fbpx Biocarburante sostenibile | Scienza in rete

Biocarburante sostenibile

Read time: 1 min

Yasuo Yoshikuni e colleghi del laboratorio di Bio Architettura a Barkeley (California) hanno modificato il batterio E. Coli in modo che possa digerire l’alga marrone e produrre etanolo. Il lavoro pubblicato su Science a gennaio rappresenta un’importante passo avanti nella ricerca di fonti energetiche alternative e compatibili con l’ambiernte. Yoshikuni spiega che hanno scelto l’alga marrone perché è abbondante in tutto il mondo, non richiede acqua e non sottrae terre all’agricoltura. Inoltre l’alga marrone cresce più velocemente rispetto l’alga rossa e verde, fino a un metro al giorno.
Le alghe marroni producono quattro tipi di zucchero: laminarina, mannitolo, alginato e cellulosa. Il più abbondante è l’alginato, polisaccaride complesso difficilmente digerito dai batteri.
I ricercatori, studiando Vibrio splendidus, batterio marino in grado di digerire l’alga marrone, hanno isolato la via metabolica necessaria per la rottura dell’alginato e successivamente hanno introdotto i geni responsabili in E. Coli. Il ceppo batterico è stato ulteriormente ingegnerizzato affinchè potesse trasformare l’alga direttamente in etanolo.
“Risultato straordinario, ma bisogna ancora ottimizzare l’intero ciclo di produzione (aumento quantità di materia prima) e il trasporto della biomassa per rendere competitiva la produzione di bioenergia”, afferma Stephen Mayfield, direttore del Centro Biotecnologico delle Alghe di San Diego all’Università della California.

Zoe Cormier. Biofuel from beneath the waves. Nature 2012

Autori: 
Sezioni: 
Canali: 
Indice: 
Energia

prossimo articolo

Sanità più sostenibile: le raccomandazioni SIAARTI per una anestesia green

Immagine di una sala operatoria con un anestesista e un paziente addormentato sullo sfondo di elementi vegetali

Nel contesto della campagna Green Choosing Wisely, sostenuta da Slow Medicine, con la finalità di rendere i sistemi sanitari più sostenibili, la Società italiana di anestesia ha pubblicato le cinque raccomandazioni per rendere le attività legate all’anestesia e all’analgesia meno impattanti sull’ambiente. A partire dalla scelta dei gas utilizzati per addormentare i pazienti, di cui alcuni hanno un effetto serra che supera di migliaia di volte quello della CO2.

Ne abbiamo già parlato in diverse occasioni: il 5% circa delle immissioni in atmosfera di gas clima-alteranti di origine antropica è riconducibile ai servizi sanitari, un valore equivalente a circa il doppio delle immissioni legate all’intero trasporto aereo mondiale (si veda, per questi dati, il Lancet).