stato aperto quando l’editor del giornale STOTEN, forse insospettito, ha scritto al vero signor Pinco Pallo al suo indirizzo mail accademico per chiedere se l’indirizzo Gmail fosse suo. Lì è cascato l’asino, ed è per questo che, essendo venuta a mancare la fiducia nel processo di valutazione, STOTEN ha ritirato tutti gli articoli riconducibili allo scienziato XXX che ha inondato il web delle sue giustificazioni, dal momento che sostiene di essere assolutamente estraneo a tutto questo. A scanso di equivoci, inoltre, la casa editrice ha istruito tutti gli editor di tutti i suoi giornali affinché non prendano in considerazione nomi di referee suggeriti dagli autori, spiegando la vera ragione della mail che mi aveva incuriosita.