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Che cos'è "Scienza+20"?

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A vent'anni di distanza, a Rio de Janeiro dal 20 al 22 giugno si terrà la riedizione della Conferenza mondiale sullo Sviluppo Sostenibile (UNCSD, United Nations Conference on Sustainable Development). Si parlerà di sostenibilità, ambiente, economia verde... soprattutto verrà firmato un nuovo trattato (The Future we want) di cui già ora circola una prima bozza (scarica il documento). Lascerà un segno, come successe vent'anni fa per le convenzioni sul cambiamento climatico e la biodiversità? O sarà una stanca riproposizione di temi che ormai sono stati – per quanto possibile – metabolizzati dalla società e dall'economia? Difficile rispondere: certo rispetto ai primi anni novanta, oggi siamo alle prese con un'emergenza economica e finanziaria che ha fatto passare in secondo piano alcune preoccupazioni ambientali che erano maturate nel secolo scorso a partire dalle elaborazioni sui limiti del pianeta del Club di Roma negli anni settanta (vedi articolo).

A ben guardare, anche allora l'allarme sull'esaurimento delle risorse e sul consumo degli ecosistemi nasceva da una crisi economica. Per la prima volta nella storia, anziché confidare nella crescita, una parte minoritaria della cultura scientifica cercò di dare altre risposte, osservando che non si poteva immaginare uno sviluppo quantitativo infinito, causa le risorse in esaurimento e la crescita demografica, ma si doveva probabilmente inventare un nuovo modello di sviluppo, che nel 1987 l'allora presidente della Commissione mondiale sull'ambiente e lo sviluppo Gro Harlem Brundtland volle definire “sostenibile”. Quando nel 1992 si tenne a Rio de Janeiro il variopinto Summit della Terra, era già chiaro che con tale concetto si doveva intendere – come scriveva l'economista Herman Daly – la possibilità di “svilupparsi mantenendosi entro la capacità di carico degli ecosistemi”.

Dove si è inceppata la sostenibilità?

In questi vent'anni la riflessione sui limiti delle risorse, e soprattutto i rischi rappresentati dal cambiamento climatico, dalle contaminazioni ambientali e dall'erosione della biodiversità, sono diventate patrimonio comune: non c'è infrastruttura o piano regolatore che non venga sottoposto a valutazione d'impatto ambientale (VIA) o valutazione ambientale strategica (VAS); dal protocollo di Kyoto in poi i paesi hanno dovuto porsi degli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 e degli altri gas climalteranti;  le imprese, dal canto loro, sono sempre più attente all'economia verde intesa come fattore competitivo.

Tutto questo è successo, d'accordo. Eppure, come ha osservato lo stesso ministro italiano dell'ambiente Corrado Clini a una riunione preparatoria per il nuovo appuntamento di Rio+20, la green economy è ancora un fattore marginale, sovrastata dalla gray (o black) economy dello sfruttamento dei combustibili fossili, del consumo di suolo e della deforestazione, tutti fenomeni trainati da un ciclo inarrestabile dei consumi (vedi articolo). Certo non si può dire che le grandi agenzie internazionali (dal FMI al WTO alla World Bank) abbiano preso lo sviluppo sostenibile come loro stella polare. Per questo Rio+20 si pone l'obiettivo di impegnare i paesi che firmeranno il nuovo trattato a creare le condizioni più propizie per consolidare un sistema economico e produttivo sostenibile. Per fare questo si confida molto sugli accordi volontari fra imprese e su una riforma “verde” della cornice istituzionale (le grandi agenzie delle Nazioni Unite).

Scorrendo la bozza zero del trattato “Future We Want” che verrà firmata il 25 giugno a Rio si osserva anche un abbozzo di autocritica. Che cosa non ha funzionato in questi vent'anni di promozione della sostenibilità? Fra i fattori di debolezza ha pesato sicuramente un “matrimonio non riuscito” fra il mondo della ricerca tecnologica e scientifica e quello della sostenibilità. Entrambi i mondi a parole vogliono facilitare il progresso e il benessere del pianeta; tuttavia non sempre vi è accordo su come pervenire a questi  obiettivi: il caso degli OGM e del nucleare, ma anche le dispute sul cambiamento climatico, ne sono esempi clamorosi. Ogni tema che coinvolga l'ambiente porta con sé un grado di incertezza e controversia in qualche modo irriducibile. E' importante però che – pure in presenza di queste incertezze e delle inevitabili contrapposizioni – il dibattito su questi temi possa poggiare sul metodo scientifico e la trasparenza. Solo la realizzazione di una cittadinanza scientifica diffusa può a nostro avviso dare chance di successo alla conversione improntata alla sosteniblità del nostro sistema economico-produttivo .

Un nuovo progetto: Scienza+20

Per questo Scienzainrete ha deciso di inaugurare il canale Scienza+20 che si propone l'obiettivo di avvicinare il mondo dei ricercatori ai temi di Rio+20, e nel contempo di ascoltarne le opinioni, le analisi e i suggerimenti per una nuova consapevolezza dell'ambiente “scientificamente fondata”. Proprio come fece Aurelio Peccei e il suo Club di Roma negli anni settanta. Non ci possiamo più permettere un ambientalismo senza scienza, e per converso una scienza sorda, quando non irridente, verso le sfide della sostenibilità ambientale.

