La Città della Scienza di Napoli è una realtà che negli anni ha avuto l’apprezzamento di tanti. È stat insignita nel 2005 del titolo di miglior museo scientifico europeo; è stata premiata dall’Unione Europea nel 2006 col Premio Descartes per la comunicazione scientifica e nel 2007 come migliore incubatore di nuova impresa. È stata riconosciuta da Eurispes come una delle 100 eccellenze italiane.
Città della Scienza è una realtà attiva in svariati progetti. E vanta collaborazioni a livello locale, nazionale e internazionale di assoluto prestigio.
Istituzioni come queste – non siamo certo gli unici in Italia – hanno l’effetto indiscutibile di aumentare il tasso di cultura scientifica e di innovazione. E quindi di innalzare il livello di competitività del “sistema Paese”.
Città della Scienza, come sanno le centinaia di migliaia di persone che ogni anno la visitano e la utilizzano per le proprie attività, è il volto migliore della nuova Bagnoli. Tant’ che è diventata il più grande attrattore di turismo scientifico del nostro paese: un luogo di incontro per gli insegnanti e gli studenti, le famiglie, i bambini, i tanti che amano l’avventura scientifica e hanno sete di conoscenza.
A Città della Scienza sono nate decine di nuove aziende “della conoscenza”. Insomma, stiamo parlando di un’istituzione che produce ricchezza e che dà reddito, in maniera diretta o indiretta, ad oltre mille persone.
Ma si badi: non stiamo parlando affatto di una struttura “assistita”.
Città della Scienza ha, tra i suoi vanti, anche quello di essere uno dei musei scientifici interattivi europei con il più alto grado di autofinanziamento (circa il 70%) ricavato dalle proprie attività di mercato nei confronti di vari clienti. Al contrario, la gran parte dei musei scientifici di altri paesi europei sono finanziati per la gran parte (quasi sempre oltre il 70%, talvolta oltre il 90%) con fondi pubblici.
In questo momento la Fondazione Idis-Città della Scienza vanta, nei confronti della Regione Campania, crediti immediatamente esigibili per circa 7,5 milioni di euro. Di cui: 3 milioni riguardano infatti le attività di promozione della cultura scientifica svolti nel 2008 nell’ambito di un Accordo di programma tra Regione e ministero dell’Università; altri 2 milioni rappresentano il contributo istituzionale della Regione per l’anno 2009 emanato con colpevole ritardo (solo nel marzo 2010) in attesa del rinnovo dell’Accordo di programma per gli anni successivi al 2008; i rimanenti 2,5 milioni di euro, infine, sono legati ad attività e gare varie.
Queste risorse sono tutte allocate, ma non sono mai state corrisposte. Da due anni e con due amministrazioni di diverso colore politico questi debiti non sono, neanche in parte, saldati. Attualmente le risorse non solo sono bloccate, ma alcune sono anche a rischio di tagli.
Nelle settimane passate si è aperto un ampio dibattito nel Paese attorno alla necessità di tagli alle istituzioni culturali per combattere la crisi economica. Risparmiare sulla cultura e la ricerca è, a mio avviso, sia irragionevole che riprovevole (perché ciò vuol dire, nella società della conoscenza, compromettere il futuro del Paese). Tuttavia sarebbe una scelta legittima qualora questi tagli riguardassero il futuro, obbligando a una diversa programmazione e a necessari sacrifici.
Nel nostro caso, invece, cancellare crediti pregressi, derivanti da contratti per lo svolgimento di attività già effettuate, rendicontate, approvate dagli uffici competenti e addirittura liquidabili, è anche illegittimo.
Le conseguenze? Da quattro mesi quasi cento lavoratori di Città della Scienza non ricevono lo stipendio, mentre mancano i soldi per pagare i fornitori e utenze. Insomma le conseguenze comportano la forzata cessazione delle attività.
Tutto ciò proprio quando il Mezzogiorno, la Campania e Napoli avrebbero bisogno di un rilancio deciso, a partire da ciò che funziona e produce; e soprattutto da ciò che produce e diffonde conoscenza scientifica, fattore da tutti riconosciuto come cruciale per la competitività del territorio e dell’intero Paese.