Uccidere lemuri non è più tabù in Madagascar. Da qualche anno, infatti, gli animali, un tempo considerati sacri dalla popolazione malgascia, vengono cacciati come selvaggina e la loro sopravvivenza è sempre più a rischio. È quanto emerge da uno studio di alcuni ricercatori dell’università britannica di Bangor condotto in collaborazione con l’Organizzazione non governativa Madagasikara Voakajy, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista online PLoS ONE.
La
sorte di questi animali, endemici dell’isola, è legata a doppio
filo alle locali credenze popolari. Secondo alcune leggende, infatti,
fare del male a un esemplare di Indri (la specie di lemuri più
grande per dimensioni) poteva avere conseguenze disastrose per
l’uomo.
Tuttavia,
con il rinforzarsi degli scambi economici e culturali con
l’occidente, certi tabù sono inevitabilmente caduti. E la crescita
economica ha aperto il mercato a nuove fasce di popolazione,
aumentando il fabbisogno nazionale di carne. Oggi, poi, la legge non
riesce ad essere efficace quanto le vecchie superstizioni. Poco
importa, infatti, che la caccia di animali protetti sia punita con
10.000 dollari di multa e fino a due anni di galera: la carne dei
lemuri finisce sempre più spesso per diventare un prodotto da
tavola, per lo più servita fritta come snack nei bar.
Lo
studio ha monitorato le abitudini di dodici tra città e villaggi
rurali ad est dell’isola. La ricerca, condotta sul campo, è stata
una delle prime indagini in assoluto ad affrontare il problema, ma ha
confermato quello che già si sapeva da tempo. Il 95% della
popolazione in esame ha dichiarato di aver mangiato almeno una volta
carne di animali protetti. “Il progresso nella creazione di
nuove aree sotto tutela ambientale nell'isola - si legge nelle
conclusioni della ricerca - deve essere necessariamente accompagnato
da un’iniziativa urgente per contrastare la caccia”.
http://www.plosone.org/article/info:doi/10.1371/journal.pone.0027570