Guido Donegani (Livorno, 1877 - Bordighera, 1947) più che uno scienziato in senso stretto fa parte di quella schiera non fittissima ma geniale di ingegneri/imprenditori italiani che hanno puntato sulla ricerca scientifica per realizzare lo sviluppo industriale dell’Italia. In questo senso è stato un dei protagonisti del “vero miracolo economico italiano” che ha avuto il suo apice nel secondo dopoguerra.
Guido Donegani è nato a Livorno, da una famiglia di commercianti e industriali, ma si è laureato in Ingegneria industriale al Politecnico di Torino. Entrato in Montedison, ne diventa amministratore delegato nel 1910 (come già sua padre) e poi presidente dal 1918 e fino al 1945.
Donegani è stato anche vicepresidente della Banca Commerciale italiana, deputato, poi senatore e membro del partito fascista. Nel 1945 è arrestato dai servizi segreti britannici e poi accusato di collaborazionismo col regime fascista dal Comitato di Liberazione Nazionale. Ma molto presto viene prosciolto da ogni accusa con formula piena. Ciò non toglie che dopo ben 27 anni si sia dimesso dalla presidenza della Montedison.
È proprio con Montedison che ha realizzato le imprese più significative. È stato lui, infatti a farne l’azienda chimica italiana leader prima nel campo dei fertilizzanti, poi anche delle fibre artificiali e infine nella farmaceutica.
Di particolare importanza per lo sviluppo della chimica industriale è l’incontro che Guido Donegani ha nel 1921 con ingegnere novarese Giacomo Fauser. Incontro che rese possibile l’uso, appunto, industriale del processo per ottenere ammoniaca a partire dall’azoto atmosferico ideato da Fauser è che è diventato noto come “processo Montecatini-Fauser”.
Artefice di quello che è stato chiamato “il vero miracolo economico italiano” era stata una nuova generazione di imprenditori, alcuni dei quali hanno un cognome ancora oggi familiare alla quale appartengono Giovanni Battista Pirelli, Giovanni Agnelli, Camillo Olivetti, Guido Donegani e Giorgio Enrico Falck (Lucio Russo ed Emanuela Santoni)