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Composizione della spesa militare italiana

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Comprendere l’esatto ammontare delle spese militari italiane è un’operazione molto complessa; a renderla difficile contribuiscono i numerosi attori istituzionali che vi partecipano ed i mille rivoli da cui attingere fondi, per il corretto funzionamento del settore.

Gli attori principali che partecipano alla definizione della spesa militare italiana sono: il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF), il Ministero della Difesa, il Ministero dello Sviluppo Economico, ex dicastero delle Attività Produttive, (MSE), essi costituiscono la componente politica; l’apparato militare che stabilisce i programmi sulla base di strategie che tengono conto delle così dette minacce esterne e degli obiettivi di proiezione di potenza.

Lo stanziamento complessivo, ascritto per il 2011, al Ministero della Difesa  è pari a 20.494,6 mln di €, in aumento di 130,2 mln di €, pari allo 0,6% del totale, rispetto al 2010. Esso si compone di più voci:

  • funzione difesa, che riguarda le componenti terrestri, aeree e navali delle forze armate, ed ammonta a 14.327,6 mln di €, segnando un aumento di 32,6 mln di € pari allo 0,2% del totale rispetto al 2010;
  •  funzione sicurezza del territorio, che riguarda l’arma dei carabinieri per le attività che ricadono all’interno delle competenze del dicastero della Difesa, che ammonta a 5.574,6 mln di €, con un aumento di 145,2 mln di € pari al 2,6% in più rispetto al 2010;
  • funzioni esterne, cioè quelle attività non direttamente collegate con i compiti istituzionali di difesa come l’approvvigionamento idrico per le isole minori o voli di Stato, ammonta a 100,7 mln di €, segnando una contrazione di 49,8 mln di €, pari al 33,1%, rispetto al 2010;
  • trattamento di ausiliaria, cioè il trattamento di quiescenza del personale che ha cessato il servizio permanente ed è collocato in ausiliaria, prima che il relativo onore sia assunto dagli organi previdenziali, è pari ha 323,8 mln di €, e  segna un aumento di 2.3 mln di € pari ad incremento dello 0,7% rispetto al 2010.

La funzione difesa si suddivide in tre voci: personale, esercizio ed investimento; la ripartizione ottimale dei fondi si ha nel momento in cui essi risultino assegnati per il 50% al personale e per il restante 50% all’esercizio ed investimento.

Nella tabella sottostante sono riportate le varie voci che compongono la funzione difesa e gli importi relativi al 2010 ed al 2011.

Settori               

Esercizio finanziario 2010

Esercizio finanziario 2011

Variazione monetaria

Variazione %

Personale

9.347,1

9.433,9

+ 86,8

+0,9

Esercizio

1.760,4

1.440,0

- 320,4

- 18,2

Investimento

3.187,4

3.453,7

+ 266,3

+ 8,4

Dati ottenuti dalla Nota aggiuntiva allo stato di previsione per la Difesa per l’anno 2011, presentata al Parlamento dal ministro della difesa on. Ignazio La Russa. Le cifre sono in mln di €

Come si nota dalla tabella  le spese militari italiane sono in gran parte assorbite dai costi per il personale.

Esercizio, con tale termine si indicano tutti i costi sostenuti per il funzionamento delle forze armate,incluse le spese per l’addestramento, per la manutenzione dei mezzi e dei materiali, per le infrastrutture, il casermaggio ed altre spese minori. La partecipazioni alle missioni internazionali ha notevolmente incrementato l’usura dei mezzi che richiedono manutenzioni sempre più particolareggiate ed approfondite ma la maggior parte delle volte non possono essere effettuate, per mancanza fondi. Nei rapporti degli anni passati, lo Stato maggiore evidenzia come i tagli costanti apportati a tale voce mettano a repentaglio il corretto funzionamento dei mezzi e l’addestramento del personale da inviare in missioni di pace. La componente politica, come evidenziano i tagli, ha preferito non ascoltare tali preoccupanti voci, privilegiando la via dell’acquisizione di nuovo armamento anziché quella della manutenzione. Oggi nella nota aggiuntiva alla difesa per il 2011, in riferimento ai tagli, leggiamo:

