fbpx Che sta facendo Curiosity? | Scienza in rete

Che sta facendo Curiosity?

Tempo di lettura: 3 mins

Poco più di un mese fa avevamo lasciato il rover della NASA alle prese con le indispensabili operazioni di controllo e di messa a punto delle apparecchiature prima di lanciarsi nella sua missione scientifica su Marte. Doveroso fare il punto della situazione.

Grande soddisfazione al centro di controllo di Curiosity: tutti i test dei sistemi del rover hanno dato ottime risposte. Dopo il test della ChemCam è stata la volta del braccio robotico e del sistema di locomozione di Curiosity. Il braccio snodato, lungo oltre due metri, ha compiuto correttamente tutti i movimenti che gli sono stato richiesti e la fotocamera alla sua estremità è stata impiegata con successo per un controllo visuale del rover. Gli “autoscatti” di Curiosity hanno contribuito a tener desta l'attenzione del pubblico in momenti davvero poco entusiasmanti come quelli in cui si procede al controllo dei sistemi. Una finalità che sta alla base anche della performance del 28 agosto, quando dal rover è stata trasmessa la canzone Reach for the Stars del musicista will.i.am, la prima volta in assoluto che dalla Terra si è potuto assistere a una trasmissione musicale proveniente da un altro mondo.

E' andato benissimo anche il test del sistema di locomozione. Quasi volesse scaldare le gomme, Curiosity ha zigzagato sulla superficie di Marte lasciando però tracce leggermente diverse da quelle alle quali ci avevano abituato gli altri rover. Oltre alle solite incisioni a spina di pesce per evitare slittamenti, infatti, il disegno superficiale dei suoi sei pneumatici prevede un'alternanza di “punti” e “linee” che imprimono sul suolo marziano le lettere JPL in alfabeto Morse. Non si tratta semplicemente di una trovata per fare spettacolo, dato che le tracce vengono utilizzate dal sistema di guida per valutare accuratamente gli spostamenti. Il sistema, infatti, impiega la tecnica dell'odometria visuale per determinare lo spazio percorso grazie al riconoscimento di particolari tracce presenti sul suolo e questo gli permette di accorgersi di eventuali slittamenti delle ruote.

Venendo all'aspetto più strettamente scientifico, segnaliamo la spettacolare osservazione effettuata lo scorso 13 settembre del transito di Phobos, una delle due lune di Marte, in prossimità del bordo del disco solare. Praticamente si è trattato di una sorta di eclissi parziale, prontamente catturata dalla MastCam, l'apparecchio di ripresa di Curiosity dotato di particolari filtri che gli permettono di puntare direttamente il Sole. Non si è trattato di un evento eccezionale e neppure di una novità assoluta, dal momento che anche i due rover gemelli Spirit e Opportunity, giunti su Marte nel 2004, avevano già immortalato eventi simili negli anni passati. Al di là dell'aspetto comunque spettacolare, le immagini del transito serviranno agli astronomi a determinare con maggiore precisione i parametri orbitali dei satelliti di Marte.

Per i prossimi giorni è inoltre prevista l'osservazione ravvicinata e l'analisi di una strana roccia che ha catturato l'attenzione dei ricercatori del JPL. Battezzata con il nomignolo di Jake – una dedica a Jacob Matijevic, ingegnere capo del progetto Curiosity deceduto lo scorso agosto – la roccia presenta una curiosa forma piramidale e in cantiere c'è l'impiego sia della ChemCam equipaggiata con il vaporizzatore laser sia dello spettrometro montato sul braccio robotico (Alpha Particle X-Ray Spectrometer) per riuscire a determinarne la composizione. Occasione davvero ghiotta per procedere anche a un controllo incrociato del funzionamento dei due apparati.
Gradualmente, insomma, Curiosity comincia a macinare il suo duro lavoro.

NASA Mars Science Laboratory


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Conservare la biodiversità monitorando le farfalle

Negli ultimi anni si è registrato un calo globale del numero e delle specie di insetti, la classe di animali che comprende più della metà di tutte le specie descritte al mondo. La loro conservazione risulta sempre più cruciale per la carica che ricoprono nei confronti del funzionamento degli ecosistemi. Studiare gli insetti, in particolare le farfalle, è un modo per monitorare lo stato di salute di un ecosistema.

Nella foto di copertina: due esemplari in accoppiamento di Maniola jurtina. Crediti: Giorgia Mocilnik

Il periodo dell’anno nel quale si osserva il maggior numero di farfalle è l’estate, ma la loro presenza si estende da poco prima della primavera fino all’autunno. Sono considerate dalla comunità scientifica degli indicatori biologici perfetti perché sono facili da riconoscere anche da occhi non esperti, sono tra gli insetti più studiati e rispondono velocemente ai cambiamenti ambientali indotti dall’essere umano.