fbpx La nuova geografia della ricerca | Scienza in rete

La nuova geografia della ricerca

Read time: 3 mins

La geografia della ricerca scientifica e dell’innovazione tecnologica continua a cambiare. Proponendo novità e inediti a ritmo continuo. Il nuovo rapporto della rivista americana R&D Magazine sugli investimenti in ricerca nel mondo, il 2011 Global R&D Forecast Funding, ce ne propone diverse.

La prima è che nell’anno appena concluso, il 2010, l’Asia (34,8% degli investimenti globali in R&S) ha superato gli Stati Uniti (34,4%) ed è diventato la prima fonte al mondo di finanziamento per la ricerca scientifica e l’innovazione tecnologica. Non era mai successo, in tempi recenti.

La seconda novità è che due soli paesi asiatici, Giappone e Cina, con il 24,6% degli investimenti globali, superano l’Europa, scesa al 23,3%. Per avere un’idea dell’intensità e della rapidità del cambiamento, basti pensare che all’inizio del decennio appena concluso, appena otto o nove anni fa, l’Europa investiva in ricerca più dell’Asia intera. Ora investe meno di due soli paesi asiatici.

Ma c’è un dato che, sebbene non sia più una novità, anzi proprio perché è stabile, deve far riflettere noi europei: il Vecchio Continente investe, in media, in ricerca l’1,6% della ricchezza che produce, contro l’1,9% della media mondiale. La scienza moderna è nata in Europa. Il nostro continente ne ha detenuto per tre secoli abbondanti il monopolio. Per un altro secolo lo ha condiviso con l’America del Nord. Questa è la prima volta, negli ultimi quattro secoli, che l’Europa “crede” nella scienza meno del resto del mondo.

Quanto al mondo, rivela il R&D Magazine, le risorse per la scienza continuano a crescere. Hanno raggiunto, nel 2010, i 1.150,6 miliardi di dollari complessivi, con un incremento al netto dell’inflazione rispetto al 2009 del 3,9%.

Ma il trend degli investimenti non è omogeneo, tuttavia. È in crescita veloce in Asia, è stabile in America del Nord, è in diminuzione in Europa.

Ma quali sono le previsioni per il 2011? L’anno che è appena iniziato comporterà ulteriori novità. La prima è che la Cina supererà il Giappone per investimenti assoluti in R&S, raggiungendo il secondo posto, alle spalle degli Stati Uniti, nella classifica dei paesi che spendono di più in ricerca. Gli investimenti complessivi in R&S aumenteranno, al netto dell’inflazione, del 3,5%. Per il resto, l’Asia continuerà la sua crescita e l’Europa il suo declino relativo.

E l’Italia? Continuerà a scivolare indietro nella classifica dei paesi che investono di più in R&S. Nel 2010 è stata undicesima. Nel 2011, si prevede, sarà superata dal Brasile e raggiunta da Taiwan. Ma il guaio principale del nostro paese è che pochi parlano di questo continuo arretramento, la maggioranza tra noi è distratta da altre questioni. Dimenticando che oggi la ricerca scientifica e l’innovazione tecnologica sono la leva principale per lo sviluppo economico e sociale delle nazioni.


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Siamo troppi o troppo pochi? Dalla sovrappopolazione all'Age of Depopulation

persone che attraversano la strada

Rivoluzione verde e miglioramenti nella gestione delle risorse hanno indebolito i timori legati alla sovrappopolazione che si erano diffusi a partire dagli anni '60. Oggi, il problema è opposto e siamo forse entrati nell’“Age of Depopulation,” un nuovo contesto solleva domande sull’impatto ambientale: un numero minore di persone potrebbe ridurre le risorse disponibili per la conservazione della natura e la gestione degli ecosistemi.

Nel 1962, John Calhoun, un giovane biologo statunitense, pubblicò su Scientific American un articolo concernente un suo esperimento. Calhoun aveva constatato che i topi immessi all’interno di un ampio granaio si riproducevano rapidamente ma, giunti a un certo punto, la popolazione si stabilizzava: i topi più anziani morivano perché era loro precluso dai più giovani l’accesso al cibo, mentre la maggior parte dei nuovi nati erano eliminati.