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L'idea pericolosa di Galileo

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“Non esiste scienza senza comunicazione”. Questa la grande e pericolosa intuizione che elabora Galileo Galilei, padre non solo della scienza moderna, come oramai tutti gli storici dichiarano, ma anche di una scienza della comunicazione della scienza. Così Pietro Greco, giornalista scientifico e scrittore, propone di considerare il 12 marzo 1610, giorno della pubblicazione della prima edizione del Sidereus Nuncius, come data di nascita della comunicazione pubblica della scienza, oltre che come simbolo dell’inizio di una nuova scienza, caratterizzata dall’utilizzo del moderno metodo scientifico e di tecnologie di supporto al processo di scoperta: nel caso di Galileo rappresentate dal cannocchiale che puntato verso la Luna ha permesso le rigorose osservazioni di cui parla il testo.

Questo è l’oggetto su cui riflette Pietro Greco ne L’idea pericolosa di Galileo. E attorno al racconto della nascita e degli sviluppi di questa nuova concezione di scienza, che ingloba profondamente in sé anche tutte le relazioni comunicative direttamente o indirettamente a lei connesse, tutto il testo prende forma, per indurre a riflettere e ragionare anche sugli sviluppi più attuali della comunicazione scientifica, delle sue criticità e delle sue enormi potenzialità.

Il testo inizia raccontando di Galileo che non solo osserva il cielo con “gli occhi nella fronte e nel cervello”, ma pensa subito a comunicare le mirabili scoperte scrivendo nell’arco di poche settimane un resoconto chiaro e trasparente su esse. Così facendo Galileo di fatto sancisce la nascita di quella fondamentale caratteristica della scienza moderna che il sociologo Merton definisce universalismo. Col proseguire dei capitoli Greco estende il suo studio e la sua osservazione a tutto il ‘600 e alle grandi innovazioni che questo secolo ha portato non solo all’interno delle comunità scientifiche, ma nell’intera società. Così dapprima racconta gli sviluppi di una scienza, che con la nascita delle accademie, la loro istituzionalizzazione e l’inizio della professionalizzazione del philosophus naturalis, muta i propri connotati, dando il via alla costruzione di quelle torri d’avorio che ancora caratterizzano la scienza contemporanea rendendo anche oggi impresa non semplice e discussa la possibilità di comunicare i “tesori della ricerca” ai pubblici dei non esperti. L’autore poi, non facendosi bloccare da queste mura per osservare la scienza e la sua evoluzione, mostra molto chiaramente come l’elemento della comunicazione sia fondamentale non solo all’interno del collegio invisibile degli scienziati, ma anche all’esterno, al di fuori della torre, e sia presente già nel ‘600 attraverso l’utilizzo di affascinanti strumenti quali i cosiddetti “teatri per la meraviglia”, i musei, e ancora i libri, le gazzette fino a quei caffé, veicoli non solo della nuova e omonima bevanda, ma anche di colte conversazioni, scambi di idee e dibattiti sulla scienza. Scienza e società dunque, già nel ‘600 dialogavano profondamente e una riprova di questa connessione si riscontra nel centrale capitolo che mette in evidenza i forti legami esistenti tra arte, scienza e filosofia. Una tale e profonda tessitura si ritrova nello stesso Galileo, che durante la sua formazione era stato fortemente influenzato dal musicista e padre Vincenzo Galilei.  Galileo, poi, profondissimo amante dell’arte e della pittura, ha influito anche sull’arte del suo tempo svolgendo un ruolo attivo, come nella ribellione alla corrente manierista presente a quell’epoca e appoggiando lo sviluppo del nascente movimento barocco. Molti sono gli esempi che riportano prove delle interrelazioni e delle reciproche influenze che permeano gli sviluppi di arte e scienza, tanto da indurre Greco a identificare una vera e propria osmosi tra rivoluzione scientifica e rivoluzione artistica. Osmosi dovuta, secondo l’autore, alle fitte relazioni di tipo comunicativo già presenti durante questa epoca storica.

Il ‘600 è dunque secolo da conoscere, studiare e comprendere, se si vuole capire a fondo la contemporaneità e le sue caratteristiche. Le dinamiche che si instaurano all’interno della scienza, e quelle che caratterizzano i tanti pubblici che ad essa guardano, presero forma proprio allora. Certo oggi le relazioni che caratterizzano i rapporti tra scienza e società si sono evoluti, sono mutati i mezzi, le quantità, le tipologie delle relazioni comunicative. Ma come allora, queste sono fittamente interconnesse e reciprocamente dipendenti. Ognuna di esse secondo Greco deve essere osservata, studiata, presa in egual considerazione ed esplorata come da un turista curioso che vuole visitare, conoscere e far suo quell’affascinante crocevia di acque e ponti, canali e case, mari e cieli che dà forma e vita all’intricato quanto straordinario arcipelago di Venezia.


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Crediti: Foto di Katie Rainbow/Unsplash

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