fbpx I progressi deI Trattato di non proliferazione nucleare | Scienza in rete

I progressi deI Trattato di non proliferazione nucleare

Read time: 3 mins

La sera del 28 maggio scorso si è conclusa a Nuova York l’ottava conferenza di revisione del trattato di non proliferazione (NPT), con l’adozione unanime di un documento finale. Fino all’ultimo momento era rimasta incerta l’adesione al documento da parte dell’Iran, e il raggiungimento dell’unanimità è stato salutato con un applauso liberatorio da parte dei 2000 delegati dei 172 paesi, 15 agenzie internazionali e 121 organizzazioni non governative che hanno partecipato alla conferenza, iniziata il 3 maggio sotto la presidenza dell’ambasciatore filippino Libran Cabactulan. L’applauso esprimeva anche la soddisfazione del rilancio dell’approccio negoziale internazionale ai problemi delle armi e dell’energia nucleari, interrotto e messo in crisi dal fallimento della conferenza di revisione del NPT del 2005, quando due settimane furono necessarie per definire l’agenda dei lavori che non portarono ad alcun accordo significativo, e dagli sviluppi negativi degli ultimi 10 anni. L’ottava conferenza ha invece immediatamente adottato l’agenda e le procedure suggerite dal comitato preparatorio, lanciato alla 61a sessione dell’Assemblea generale dell’ONU il 6 dicembre 2006 e riunitosi in tre sessioni di lavoro nel 2007, 2008 e 2009.

Il documento finale consiste di un rapporto in 122 punti sui lavori della conferenza redatto dal presidente Cabactulan, in cui vengono presentate le analisi e le posizioni della conferenza sulle questioni generali e i singoli articoli del trattato, e di cui la conferenza ha preso atto (“noted”), e una serie di 64 azioni, adottate formalmente, finalizzate a rafforzare i tre capisaldi del NPT: il disarmo e la non proliferazione di armi nucleari e lo sviluppo degli usi pacifici dell’energia nucleare. Come succede spesso nelle vaste assise internazionali quando si vuole ottenere il consenso generale, alcune proposte più incisive sono state ridimensionate e ricordate come espresse “da alcune parti”; comunque, come hanno convenuto più osservatori di organizzazioni non governative (Chobei 2010, Crail 2010, Kimball 2010, Godsberg 2010, Dhanapala e Cotta-Ramusino 2010), non ci si è ridotti al minimo comun denominatore o a pure formalità diplomatiche. 

Vi è un preciso progresso rispetto alle conclusioni delle conferenze del 1995 e 2000 su tutti i tre pilastri del NPT. La stessa introduzione di piani d’azione costituisce un importante risultato, in quanto essi precisano iniziative specifiche e verificabili, che gli stati parte si impegnano a perseguire, trasformando gli obiettivi generici del trattato in azioni tangibili giudicabili da parte della comunità internazionale.

Sul tema del disarmo, i cinque paesi cui il NPT riconosce il possesso di armi nucleari (Cina, Francia, Russia, UK, USA) sono impegnati ad accelerare progressi concreti sulla via dell’eliminazione delle armi nucleari di ogni tipo e missione, della riduzione della loro importanza nella politica e nelle dottrine militari, della trasparenza e della mutua fiducia, anche per sviluppare politiche per la prevenzione del loro impiego. Anche se non si è riusciti a imporre delle scadenze temporali precise, si richiede una relazione sugli sviluppi al comitato preparatorio della prossima conferenza di revisione (2015) e la creazione di un corpo sussidiario della Conferenza del Disarmo che riguardi specificatamente le armi nucleari. Ai cinque paesi vengono inoltre richieste assicurazioni che non verranno impiegate armi nucleari contro i paesi non nucleari aderenti al NPT.

Riferimenti
Il testo del documento finale della conferenza assieme ai documenti presentati e alle dichiarazioni dei partecipanti si trova sul sito delle Nazioni Unite.
Deepti Chobei, Understanding the 2010 NPT Review Conference, Carnegie Endowement for International Peace, June 3, 2010.
Peter Crail, NPT Parties Agree on Middle East Meeting, Arms Control Today, June 2010.
Jayantha Dhanapala and Paolo Cotta-Ramusino, Statement on the Conclusion of the NPT Review Conference, Pugwash Conferences, 29 May 2010. 
Alicia Godsberg, NPT RevCon ends with a consensus Final Document, Federation of American Scientists, June 2, 2010.
Daryl G. Kimball, ACA Welcomes NPT Review Consensus, Arms Control Association, May 28, 2010. 
Alessandro Pascolini, Il disastro di Chernobyl e le iniziative internazionali per la sicurezza nucleare parte seconda: accordi e convenzioni internazionali, Pace diritti umani IV, 2007, pp. 49-74.
Alessandro Pascolini, Una pesante eredità della guerra fredda: le enormi scorte di materiali fissili con potenzialità militari, Pace diritti umani V 3, 2008, pp. 53-93.
Alessandro Pascolini, Hot spot a nord del 30° parallelo, Sapere, febbraio 2010, pp. 22-27.


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

La COP29 delude. Ma quanti soldi servono per fermare il cambiamento climatico?

Il presidente della COP 29 di Baku, Mukhtar Babayev, chiude i lavori con applausi più di sollievo che di entusiasmo. Per fortuna è finita. Il tradizionale tour de force che come d'abitudine è terminato in ritardo, disegna un compromesso che scontenta molti. Promette 300 miliardi di dollari all'anno per aiutare i paesi in via di sviluppo ad affrontare la transizione, rimandando al 2035 la "promessa" di 1.300 miliardi annui richiesti. Passi avanti si sono fatti sull'articolo 6 dell'Accordo di Parigi, che regola il mercato del carbonio, e sul tema della trasparenza. Quella di Baku si conferma come la COP della finanza. Che ha comunque un ruolo importante da giocare, come spiega un report di cui parla questo articolo.

La COP 29 di Baku si è chiusa un giorno in ritardo con un testo variamente criticato, soprattutto dai paesi in via di sviluppo che hanno poca responsabilità ma molti danni derivanti dai cambiamenti climatici in corso. I 300 miliardi di dollari all'anno invece dei 1.300 miliardi considerati necessari per affrontare la transizione sono stati commentati così da Tina Stege, inviata delle Isole Marshall per il clima: “Ce ne andiamo con una piccola parte dei finanziamenti di cui i paesi vulnerabili al clima hanno urgentemente bisogno. Non è neanche lontanamente sufficiente.