fbpx Donare i tessuti malati per sconfiggere il cancro | Scienza in rete

Donare i tessuti malati per sconfiggere il cancro

Tempo di lettura: 2 mins

Quando si scopre di avere un cancro, il primo e unico pensiero è quello di liberarsene. A nessuno viene certo in mente l'idea un po' morbosa di farsi dare dal chirurgo il tessuto rimosso per conservarlo: che venga buttato e non ci si pensi più. E invece bisognerebbe donarlo, perché oggi quei campioni sono preziosi e contesi.

I ricercatori di tutto il mondo vorrebbero disporne in grande quantità e varietà per poter passare al setaccio, con le attuali tecnologie, i geni e le proteine delle cellule tumorali, allo scopo di individuare sempre nuove chiavi biomolecolari per migliorare le cure. L'analisi di quali geni e quali molecole particolari sono espresse nei tumori può produrre indizi per distinguere, tra tipi apparentemente simili di neoplasie, quelle che sono destinate a crescere più rapidamente e dare metastasi, o a ripresentarsi dopo l'intervento. In particolare sui campioni tumorali si possono fare studi per distinguere quali tipi di cancro rispondono ai farmaci, soprattutto ai più nuovi e cosiddetti intelligenti, mirati appunto a bersagli molecolari.

Per questo motivo, oggi quasi ogni trial per provare nuovi rimedi contro il cancro prevede ormai anche la raccolta di campioni del tumore rimosso al malato che accetta di partecipare. E gli sponsor principali di questi trial, le grandi imprese farmaceutiche, stanno mettendo in piedi ognuna la propria banca di tessuti tumorali, con l'idea di conservarli indefinitamente come potenziale miniera di informazioni. Che può facilmente trasformarsi in una miniera d'oro, perché lo scopo dichiarato è quello di arrivare nel prossimo futuro a mettere in commercio ogni nuovo medicinale con il suo bravo test genetico o molecolare che consente di individuare chi se ne può giovare.

Nella corsa che si è così messa in moto, purtroppo non si è ancora pensato a definire regole precise, per evitare abusi e controversie.

Il Comitato etico indipendente della Fondazione IRCCS Istituto nazionale dei tumori di Milano ha avviato nel 2008, sul tema dell'uso dei campioni di tessuti umani a scopo di ricerca, un percorso di consultazione e condivisione di criteri con gli altri CEI disponibili e con i diversi attori: ricercatori, esperti di bioetica, giuristi, rappresentanti dei pazienti, esponenti dell'industria, esperti delle attività regolatorie.
Il percorso si è articolato in un primo incontro, svoltosi in Istituto nel novembre 2008, cui è seguita una prima bozza di documento di consenso. Su questa base si è organizzato un secondo incontro di discussione nel giugno 2009, e si è conclusa la consultazione nel novembre 2009 con un workshop pubblico.
Al termine di questo percorso si è costituito un comitato di scrittura, incaricato di condensare le raccomandazioni etico- giuridiche in un documento finale, che viene proposto a tutti gli interessati come elemento di discussione.

Roberto Satolli è presidente del Comitato etico Istituto dei tumori di Milano

Articoli correlati

Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

La COP29 delude. Ma quanti soldi servono per fermare il cambiamento climatico?

Il presidente della COP 29 di Baku, Mukhtar Babayev, chiude i lavori con applausi più di sollievo che di entusiasmo. Per fortuna è finita. Il tradizionale tour de force che come d'abitudine è terminato in ritardo, disegna un compromesso che scontenta molti. Promette 300 miliardi di dollari all'anno per aiutare i paesi in via di sviluppo ad affrontare la transizione, rimandando al 2035 la "promessa" di 1.300 miliardi annui richiesti. Passi avanti si sono fatti sull'articolo 6 dell'Accordo di Parigi, che regola il mercato del carbonio, e sul tema della trasparenza. Quella di Baku si conferma come la COP della finanza. Che ha comunque un ruolo importante da giocare, come spiega un report di cui parla questo articolo.

La COP 29 di Baku si è chiusa un giorno in ritardo con un testo variamente criticato, soprattutto dai paesi in via di sviluppo che hanno poca responsabilità ma molti danni derivanti dai cambiamenti climatici in corso. I 300 miliardi di dollari all'anno invece dei 1.300 miliardi considerati necessari per affrontare la transizione sono stati commentati così da Tina Stege, inviata delle Isole Marshall per il clima: «Ce ne andiamo con una piccola parte dei finanziamenti di cui i paesi vulnerabili al clima hanno urgentemente bisogno. Non è neanche lontanamente sufficiente.