«Più veloce della luce?» è il titolo dell’intera giornata che Futuro Remoto, l’annuale manifestazione che si tiene alla Città della Scienza di Napoli, dedicherà sabato prossimo, 12 novembre, ai neutrini e all’inattesa misura della velocità, superluminale appunto, con cui sembra abbiano viaggiato tra il CERN di Ginevra e i Laboratori Nazionali del Gran Sasso.
La giornata – cui parteciperanno fisici sperimentali come Piero Monacelli, Giovanni de Lellis, Giovanni La Rana e lo stesso ospite, Vittorio Silvestrini, fondatore e presidente di Città della Scienza; fisici teorici, come Roberto Petronzio e Antonio Masiero; filosofi della scienza, come Giulio Giorello – sarà preceduta domani, giovedì 10 novembre, dalla relazione con cui Antonio Ereditato inaugurerà Futuro Remoto.
Antonio Ereditato (collaboratore di Scienzainrete) è il coordinatore del Gruppo OPERA che ha realizzato la misura sulla velocità dei neutrini. La sua domani a Napoli, sua città natale, sarà la prima uscita pubblica (nel senso di relazione diretta con un pubblico di non esperti) dopo la misura della velocità superluminale dei neutrini.
A ben vedere, le due giornate napoletane costituiscono un esperimento inedito. Perché alla Città della Scienza tutte le implicazioni di una misura di eccezionale importanza fisica – moderna espressione di quelle che Galileo Galilei chiamava “sensate esperienze” – verranno dibattute con spirito critico davanti a un pubblico di non esperti.
La “nuova scienza”, sostiene lo storico delle idee Paolo Rossi, è nata nel XVII secolo in Europa abbattendo il “paradigma della segretezza”. Valore della comunità scientifica che si è formata nel ‘600 è: comunicare tutto a tutti. Il che significa dibattere in pubblico, appunto, in maniera del tutto trasparente ed esercitando quello “scetticismo sistematico” – significativo è il punto interrogativo nel titolo della manifestazione – che è un altro valore fondante della comunità scientifica, tutti gli aspetti di una misura, di una scoperta, di un’elaborazione teorica. Non sempre avviene così. Non nelle fasi preliminari e ancora controverse dell’attività di ricerca.
A Napoli tutto questo si realizzerà intorno a una misura empirica di eccezionale significato che deve essere verificata in maniera indipendente, ma che già interroga in maniera stringente la teoria, in particolare la teoria della relatività ristretta e generale di Einstein. La discussione sulle implicazioni di questa misura avverrà, come abbiamo detto, in pubblico. Davanti a centinaia di non esperti e in diretta web tv (Scienzainrete la trasmetterà in diretta). Sarà, dunque, un ottimo esempio di trasparenza della scienza. Ed è davvero significativo che a patrocinare l’evento sia l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN).
Quanto alle implicazioni che verranno discusse esse sono almeno quattro.
1.La prima è di carattere sperimentale. Quanto è affidabile la misura? Quando e come ne avremo una necessaria verifica indipendente?
2. La seconda è di carattere teorico. Se confermata, la scoperta di una particella, il neutrino, che viaggia a velocità superiore a quella della luce comporta una revisione della relatività, ristretta e generale? Accelera la ricerca di una teoria più generale (sulla quale, peraltro, lo stesso Einstein si è impegnato per quarant’anni dopo il 1916)? Interroga, e come, il modello standard delle alte energie?
3. La terza implicazione è di carattere filosofico. Qual è il rapporto, oggi, tra la misura empirica e la teoria? Le misure empiriche, infatti, sono “intrise di teoria”. E le teorie sono corroborate da un ordito matematico molto sofisticato e molto solido. Esiste l’”esperimento cruciale”? E questo della misura della velocità dei neutrini superluminali lo è?
4. La quarta implicazione è di carattere sociologico. Attiene a quella istituzione sociale fondamentale della comunità scientifica che è il sistema di comunicazione. In presenza di dati così eclatanti – in cui è alta la possibilità di errore – è giusto comunicarli oppure occorre prima attendere una verifica indipendente?
Non abbiamo risposte per le prime tre domande. Forse ne troveremo alcune a Napoli. Ma possiamo tentare di dare una risposta alla quarta. E la risposta è la stessa di Sheldon Glashow: sì. Antonio Ereditato e i 160 fisici del Gruppo OPERA che hanno firmato l’articolo in cui danno conto della inattesa misura hanno fatto bene. Non potevano non farlo. Se si hanno a disposizione dati più volte controllati, anche se eclatanti, occorre renderli pubblici. Occorre accettare di discuterne in pubblico. Senza paure. Discuterne con il resto della comunità scientifica. Ma apertamente. Noi non esperti sappiamo apprezzare questa trasparenza, questo pubblico esercizio di spirito critico, che non scalfisce ma al contrario corrobora l’immagine dell’impresa scientifica.