«[…]va evidenziato che le organizzazioni quali la NATO e l’Unione Europea fissano precisi standard qualitativi, addestrativi e di efficienza da conseguire e mantenere per i reparti e le unità specificamente richieste o che ciascuna nazione partecipante, sulla base di intese ed accordi periodici, rende disponibili. Il mantenimento di questi standard internazionalmente riconosciuti è conseguito con attività specificatamente definite e finalizzate a garantire la piena integrazione e l’immediata interoperabilità dei reparti nei dispositivi multinazionali, attività queste che devono essere preparate e sostenute nel tempo. Stante il livello di risorse previsto per il triennio 2011-2013, in assenza di specifici interventi, la prontezza operativa dello Strumento militare rimarrà al livello minimo necessario per far fronte agli impegni internazionali, con il rischio di veder aumentare le criticità che la caratterizzano.»

Alla definizione della spesa militare italiana partecipano il MEF ed il MSE.

Per quanto riguarda il dicastero dell’economia esso stanzierà per il 2011:

  • 1.500 mln di €  per la prosecuzione delle missioni di pace internazionali (di questi 750 mln sono previsti nella legge di stabilità e coprono le spese per il primo semestre dell’anno);
  • 645,8 mln di € si trovano nel fondo per le spese di organizzazione e finanziamento dei servizi di sicurezza. Tale cifra include le spese riservate.

Il Ministero dello Sviluppo economico, con i suoi stanziamenti contribuisce all’acquisto di una larga fetta degli armamenti italiani ed in particolare:

  • 255 mln di € destinato al Fondo per gli interventi agevolati alle imprese, che negli ultimi anni è stato destinato totalmente ad interventi per l’aereonautica e l’industria aerospaziale e duale;
  • 1.483 milioni di € destinato ad interventi agevolativi per il settore aeronautico;
  • 510 milioni di euro destinato ad interventi per lo sviluppo e l’acquisizione delle unità navali della classe FREMM.

Fatte le dovute somme il settore della difesa gode di stanziamenti pari a 24.888,4 mln di €. Tutto questo avviene mentre i politici parlano di tagliare le spese improduttive e razionalizzare le spese dello Stato. La domanda che sorge è, una spesa così strutturata per il settore della difesa a chi conviene? Chi ne definisce le priorità? Di certo non lo stato maggiore che vede le sue richieste cadere costantemente nel vuoto visto i tagli che la voce esercizio subisce da diversi anni.

Nella tabella seguente riporto i tre programmi d’armamento più costosi degli ultimi decenni.

Programma d’armamento

Costo iniziale

Costo intermedio

Costo finale

Variazione

Portaerei Cavour

1.500 mld di lire

2.200 mld di lire

1.390 mln di €

55,68

EFA

15.759 mld di lire (per 121 aerei)

18,1 mld di € 8per 96 aerei)

45,9

F-35 JSF

13 mld di € (+ 750 mln in ricerca e sviluppo e 650 mln per la fase di pre-industrializzazione)

Fonte: Nota aggiuntiva allo stato di previsione per la Difesa per l’anno 2011; Massimo Paolicelli e Francesco Vignarca, Il caro armato: spese affari e sprechi delle Forze Armate italiane, Altreconomia edizioni 2009.

- SIPRI Yearbook 2010 Armaments, Disarmament and International Security, Oxford University Press, Stoccolma 2010.
- Massimo Paolicelli e Francesco Vignarca, Il caro armato: spese affari e sprechi delle Forze Armate italiane, Altreconomia edizioni 2009.
- Nota aggiuntiva allo stato di previsione per la Difesa per l’anno 2011, presentata al Parlamento dal ministro della difesa on. Ignazio La Russa.
- Rapporto di Sbilanciamoci sulla finanziaria 2011.

Links
http://www.governo.info
http://www.sbilanciamocci.info


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