Che i ruminanti siano la fonte di una notevole frazione del metano liberato in atmosfera è noto da tempo. Tre ricercatori si sono chiesti quale potesse essere la situazione quando, milioni di anni fa, la Terra era popolata dai giganteschi dinosauri erbivori.
Lo studio di David
Wilkinson (Liverpool John Moores University), Euan Nisbet (University
of London) e Graeme Ruxton (University of Glasgow) pubblicato su
Current Biology può certo far sorridere, ma l'idea su cui si
fonda non è affatto una barzelletta.
Ormai è accertato che una
bella fetta di metano atmosferico è imputabile all'allevamento di
bestiame ed è dovuto alla particolare modalità digestiva dei
ruminanti. La fermentazione microbica dei vegetali ingeriti che
avviene nello stomaco dei ruminanti (la cosiddetta fermentazione
enterica) sfocia infatti nella produzione di questo potente gas
serra.
Accurati studi hanno mostrato che si può valutare questa produzione di metano semplicemente conoscendo la massa corporea complessiva degli animali considerati. Tenendo conto delle dimensioni dei dinosauri erbivori e della loro distribuzione territoriale (dedotta da studi paleontologici), i tre ricercatori hanno valutato una produzione complessiva di 520 milioni di tonnellate di metano annue, un valore paragonabile con l'emissione di metano dei nostri giorni. Giusto per avere un riferimento, 150 anni fa – cioè in epoca preindustriale – le emissioni di metano ammontavano a 200 milioni di tonnellate annue.
Più che lecito, dunque, chiedersi – come recita il titolo dello studio – se questo incredibile rilascio in atmosfera di metano di origine animale abbia potuto in qualche modo influenzare l'andamento climatico. Dal canto loro i tre ricercatori sono convinti che il fenomeno possa a pieno titolo essere considerato un fattore chiave nel riscaldamento globale che caratterizzò il Mesozoico.