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Un Nobel negli appunti

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Per chi s’interessa di chimica, quello che volge al termine è un anno da ricordare. Un anno per così dire “promozionale”, ma anche di storici anniversari. La chimica è salita alla ribalta grazie soprattutto all’Assemblea Generale dell’ONU che il 19 Dicembre2008, nel corso della 72° riunione plenaria, aveva adottato la risoluzione 63/209 in cui si proclamava il 2011 Anno Internazionale della Chimica. La proposta fu avanzata dall’Etiopia e sostenuta da altre 23 nazioni  per celebrare le conquiste della chimica, illustrarne i contributi al benessere dell’umanità e richiamare l’attenzione sul decennio delle Nazioni Unite per l’educazione allo sviluppo sostenibile 2005-2014. Si decise che le attività avrebbero avuto per tema: Chimica-la nostra vita, il nostro futuro. Non mancava, nella risoluzione 63/209, un preciso riferimento alle donne. Ricorrendo nel 2011 il centenario dell’attribuzione del Premio Nobel a Maria Skłodowska Curie, si faceva notare che l’anniversario offriva l’opportunità di celebrare anche il loro contributo alla scienza.E’ probabile che la scienziata polacca sia proprio la figura più indicata per richiamare l’attenzione sull’argomento, anche perché la sua fama è davvero universale,come prova il Doodleche Google gli ha dedicato il 7 novembre u.s.

Ma che cosa ha fatto Maria Skłodowska Curie(1867-1934) per meritarsi il Nobel 1911? Intanto occorre premettere che, unica donna al mondo, ne ha vinti due. Il primo, per la Fisica, gli era stato assegnato alcuni anni prima, nel 1903,in compartecipazione con il marito Pierre e con Henry Becquerel in riconoscimento dei servizi straordinari resi nella loro ricerca sui fenomeni radioattivi.Quello del 1911, invece,riconobbe: “iservizi resi al progresso della Chimica mediante la scoperta degli elementi radio e polonio, l’isolamento del radioe lo studio della natura e dei composti di questo importante elemento” .

I coniugi Pierre e Marie Curie
Nella foto, i coniugi Pierre e Marie Curie

La ricerche di Marie e di Pierre Curie che portarono alla scoperta sono nei libri di storia della scienza e sono raccontate in opere a carattere divulgativo molto diffuse. Anche la biografia di Marie (Vita della Signora Curie), scritta dalla figlia Eva, è quasi un classico.Come è noto, le due memoriescientifiche che annunciavano rispettivamente la scoperta di una sostanza radioattiva e quella di una sostanza fortemente radioattiva nella pechblenda, furono pubblicate nei Comptesrendus de l'Académie des Sciences(1898)a firma dei coniugi Curie (la prima), cui si aggiunseBémont(nella seconda). Ma,forse, è altrettanto emozionante e istruttivo ritrovare lo spirito di quegli anni negli appunti di lezione degli studenti di chimica del tempo.  A Bologna, dove insegnava il grande Giacomo Ciamician (Trieste, 1857 – Bologna, 1922), circolavano quelli di Andrea Stagni e Bruno Maggesi, scritti in bella calligrafia e riprodotti al ciclostile con tanto di solida rilegatura. Dei due autori non si sa molto. Andrea Stagni era nato a Bologna il 19 Giugno 1890 e si diplomò in Ingegneria nel 1914. Anche Bruno Maggesi era nato a Bologna, il 6 Febbraio 1892, e conseguì la laurea in Medicina il 28 Maggio 1915. La cosiddetta quarta edizione dei loro appunti di Chimica Generale ed Inorganica, nella parte di “Chimica Speciale”, ossia quella in cui si affrontava lo studio sistematico dei corpi semplici secondo il sistema periodico, dedicava circa cinque pagine al Radio e corpi radioattivi. L’esordio era il seguente: “Il radio come metallo è stato recentissimamente isolato dalla signora Curie…..Fu scoperto dai coniugi Curie nei residui della pechblenda, e viene separato dal bario, al quale assomiglia moltissimo nelle proprietà; e nel comportamento chimico, per cristallizzazione frazionata dei cloruri e dei bromuri, essendo quelli di Ra, come in generale i Sali di questo elemento, meno solubili di quelli di Ba”. L’argomento veniva sviluppato sia dal punto vista storico, ricordando Becquerel (1896), che squisitamente chimico, descrivendo minuziosamente le procedure che tanto impegnarono i Curie per giungere all’isolamento del nuovo elemento. Dopo l’estrazione dell’uranio, i residui della pechblenda erano trattati con acido solforico. I solfati di radio e bario erano ridotti a solfuri utilizzando carbone rovente, quindi convertiti nei rispettivi cloruri. Gli appunti riportavano che il radio “ha proprietà radioattive spiccatissime” e trattavano ampiamente le relative emissioni, soffermandosi sull’emanazione del cosiddetto “niton”, un gas nobile che più tardi assumerà il nome di radon (Rn).


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