Le difficoltà del fare ricerca in Italia sono, purtroppo, tristemente note. Alla costante riduzione dei fondi (in particolare quelli dedicati alla ricerca di base) che non permette al nostro Paese di competere a livello internazionale con il dovuto sostegno, si aggiunge ora un elemento ben più grave: la negazione della libertà di ricerca, sancita dall’articolo 33 della nostra Costituzione.
Ciò è successo in occasione dell’emissione del bando di ricerca sulle Cellule Staminali da parte del Ministero della Salute lo scorso anno. Nel testo si leggeva chiaramente che al finanziamento non potevano concorrere progetti di ricerca che prevedessero l’uso delle cellule staminali embrionali umane. Questa esclusione non è giustificabile né sul piano scientifico (le cellule staminali embrionali sono indispensabili per comprendere I complessi meccanismi del differenziamento cellulare), né sul piano giuridico (l’utilizzo delle cellule staminali embrionali umane è legale nel nostro paese). L’esclusione dell’uso di questo tipo di cellule dal finanziamento costituisce un chiaro controllo ideologico delle attività di ricerca da parte della politica.
Contro questa ingiustificata discriminazione, io insieme alle colleghe Elena Cattaneo (Universita’ degli Studi di Milano) ed Elisabetta Cerbai (Universita’ degli Studi di Firenze) abbiamo fatto ricorso prima al TAR del Lazio e successivamente al Consiglio di Stato, riportando due successive sconfitte. Il TAR ha respinto l’istanza sostenendo che solo I «destinatari istituzionali» avevano diritto a ricorrere e che la legge 40/2004 «pone specifici limiti alla sperimentazione sugli embrioni umani». La legge 40 sulla procreazione assistita vieta la distruzione degli embrioni, ma non vieta la ricerca su cellule embrionali staminali esistenti (si veda la lettera scritta da Amedeo Santosuosso, Consigliere della Corte d'Appello di Milano) che possono essere acquistate all’estero!
Il Consiglio di Stato respinge il ricorso poiché:
“a) in
difetto di formazione e presentazione di un progetto di ricerca e della domanda
di partecipazione (ancorché destinata all’esclusione), appare fortemente dubbia
la sussistenza della legittimazione al ricorso;
b)
la circostanza che la legge consenta la ricerca su embrioni umani a fini
terapeutici e diagnostici non vincola l’amministrazione a concedere
finanziamenti pubblici per tale tipo di ricerca, rientrando nella
discrezionalità del bando la scelta dei tipi di ricerca finanziabili”.
E’ evidente che il Ministero definendo le linee prioritarie della ricerca può includere alcuni tipi di sperimentazione ed escluderne altri. Ma nello specifico del bando di ricerca sulle cellule staminali il punto è che non sussite alcuna ragione scientifica che motivi il divieto di finanziare proposte che utilizzino le embrionali staminali umane pertinenti alle richieste del bando stesso. L’esclusione costituisce un arbitrio, in contrasto con il dovere della politica di destinare fondi pubblici senza preclusioni ideologiche, in modo trasparente.
Nonostante le due decisioni negative intendiamo continuare la nostra battaglia che purtroppo però è combattuta tra l’indifferenza generale. Solo l’associazione Luca Coscioni cha promosso un’azione di supporto (per una cronistoria sempre aggiornata si veda il sito: http://www.lucacoscioni.it/rassegnastampa/bando-di-ricerca-sulle-cellule-staminali-aggiornamento-della-cronistoria) e, a oggi, circa un centinaio di persone (la maggior parte ricercatori sia italiani che stranieri) ha appoggiato la nostra iniziativa, esprimendo solidarietà. Affinché tali diritti possano essere riaffermati è necessario che la comunità scientifica e la società civile ci sostengano. Auspichiamo che gli scienziati italiani protestino per l’insostenibile atteggiamento del governo verso la ricerca.
Per far conoscere la nostra iniziativa abbiamo scritto una lettera alla rivista scientifica Nature consultabile al sito http://www.nature.com/nature/journal/v463/n7282/full/463729c.html e nella versione italiana su questo sito: Staminali embrionali, la ricerca discriminata