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Valutazione: qualche piccolo passo avanti

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Si sta cambiando in Italia sulla valutazione della ricerca? Sul fonte privato abbiamo gli storici buoni esempi di AIRC e Telethon. Nel pubblico la situazione è peggiore. Qualche Regione, come la Toscana e l’Emilia Romagna, hanno sviluppato sistemi di peer-review che, sulla base di esperienze personali come valutatore, mi sono parsi adeguati. Sulla valutazione della ricerca si registrano anche gli interessanti documenti dell'ANVUR (dal Gruppo 2003 opportunamente stimolata con un batteria di domande), dal CEPR e dal CUN. Ma soprattutto sta cambiando il Ministero della Salute. Alcuni anni fa ho sentito Ferruccio Fazio riconoscere in pubblico di aver personalmente beneficiato nella sua carriera di ricercatore dei vecchi meccanismi di assegnazione dei fondi per la ricerca, ma di essere assolutamente determinato a cambiare un sistema che penalizza soprattutto i giovani ricercatori.

Il Ministro della Salute ha quindi stabilito una collaborazione con Toni Scarpa del National Institutes of Health, e più recentemente con Vito Campese dell’Italian Scientists and Scholars di North America Foundation, creando una "giuria" di ricercatori (spesso ma non sempre di origine italiana) che si sono impegnati ad agire da revisori dei progetti di ricerca nell’ambito dei bandi del Ministero della Salute. In una riunione pubblica in cui Toni Scarpa aveva annunciato e descritto il suo progetto di valutazione, avevo criticato il fatto che si dovesse ricorrere a un ente straniero per valutare i progetti dei nostri ricercatori. Trovo tuttora triste che in Italia non si possa ancora impostare un sistema autarchico di peer-review. Purtroppo però gli italiani non si fidano dei loro colleghi, essendo poco diffusa tra noi la cultura della valutazione senza confitti di interesse.

La collaborazione con NIH e ISSNAF ha già permesso di portare a conclusione due valutazioni nell’ambito dei progetti di ricerca biomedica finanziati dal Ministero della Salute nel 2008 e nel 2009. La fase di rodaggio non è stata senza problemi. Il maggiore è stato la lunghissima durata del meccanismo di valutazione: tanto è vero che solo molto recentemente (maggio 2011) sono stati resi noti sul sito web del Ministero i risultati dei bandi 2009. Dal Ministero ci informano che la durata è stata determinata dalla necessità di sottoporre a valutazione da parte di tre valutatori tutti i progetti, di convalidare la qualità delle stesse valutazioni da parte di una study session, e infine di sottoporre ad approvazione da parte della Commissione Nazionale per la Ricerca Sanitaria le graduatorie, in un meccanismo di valutazione, controllo di qualità e assicurazione di qualità rigoroso.

Questa inaccettabile lunghezza va naturalmente corretta, perché gli sportelli di effettiva erogazione dei fondi non possono certo aprirsi due anni e più dopo la presentazione. La regolarità del flusso di finanziamento è uno dei tanti problemi della ricerca scientifica in Italia, e uno dei tanti motivi per cui i giovani cervelli vanno all’estero in cerca di fonti più regolarmente attendibili.

Con questi caveat, il mio giudizio sull’attendibilità della valutazione sulla Ricerca Finalizzata e Giovani Ricercatori 2009 è positivo. Ne’ credo di avere significativi conflitti di interesse, poiché non ho presentato progetti personali e poiché l’IRCCS pubblico di cui sono Direttore Scientifico ha avuto nel bando 2009 risultati definibili senza infamia e senza lode. Da cosa deriva il mio giudizio positivo? Innanzitutto, dal fatto che il Ministero ha aperto il bando 2009 a tutti i ricercatori clinici e biomedici (e non solo agli IRCCS, come era quasi esclusivamente fino al 2008), al fine di conoscere, in uno sforzo senza precedenti, lo stato della ricerca in Italia sulla base dell’espressione libera di idee e progetti da parte del più vasto numero di ricercatori. Inoltre, dal fatto che un finanziamento globale di 101 milioni di Euro solo per la ricerca clinica e biomedica non è certo risibile con questi chiari di luna, tenendo anche conto di ciò che erogano altri enti pubblici e privati!

Sono risultati vincitori e sono stati quindi finanziati 295 progetti (su un totale di 2755 presentati, non certo una distribuzione a pioggia!). Dei 101 milioni di Euro, 30 sono andati ai ricercatori under 40. Le somme assegnate ai progetti vincitori sono state ragionevoli: fra 200.000 e 400.000 Euro, con punte di 600.000 euro ed oltre. La classifica pubblicata sul sito web del Ministero riporta in maniera trasparente gli score dei valutatori, che vanno da 5.0 per i due progetti meglio valutati fino a 15, il cut-off del finanziamento.

Un altro aspetto interessante della classifica riguarda la ripartizione dei progetti vincitori tra le due aree tematiche. Come ci si poteva attendere da un bando del Ministero della Salute, 174 dei 294 progetti finanziati sono dell’area clinico-assistenziale. L’area biomedica, che contiene progetti di ricerca più di base, ha avuto però un risultato lusinghiero: 120 progetti finanziati, in media con uno score migliore dei progetti clinici. Quindi, anche la ricerca traslazionale “bench to bedside”, notoriamente indispensabile per il progresso della medicina clinica, è stata ben ritenuta degna di solidi finanziamenti dal Ministero della Salute.

Infine, alcuni commenti sulle sedi dei vincitori, e quindi sulla destinazione dei fondi. La metà dei progetti (Finalizzata e Giovani Ricercatori insieme) proviene dall’Italia Settentrionale, con la Lombardia in prima fila con ben 109 vincitori su 295. Nella Lombardia stessa spicca il San Raffaele, con 30 progetti, ma ottimi risultati hanno avuto anche l’Istituto dei Tumori, l’Oncologico Europeo e il Besta di Milano, nonché il Mondino e San Matteo di Pavia. Il Centro Italia si è piazzato bene, con 46 progetti. Assai inferiore la performance del Sud-Isole, con 29 progetti finanziati (meno del 10%, in confronto al 50% del Nord e al 35% del Centro, il rimanente è andato a enti nazionali come l’Istituto Superiore di Sanità). Queste differenze, essendo purtroppo lo specchio della situazione della dimensione della ricerca biomedica e clinica nelle diverse regioni in Italia, mi appaiono un indicatore indiretto dell’attendibilità della valutazione eseguita dal Ministero in collaborazione con NIH. Non solo: questa valutazione permette finalmente a ciascuno di conoscere la propria collocazione reale, e di condurre un’analisi delle potenzialità e debolezze della ricerca sanitaria italiana.

Si può fare meglio e di più nel prossimo futuro? Di più sarà difficile, tanto è vero che i finanziamenti 2010 (in attuale enorme ritardo e non ancora resi esecutivi al momento di scrivere) saranno inferiori. Si prevede un fondo totale di 85 milioni, sperando che non ci siano ulteriori tagli dell’ultima ora in rapporto alla recentissima manovra di rientro del governo. Si spera che il prossimo processo di valutazione recuperi i ritardi biblici accumulati con i bandi 2008 e 2009. Ma nel complesso, mi sembra che lo sforzo di peer-review fatto dal Ministero della Salute sia uno dei pochi modelli validi in Italia, insieme alle charities private. Tutto ciò che è stato fatto dal Ministero non apparirebbe niente più di normale nella maggiore parte degli altri paesi Europei e negli USA. Ma in Italia siano nella condizione di dover lodare la normalità!


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