fbpx Un modesto consiglio ai governi di Italia, Spagna e Grecia | Scienza in rete

Un modesto consiglio ai governi di Italia, Spagna e Grecia

Tempo di lettura: 3 mins

Gettate il cuore oltre l’ostacolo. E anche se state mettendo a punto rigorose politiche di bilancio, con forti tagli alla spesa pubblica, prendete il coraggio a due mani e aumentate gli investimenti in ricerca scientifica e alta educazione.

È questo il consiglio che la rivista scientifica Nature invia, con un editoriale, ai tre paesi – Italia, Spagna e Grecia – che in questo momento sono nell’occhio del ciclone della crisi finanziaria che sta investendo l’Europa.

- Siete tre paesi molto diversi l’uno dall’altro- sostiene la rivista inglese, ma avete alcuni tratti in comune, oltre quello geografico che vi vede affacciare tutti sul Mediterraneo. Avete tutti bilanci pubblici in dissesto. Avete un’altissima disoccupazione giovanile. E avete tutti nuovi governi che si stanno insediando in questi giorni, anche sull’onda di una forte pressione del resto d’Europa.

Proprio perché nuovi e dotati di un vasto consenso (popolare in Spagna, parlamentare in Italia e Grecia), sostiene Nature, i governi di Roma, Madrid e Atene possono e devono affrontare l’altro grande tema in comune: il rapporto con la scienza e l’alta educazione. Per pura coincidenza, i tre paesi hanno realizzato nei mesi scorsi una riforma delle loro leggi universitarie, all’insegna del merito. Le riforme approvate in Italia, Spagna e Grecia hanno natura diversa e una diversa probabilità di centrare l’obiettivo. Ma questa è la direzione giusta: puntare sul merito.

L’altro tratto in comune tra i tre paesi mediterranei è la scarsa intensità della spesa in ricerca scientifica, che ammonta all’incirca all’1% del PIL. Molto lontana dalla media europea (1,7%) e dalla media mondiale (2,0%). Molto lontana, soprattutto, da quella dei paesi del Nord d’Europa (la Germania è al 2,5%), degli Stati Uniti (2,8%) e del Giappone (3,2%). Lontana anche da quella dei paesi a economia emergente (la Cina è all1,6%; la Corea del Sud al 3,4%).

Ebbene, sostiene Nature, se volete uscire dalla crisi finanziaria in cui vi trovate dovete trovare il coraggio di recuperare il tempo perduto: di “fare come gli altri” e investire di più in ricerca e alta educazione. Non è una richiesta corporativa. Questo investimento è una necessità strutturale.

È un’indicazione rara, quella di Nature: pochi analisti hanno colto nello sfilacciato rapporto con ricerca e università un ulteriore e decisivo tratto comune tra Italia, Spagna e Grecia. È un’indicazione giusta, quella della rivista inglese. Forse solo incompleta. Perché, probabilmente, deve essere accompagnata da un’altra richiesta: il rapido cambiamento della specializzazione produttiva del sistema paese.

Le crisi finanziarie di Italia, Spagna e Grecia – pur così diverse per forma e origine – hanno infatti un forte aggancio con l’”economia reale”, con la produzione di beni e servizi. In nessuno dei tre paesi, infatti, esiste un’industria con una forte vocazione per l’alta tecnologia. Tutte, in un modo o nell’altro, perseguono un “modello di sviluppo senza ricerca”.

Questo modello non è più sostenibile – non per i paesi europei, almeno –  nell’era della nuova globalizzazione dell’economia. La produzione di beni e servizi hi-tech richiede grandi investimenti in ricerca e in alta educazione,  però ripaga in termini di competitività sui mercati internazionali, produttività in fabbrica, offerta di lavoro ai giovani e remunerazione dei lavoratori. È possibile dimostrare che, salvo poche eccezioni, c’è una correlazione persino tra investimenti in ricerca e in alta educazione da una parte e integrazione sociale dall’altra.  

Ecco, dunque, il nostro modestissimo appello ai nuovi governi di Italia, Spagna e Grecia: fate come dice Nature, abbiate il coraggio di aumentate gli investimenti e l’attenzione al merito nei settori della ricerca e dell’università. E abbiate il coraggio di lavorare per il cambiamento della specializzazione produttiva dei vostri “sistema paese”. Perché se non entrate nell’economia della conoscenza e se non vi date solidità alla vostra economia reale, anche i problemi finanziari difficilmente troveranno una soluzione stabile.


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

La scienza della risata: un dialogo tra neuroscienze ed etologia

l'etologa elisabetta palagi e il neuroscienziato fausto caruana

Intervistiamo il neuroscienziato Fausto Caruana e l’etologa Elisabetta Palagi sul loro recente saggio dedicato alla risata, per capire come un comportamento così quotidiano da essere dato per scontato sia arrivato dalle indagini puramente filosofiche che lo hanno accompagnato per secoli a quelle biologiche.

Di recente abbiamo pubblicato la recensione di Perché ridiamo. Alle origini del cervello sociale (il Mulino, 2024): un saggio che esplora un comportamento quotidiano, ma che ben di rado la letteratura scientifica ha indagato dal punto di vista evolutivo.