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Ambiente e globalizzazione

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Molto è stato scritto sulle conseguenze economiche e sociali di quel combinato disposto di allargamento dei mercati internazionali, incremento del commercio mondiale e aumento del prodotto interno lordo del pianeta noto ormai come globalizzazione. In estrema sintesi possiamo dire che mai nel mondo è stata prodotta tanta ricchezza (malgrado la recente crisi che ha investito soprattutto il Nord America e l'Europa) e mai è stata prodotta tanta disuguaglianza come negli ultimi due decenni.

Poco si è scritto, invece, sugli effetti che il processo della globalizzazione (ma occorrerebbe dire la nuova globalizzazione) ha avuto sull'ambiente, locale e globale. Poco si è scritto, perché poco si è studiato. A questa lacuna pone un parziale ma significativo rimedio un complesso studio realizzato da Jungho Baek e Yongsung Cho, dell'università del North Dakota (Stati Uniti d'America), insieme a Won W. Koo, dell'Università di Seul (Corea del Sud), i cui risultati sono stati resi noti in un recente articolo, The environmental consequences of globalization, pubblicato sull'ultimo numero di Ecological Economics, una delle riviste scientifiche di riferimento degli economisti che si occupano di ambiente.

Baek, Cho e Koo hanno preso in esame gli ultimi 50 anni di emissioni di SO2 (anidride solforosa) in una serie di 50 diversi paesi, sia a economia avanzata sia a economia emergente o in via di sviluppo. L'anidride solforosa è una sostanza chimica, gassosa a temperatura ambiente e fortemente inquinante, che viene prodotta da svariate attività industriali, ma che può essere tenuto sotto controllo mediante tecnologie ormai facilmente accessibili.

I tre studiosi hanno quindi cercato di correlare, con opportuni modelli matematici, l'andamento storico delle emissioni inquinanti nei vari paesi sia con l'aumento della ricchezza (misurata in termini di Prodotto interno lordo) sia con il grado di apertura dei mercati (misurato anche come incremento del commercio internazionale). La correlazione fra le tre variabili è risultata significativa solo in un numero limitato (17) di paesi.

Questi, in sintesi, i risultati. Nei paesi a economia avanzata sia l'aumento della ricchezza sia l'apertura dei mercati ha determinato, in genere, un miglioramento della qualità ambientale. Negli ultimi venti anni in 13 paesi a economia avanzata, sui 17 presi in esame, le emissioni di anidride solforosa sono diminuite ed è diminuita anche l'intensità di emissione (le emissioni per unità di ricchezza).

In realtà ciò si è verificato solo dopo che ciascuno di questi paesi ha raggiunto l'apice della cosiddetta curva di Kuznets: la curva nota agli economisti ecologici, che correla appunto inquinamento e ricchezza prodotta. Questa curva, storicamente, ha un andamento a campana. All'inizio di un ciclo di sviluppo economico l'aumento della ricchezza si traduce in un aumento dell'inquinamento: le economie giovani sono poco efficienti e "consumano ambiente". Ma con l'evoluzione del sistema economico, toccato un apice, si verifica il disaccoppiamento: le ricchezza continua a crescere, mentre l'inquinamento diminuisce. La qualità ambientale diventa un valore.

Nei 13 paesi esaminati da Baek, Cho e Koo, l'apice della curva, Environmental Kuznets Curve (EKC) per la SO2 è stato raggiunto, tra il 1969 e il 1975, intorno a un livello di ricchezza compreso tra 11.000 e 19.000 dollari di Pil pro-capite (ci si riferisce al valore che aveva il dollaro nell'anno 2000). Superata questa soglia le emissioni di SO2 hanno iniziato a diminuire.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Andamento storico dell'intensità di emissione di anidride solforosa in alcuni paesi di antica industrializzazione Fonte: Baek et al., Ecological Economics, 68 (2009) 2255-2264

L'apertura dei mercati ha accentuato questo andamento in tutte le grandi economie dell'occidente: dagli Usa al Giappone, dalla Francia alla Gran Bretagna, all'Italia. In quattro paesi a economia matura questo andamento invece non è stato confermato. In Grecia, in Portogallo, a Singapore e nella stessa Israele sembra che il punto di svolta nella curva di Kuznets non sia stato ancora raggiunto.

Le emissioni di anidride solforosa sono invece aumentate in tutti i paesi a economia emergente o in via di sviluppo, tranne uno (la Cina). Dalla Turchia allo Sri Lanka, dal Messico al Perù sia l'aumento del Prodotto interno lordo sia la progressiva apertura dei mercati ha determinato un maggiore tasso di inquinamento. In tutti questi paesi la globalizzazione ha determinato un peggioramento della qualità ambientale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Andamento storico dell'intensità di emissione di anidride solforosa in alcuni paesi in via di sviluppo Fonte: Baek et al., Ecological Economics, 68 (2009) 2255-2264

Il risultato non è inatteso. In tutti questi paesi il livello di ricchezza è inferiore, talvolta molto inferiore, ai 10.000 dollari di Pil pro-capite. Insomma questi paesi non hanno raggiunto l'apice della curva di Kuznets e quindi non sono ancora abbastanza ricchi per eleggere "naturalmente" a valore la qualità ambientale.

Unica eccezione: la Cina. Nel grande paese asiatico, che pure ha un reddito medio pro-capite che non arriva ai 5.000 dollari annui, l'intensità delle emissioni è diminuita. E la diminuzione è associata sia all'aumento della ricchezza sia all'apertura dei mercati. La Cina si sta già comportando come una grande economia matura.

Tuttavia i tre studiosi hanno dimostrato che nei sei paesi su sette a economia emergente o in via di sviluppo c'è una correlazione significativa poco desiderabile non solo tra emissioni di SO2 e Pil, ma anche tra emissioni di SO2 e apertura dei mercati. Nelle economie avanzate l'aumento della ricchezza e l'apertura dei mercati hanno determinato entrambi una maggiore qualità ambientale. Nelle economie emergenti o in via di sviluppo l'apertura dei mercati ha determinato un deterioramento dell'ambiente, corroborando la cosiddetta pollution haven hypothesis: in pratica le industrie più inquinanti sono migrate dai paesi a economia matura ai paesi a economia in sviluppo, attratte dalla mancanza di norme stringenti.

In pratica in questi paesi il peggioramento della qualità ambientale (o meglio, la possibilità di inquinare senza pagare gran pegno) ha aiutato la crescita della ricchezza e l'aumento dei commerci.

In definitiva la (nuova) globalizzazione ha contribuito a migliorare l'ambiente nei paesi di più antica industrializzazione, spostando nei paesi di più recente industrializzazione i carichi inquinanti.


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