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“Bruchi, scarafi, pidocchi” E altre meravigliose bestiole

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“Bruchi, scarafi, pidocchi” è un libro che racconta del formicolante mondo delle brutte bestiole. E’ perfetto per bambini che si divertono a costruire case per lumache e a catturare “ragnosi” ragni! E’ un viaggio esilerante alla scoperta degli aspetti più insoliti e raccapriccianti di insetti, vermi e ragni.
Nel primo capitolo viene introdotto il concetto di classificazione degli esseri viventi in specie, generi e famiglie e così fino alle classi. Per ogni classe  trattata vengono indicati i caratteri morfologici utilizzati per la classificazione. Nei capitoli successivi sono presentate le diverse bestiole singolarmente. Tra la descrizione di una specie e l’altra il piccolo lettore viene interrogato su numeri e abitudini dell’animale in esame attraverso domande a risposta multipla. Originale la sezione in cui il bambino è stimolato ad entrare in azione per fare amicizia con la bestiola di turno; per esempio gli viene spiegato come incantare un lombrico o come capire se un onisco è un animale furbo o come imparare a mangiare come un insetto!
Il libro termina con una lezione ambientalista rivolta agli uomini, unici animali capaci di distruggere intenzionalmente il proprio ambiente.
Un libro di scienza o meglio di brutta scienza come precisa l’autore Nick Arnold adatto a bambini (dagli otto anni) e ai loro genitori curiosi di imparare a riconoscere le bestiole del prato e a studiarne le abitudini.


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Perché la de-estinzione è più una trovata di marketing che scienza

acquarello che raffigura un lupo bianco

Rimbalza sui media la notizia della de-estinzione dei metalupi. Ma i cuccioli nati con le tecnologie di editing genetico basate su CRISPR/Cas9 replicano solo alcune caratteristiche della specie estinta, ponendosi più che altro come una trovata di marketing. Intanto, però, i progetti dedicati ai tentativi di de-estinzione sollevano dubbi tanto scientifici quanto etici. Per esempio, ha senso rincorrere fantasmi del passato quando non riusciamo a proteggere il nostro presente?

Di recente, quotidiani e i telegiornali si sono riempiti di titoli roboanti riguardo alla “de-estinzione” di una specie di canide scomparsa circa 10.000 anni fa: il “metalupo”, o dire wolf in inglese. Questo ha riacceso il dibattito sia sui reali riscontri scientifici nel tentativo di riportare in vita specie estinte - un tema molto caro alla fantascienza - sia sull’etica di alcune ricerche nell’ambito dell’ingegneria genetica, generando, come spesso accade in questi casi, anche molta confusione.

Ma cosa c’è di vero in questa storia? Facciamo un passo indietro.