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Il facebook degli scienziati

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La collaborazione e la condivisione delle idee sono da sempre valori sui quali è incentrata la professione del ricercatore. D’altra parte non bisogna dimenticare che Internet e il web sono nati come progetti accademici e a lungo sono stati strumenti a disposizione dei ricercatori prima di vedere il loro uso esteso al pubblico. Alcuni concetti del web 2.0 applicato al mondo scientifico (come la condivisione di articoli o il concetto di “revisione tra pari” allargato alla comunità dei lettori) sono da anni il terreno sul quale si muovono alcune categorie di ricercatori come per esempio quella dei fisici. Lo stesso termine “Science 2.0” ha visto la luce prima ancora dei corrispondenti termini “Medicine 2.0” e “Health 2.0”. Per queste caratteristiche, quella dei ricercatori è una tra le categorie di utenti che può trarre maggior vantaggio dall’uso dei social network, favorendo lo scambio di risultati e ricerche, la discussione su argomenti di ricerca e attivando nuovi modi per valutare la ricerca.

Sono molti gli strumenti basati su piattaforme di social networking che nel corso degli anni sono stati sviluppati per l’ambito scientifico. Per esempio BiomedExperts, MyNetResearch e Scientist Solution sono delle communities create appositamente per favorire lo sviluppo di reti di ricercatori in grado di condividere, su piattaforme che ricordano molto da vicino quelle di LinkedIn e di Facebook , articoli scientifici, protocolli e idee di ricerca (1).

Tra tutti i sistemi di social networking, tuttavia quello che più di ogni altro meglio rappresenta il concetto di “scienza 2.0” (inteso come movimento per rendere la scienza maggiormente collaborativa) è Researchgate. Lanciato nel 2008 con l’idea che “ la scienza può fare di più se basata sulla collaborazione degli scienziati” oggi è frequentato da oltre un milione di ricercatori provenienti da 200 paesi. Sebbene la medicina e la biologia siano le categorie più presenti sulla community con un numero di utenti pari rispettivamente a 250.000 e 200.000, non esiste area scientifica e umanistica che non sia rappresentata.

La leggenda vuole che ResearchGate nasca alla fine del 2007 dalla esigenza di un ricercatore, Ijad Madish che allora lavorava alla Harvard University, di potersi confrontare in maniera più semplice e veloce, grazie all’uso delle nuove tecnologie, con colleghi impegnati in altre università in progetti simili a quelli su cui stava lavorando (2). L’idea alla base del progetto era (ed è) tutto sommato semplice e prende spunto da Facebook (anch’esso peraltro nato da un’idea di studenti dell’Harvard University). Anziché condividere le foto e i filmati preferiti sul noto social network (3), i ricercatori avrebbero potuto usare una nuova piattaforma sviluppata ad hoc per incontrarsi, “fare gruppo” e condividere informazioni, idee, interessi e materiali non pubblicati altrove. Una piattaforma di questo genere, secondo il suo ideatore, avrebbe aumentato certamente la produttività dei ricercatori. Se questa è aumentata nel corso di questi anni non lo sappiamo. Certo è che il numero di ricercatori che ne fanno uso è cresciuto esponenzialmente nel tempo fino ad arrivare al milione di utenti registrati.

Come in un Facebook dedicato, gli utenti hanno a disposizione diversi strumenti che facilitano l’identificazione di altri ricercatori appassionati ai medesimi argomenti e la comunicazione tra loro attraverso l’attivazione e l’uso di blog e di gruppi di discussione (ne esistono oltre 1.100 su qualunque argomento scientifico). Per favorire la promozione del lavoro di ricerca che si sta svolgendo, il profilo di ciascun utente è in grado di illustrare l’elenco delle pubblicazioni di cui è autore o coautore, oltre al consueto curriculum formativo e professionale.

Oltre a poter pubblicare propri testi, condividere file e attivare canali di comunicazione (con strumenti e con una interfaccia grafica che riprendono molto fedelmente l’ambiente di Facebook), la parte più innovativa è l’uso di strumenti di ricerca particolarmente sofisticati basati anche sulla ricerca semantica per cercare tra i colleghi, i gruppi, le riviste mediche, le pubblicazioni le discussioni e i congressi ciò che risulta essere più attinente con i propri interessi. Lo strumento di ricerca (chiamato SASE – Similar Abstract Search Engine) è in grado di analizzare i documenti provenienti dai principali database scientifici e, in base ai risultati ottenuti, può suggerire di collegarsi al profilo di un collega, di iscriversi a un gruppo o di consultare documenti presenti nel social network o pubblicati sui database di riferimento che incontrano l’interesse di chi ha operato la ricerca.

La propria rete di contatti può essere alimentata decidendo di “seguire” le attività di un iscritto al social network, così come avviene su Twitter diventando “follower” di qualcuno o su Facebook quando si diventa “amico” di un altro utente. Naturalmente questa può essere alimentata anche partendo dalla lista dei contatti disponibile sui maggiori servizi pubblici di posta elettronica (come Google Mail, Yahoo e Hotmail) che si è deciso di utilizzare. Il sistema ospita anche un ottimo strumento di bookmarking attraverso cui archiviare (e condividere con la propria sottorete) la letteratura scientifica di interesse. Tale sistema può anche essere automaticamente alimentato partendo da sistemi di social bookmarking (come per esempio Delicious o Connotea) già in uso.

L’idea alla base di ReaserchGate ha attratto anche numerosi investitori già soci in Facebook, Twitter e eBay, spinti dall’idea di possibili futuri guadagni. La speranza è che tali interessi non compromettano la genuinità dell’iniziativa.

1) Santoro E. Web 2.0, social media e medicina. Come social network, wiki e blog trasformano la comunicazione, l’assistenza e la formazione in sanità". Seconda edizione, Il Pensiero Scientifico Editore, Roma 2011.
2) Nickisch C. Like, share, discover: Facebook for scientists. NPR 18 aprile 2011.
3) Santoro E. Facebook, Twitter e la medicina. Il Pensiero Scientifico Editore, Roma 2011.


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