Solamente 50 anni fa, era la metà degli anni 50 del secolo scorso, ricordo che ci si chiedeva seriamente se il nostro sistema solare fosse "unico", se esistessero altri pianeti nella nostra galassia, e soprattutto se ne esistessero di simili alla Terra. L'idea che potessimo essere unici era considerata assolutamente plausibile e, a essere onesti, qualcuno ancora pensa che possa essere così, nonostante le osservazioni di Galileo e la rivoluzione Copernicana che già quattrocento anni orsono avevano iniziato a smantellare l'antropocentrismo che da sempre ci accompagna e inevitabilmente limita la nostra immaginazione.
Oggi sappiamo che esiste una moltitudine di pianeti extrasolari e l'annuncio della scoperta di un intero sistema planetario costituito da ben sette pianeti in orbita intorno alla loro stella è di pochi giorni fa (cf. http://www.media.inaf.it/2010/08/24/sette-pianeti-per-un-sole/). I pianeti che conosciamo ammontano ormai a diverse centinaia e il loro numero aumenta di giorno in giorno grazie a strumentazione sempre più raffinata e intera-mente dedicata alla loro ricerca come ad esempio quella disponibile su i due telescopi spaziali CoRoT (smsc.cnes.fr/COROT/) e Kepler (kepler.nasa.gov) o montata su telescopi a terra (obswww.unige.ch/instruments/harps/).
Il tema è certamente appassionante c'è persino una bella Apps disponibile gratuitamente per iPhone/iPad (si chiama Exoplanet), che non solo fornisce un elenco aggiornato di tutti i pianeti extrasolari scoperti, con le loro principali caratteristiche molto ben illustrate in forma grafica (quasi cinquecento all'ultimo aggiornamento del 27 agosto scorso), ma pure permette di produrre dei grafici con cui valutare eventuali correlazioni tra vari parametri che caratterizzano i pianeti scoperti. Un grafico è particolarmente interessante: quello che vede la distribuzione della massa dei pianeti in funzione dell'anno della loro scoperta. Il grafico è meglio visualizzato se si utilizza per la massa la scala logaritmica. Quello che salta subito all'occhio, è che nei vent'anni che sono passati dalla scoperta del primo pianeta extrasolare siamo andati scoprendo pianeti via via sempre più piccoli e sempre più simili alla Terra. Questo in quanto le tecniche di ricerca sono andate affinandosi nel tempo e sono diventate sempre più sensibili, così da registrare non solo le grandi perturbazioni generate dai pianeti giganti sulla stella intorno alla quale orbitano, ma anche quelle di sempre minore entità prodotte da pianeti più "leggeri" o le deboli attenuazioni della luce emessa dovuta al transito del pianeta davanti alla stella. Se si pesca con reti a maglie larghe si troveranno solo pesci grandi. Ma anche quelli piccoli esistono e sono tanti, solo servono reti a maglie strette per pescarli!
E' ormai evidente che di pianeti nell'universo ne esistono a miliardi e che i sistemi planetari sono estremamente comuni. Abbiamo dunque superato l'ingenuità di pensare che il nostro sistema solare, e anche la Terra, sia unico. Presto saranno possibili osservazioni sistematiche delle atmosfere degli esopianeti; potremo quindi studiarne la composizione. Sarà un altro passo importante per capire le proprietà di questi mondi, la loro abitabilità e scoprire quei segni che ci possono indicare lo sviluppo di vita biologica.
Ma non ripetiamo ancora una volta l’errore di pensare che siamo “speciali” e che la vita come si è sviluppata ed evoluta sulla Terra sia l’unico modello possibile. Prepariamoci piuttosto a studiare quanto stiamo scoprendo con mente molto aperta. Le sorprese saranno indubbiamente tante e affascinanti.