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Meno 100 chili, ricette per la dieta della nostra pattumiera

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Negli ultimi 15 anni in Italia la quantità di rifiuti urbani pro capite è aumentata del 15%. Un cittadino italiano produce 550 chili di rifiuti all’anno, circa 100 chili in più rispetto al 1995, ma non solo, consuma anche 16000 chili di materie prime e 50000 chili di risorse naturali! Cresce il benessere, crescono i consumi e crescono anche i rifiuti. Ma fino a quando la terra potrà reggere la nostra crescita irresponsabile?
Nel suo libro, meno 100 chili,  Roberto Cavallo ci spiega in modo semplice e didattico, come se parlasse a suo figlio di dodici anni, qual è la situazione dei rifiuti in Europa (in crescita in Italia, ma in diminuzione in altri paesi, tra cui la Germania) . Ci illustra quindi con esempi pratici, tabelle e grafici la distribuzione dei nostri rifiuti nei settori di riferimento: plastica, carta e cartone, vetro, alluminio, tessili e umido con alcuni consigli pratici di riciclo, dimostrando che solo il 10% dei nostri rifiuti non è riciclabile e va nel cassonetto indifferenziato. A questo punto siamo pronti a guardare nella nostra pattumiera e seguendo i suoi semplici consigli a “metterla a dieta” riducendo la quantità totale degli scarti. L’obiettivo da raggiungere è meno 100 chili, appunto, ma alla fine si vedrà che si può ottenere molto di più da un’attenta scelta di consumo e di riciclo. Uno alla volta vengono presi in esame gli ambienti di casa: cucina, bagno, camera dei bambini e giardino, e vagliate attentamente le scelte ecologiche: bere acqua del rubinetto, meno 9 chili; detersivo alla spina, meno quattro chili; pannolini lavabili: meno 10 chili; porta la sporta (riutilizzare i sacchetti della spesa): meno tre chili; compostaggio domestico: meno 56 chili! Ogni suggerimento è corredato da normative, indirizzi utili, siti internet di riferimento  e da esempi pratici per illustrare e per prendere consapevolezza delle nostre azioni quotidiane. Il libro è ispirato a un monologo teatrale omonimo, realizzato con Luca Mercalli  che ha riscosso molto successo ed è un utile strumento per imparare a consumare meglio, riciclare di più e buttare di meno. In fondo, basta solo un po’ di attenzione per avere rispetto del nostro pianeta, di noi stessi, ma soprattutto della generazioni future. 


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Di latticini, biotecnologie e latte sintetico

La produzione di formaggio è tradizionalmente legata all’allevamento bovino, ma l’uso di batteri geneticamente modificati per produrre caglio ha ridotto in modo significativo la necessità di sacrificare vitelli. Le mucche, però, devono comunque essere ingravidate per la produzione di latte, con conseguente nascita dei vitelli: come si può ovviare? Una risposta è il latte "sintetico" (non propriamente coltivato), che, al di là dei vantaggi etici, ha anche un minor costo ambientale.

Per fare il formaggio ci vuole il latte (e il caglio). Per fare sia il latte che il caglio servono le vacche (e i vitelli). Cioè ci vuole una vitella di razza lattifera, allevata fino a raggiungere l’età riproduttiva, inseminata artificialmente appena possibile con il seme di un toro selezionato e successivamente “forzata”, cioè con periodi brevissimi tra una gravidanza e la successiva e tra una lattazione e l’altra, in modo da produrre più latte possibile per il maggior tempo possibile nell’arco dell’anno.