Nel canale “Scienza+20” la redazione di Scienzainrete, insieme agli studenti dei master di comunicazione della scienza e della sostenibilità Macsis (Università Bicocca, Milano) e del Master di comunicazione della Sissa (Trieste) animeranno uno spazio di discussione in cui dar voce a ricercatori e società scientifiche (che sono i lettori naturali di Scienzainrete) sul rapporto scienza-sostenibilità.

In particolare, “Scienza+20” prevede:

  • Un notiziario settimanale (news, interviste, approfondimenti, video) “verso Rio+20”.
  • Una rassegna stampa commentata, che dopo Rio si arricchirà di una media anlysis sui temi della sostenibilità.
  • Una sezione dedicata a spiegare (con un forte accento sulla resa grafica dei dati)  i concetti chiave in discussione a Rio (dalla sostenibilità alla green economy; dal cambiamento climatico alla biodiversità; dall'energia all'alimentazione; dall'impronta ecologica ai Millennium goal).

L'obiettivo sarebbe quello di far pervenire agli estensori del trattato (Future We Want) che verrà sottoscritto a Rio in giugno una sintesi di tali osservazioni affinché il documento possa tener conto adeguatamente nel suo articolato del ruolo che la scienza può giocare nella partita delle nuove strategie di sostenibilità.

La scienza al servizio di nuove politiche per l'ambiente credibili, efficaci e realistiche: ottenere un risultato del genere non è certo cosa da poco, ma per fortuna non siamo soli, come dimostrano i numerosi progetti scientifici e di comunicazione della scienza (vedi questo) già attivi in tutto il mondo. Scienza+20 vuole portare il contributo anche della scienza italiana alla nuova sostenibilità ambientale del XXI secolo.

 

"Rio+20 e oltre:il calendario degli eventi sui cambiamenti climatici" - di Laura Caciagli

La conferenza Rio+20, l’Earth Day e il World Environment Day, i meeting della FAO e le conferenze dell’UNFCCC e dell’IPCC, i summit del G8 e del G20, la COP11: sono solo alcuni degli appuntamenti di un ricco calendario di eventi sui cambiamenti climatici. La XXVIII conferenza regionale per l’Europa (ERC, Regional Conference for Europe) della FAO si svolgerà a Baku, in Azerbaijan. I paesi membri avranno l’opportunità di discutere ed esaminare misure di breve o lungo periodo per promuovere sicurezza alimentare, azioni di policy e altri provvedimenti assistenziali. La FAO, in collaborazione con la Banca Mondiale e altri partner, sta inoltre organizzando la II conferenza mondiale su agricoltura, sicurezza alimentare e cambiamenti climatici (2nd Global Conference on Agriculture, Food Security and Climate Change). La conferenza si svolgerà dal 7 all’11 maggio a Hanoi, in Vietnam. La vulnerabilità ai disastri nei paesi industrializzati è in aumento, con ripercussioni nefaste sull’economia. Il pericolo di catastrofi è diventato in particolare una vera e propria emergenza nelle aree urbane. Per questo motivo, l’UNISDR (United Nations International Strategy for Disaster Risk Reduction) ha intenzione di organizzare un incontro a Venezia, sul tema: “Building cities resilience to disaster: protecting cultural heritage and adapting to climate change”. La scelta per il meeting è ricaduta su Venezia perché esempio di buone pratiche e città modello per gli sforzi nel proteggere il suo patrimonio storico – artistico dagli effetti dei cambiamenti climatici. La conferenza sui cambiamenti climatici di Bonn, organizzata dall’UNFCCC, si svolgerà dal 14 al 25 maggio, mentre la conferenza internazionale 2012 sull’adattamento ai cambiamenti climatici avrà luogo a Tucson (USA), dal 29 al 31 maggio. Organizzata dall’Università dell’Arizona e dal programma di ricerca dell’UNEP su vulnerabilità, impatti e adattamento ai cambiamenti climatici, PROVIA, (Programme of Research on Climate Change Vulnerability, Impacts, and Adaptation), la conferenza si focalizzerà sull’adattamento alle fluttuazioni e ai cambiamenti del clima, e riunirà scienziati, decisori politici, professionisti di paesi in via di sviluppo e industrializzati, per fare il punto sulle sfide e le opportunità che l’adattamento offre. I capi di stato di tutto il mondo si ritroveranno nella residenza presidenziale di Camp David, in Maryland (anziché nella città di Chicago, come programmato in precedenza) per il summit del G8, con il Presidente Barack Obama a fare gli onori di casa. Il Messico invece presiederà il G20 per l’anno 2012 e ospiterà il prossimo summit, dal 18 al 19 giugno a Los Cabos. La Presidenza messicana ha già individuato 5 priorità per il prossimo summit: 1) stabilizzazione economica e riforme strutturali per la crescita e l’occupazione; 2) rafforzamento del sistema finanziario per favorire la crescita economica; 3) rendere più efficiente la finanza internazionale; 4) promuovere la sicurezza alimentare; 5) favorire sviluppo sostenibile, crescita verde, e lotta ai cambiamenti climatici. Altri appuntamenti importanti sono l’SBSTTA16 (the sixteenth meeting of Subsidiary Body on Scientific, Technical and Technological Advice), dal 30 aprile al 5 maggio a Montreal, e l’undicesima Conferenza delle Parti per la Convenzione sulla Diversità biologica (COP11, the eleventh meeting of the Conference of the Parties to the Convention on Biological Diversity), dall’8 al 19 ottobre a Hyderabad, in India, entrambe incentrate su aspetti e problematiche della biodiversità globale.


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