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Il Galileo di Paolini nei Laboratori del Gran Sasso

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Il 25 aprile l’attore Marco Paolini proporrà il suo spettacolo ITIS Galileo in una delle sale della parte sotterranea dei Laboratori INFN del Gran Sasso. La7 lo proporrà in diretta dalle ore 21. Sarà la prima volta che uno spettacolo teatrale viene trasmesso in diretta tv da un laboratorio scientifico italiano.

Ho già visto lo spettacolo di Paolini in teatro e l’ho trovato entusiasmante. Non sono un critico e non mi avventuro quindi nel tentare di spiegare le ragioni per cui sono uscita dallo spettacolo arricchita e divertita allo stesso tempo. Non ho mai visto l’opera di Brecht su Galileo e non posso quindi neanche tentare un confronto tra le due letture della figura dello scienziato. Certamente la chiave dichiarata dallo stesso di Paolini di un Galileo  grande innovatore, ma anche pienamente uomo del suo tempo, mi ha indotto a riflettere sulla figura dello scienziato ai nostri giorni. Su come le persone dedite alla ricerca vedano loro stessi e per contro come sono percepiti dalla società, qual è il loro ruolo e la loro rilevanza nel più vasto tessuto culturale e decisionale in particolare nel nostro Paese.

Provo a definire con quali sentimenti io stessa potrei presentare la nostra comunità: un misto tra entusiasmo e disincanto, umani tra gli umani diversissimi per carattere e difetti, accomunati dalla passione per il proprio lavoro. Più desolante mi appare il bilancio dell’analisi della percezione della Scienza e dei suoi “operatori” da parte della società. Siamo il Paese che ha dato i natali al padre della scienza moderna, all’inventore di quel “metodo scientifico” che ha consentito all’umanità di procedere con passi da gigante sulla via della conoscenza della natura, a guardala con “occhi” capaci di coglierne i dettagli con una risoluzione di 10-18 m, eppure le persone di cultura non si vergognano minimamente di affermare che non capiscono nulla di Scienza. Ancora oggi “La Cultura” e la scienza vengono percepite come entità differenziate, dimentichi di quell’unità che pure era patrimonio del pensiero antico. In un aspetto solamente esse vengono accomunate, nella scarsa consapevolezza che esse rappresentano una ricchezza per il Paese, una risorsa reale a cui si può anche attribuire un valore economico. Nel ridurre i fondi ad esse destinati non si guarda tanto per il sottile sulle differenze tra l’una e l’altra.

Paolini ci ricorda che Galileo per campare faceva gli oroscopi, sarà per questo, per rendergli  omaggio, che a RAI 2 le mattine festive sono occupate per ore da una trasmissione dedicata all’astrologia, un esempio perfetto di disinformazione scientifica?

L’aspetto più preoccupante però non è quello che la cultura media sia povera di concetti o di nozioni scientifiche, per cui ci si rivolge agli scienziati come a degli stregoni, proprietari di un sapere negato ai più, depositari della “verità scientifica”, non è neanche quello che si confonda la scienza con la tecnologia che ne è solo la figlia, credo che il problema stia nel fatto che non si comprende fino in fondo che la Scienza è la casa del dubbio e del pensiero critico.

L’idea di portare all’interno del Laboratorio Sotterraneo del Gran Sasso uno spettacolo di un artista della qualità di Paolini, centrato sulla figura di Galileo, assume quindi la valenza di una operazione culturale  destinata a lasciare il segno e a suscitare riflessioni di varia natura ma anche opposizioni e critiche. Rappresentare Galileo in un luogo dove una vasta comunità internazionale di scienziati produce scienza ai più alti livelli mondiali ha di per se un valore simbolico non effimero o puramente mediatico. Rende evidente e tangibile la universalità e la assoluta attualità dell’insegnamento di Galileo.

Non è  necessario a mio parere concentrarsi sulla esegesi degli scritti galileiani che Paolini porta in scena scrutandone e valutandone il rigore della lettura, basta cogliere questo filo diretto e mai interrotto in tanti secoli che lega il grande padre della scienza ai suoi “nipoti” che ancora oggi ne applicano il metodo.

Se vogliamo dimostrare veramente che alla base dell’attività di ricerca scientifica che plasma e permea la nostra mente e la nostra vita, stanno il dubbio e il pensiero critico, non possiamo esimerci però dal porci altre domande: Galileo messo in scena da Paolini all’interno del Laboratorio servirà davvero alla scienza, a farne cogliere il significato e la rilevanza  o rimane pur sempre un’operazione culturale di nicchia? Viceversa e ancora peggio, fare uno spettacolo all’interno di un tempio della Scienza contribuisce a svilirla, assecondando e ripercorrendo una banalizzazione della divulgazione scientifica a cui purtroppo già assistiamo?

Personalmente sono convinta che al grande pubblico che seguirà in televisione lo spettacolo non sfuggirà  la grandezza della figura di Galileo e il valore assolutamente innovativo del suo pensiero scientifico, allo stesso tempo gli spettatori potranno, attraverso le immagini del Laboratorio del Gran Sasso, toccare con mano che ancora oggi in Italia esistono luoghi di eccellenza della ricerca e persone che vi dedicano la loro vita tra mille difficoltà .

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