fbpx Taxi 1729, direzione buchi neri | Page 68 | Scienza in rete

Taxi 1729, direzione buchi neri

Read time: 2 mins

“Volevo fare qualcosa di speciale per celebrare il suo anniversario”, dice Ken Ono, matematico della Emory University di Atlanta, “è davvero affascinante per me esplorare i suoi scritti e provare a immaginare come il suo cervello possa aver funzionato, è come essere un antropologo della matematica”. Il riferimento è ai suoi recenti studi nell’ambito della teoria dei numeri, svolti nell’intenzione di onorare il 125mo anniversario della nascita, il 22 dicembre scorso, di uno dei più grandi matematici di tutti i tempi, al pari di Gauss o di Eulero: Srinivasa Ramanujan (1887-1920), lo straordinario autodidatta indiano “che stupì Cambridge”, solito riempire di formule quaderni e lavagne, tralasciando incurante la necessità di dimostrarle. Lui le “vedeva” le formule, non aveva bisogno di conferme. Lui famoso per aver visto nel numero 1729 del taxi con cui l’amico e matematico illustre Hardy era giunto in ospedale a trovarlo, definito da quest’ultimo “alquanto stupido”, il più piccolo numero esprimibile come somma di due cubi in due modi diversi.

Il lavoro di Ono, come lui stesso racconta nel Notices of the AMS di gennaio 2013, fornisce oggi a posteriori la dimostrazione rigorosa di una delle brillanti intuizioni di Ramanujan. Si tratta di funzioni matematiche speciali, dette mock theta functions, il cui uso è noto in letteratura per il calcolo dell’entropia dei buchi neri. “E’ inconcepibile che abbia avuto un’intuizione simile, senza fare calcoli, con gli strumenti matematici dell’epoca. Eppure deve averla avuta”. Così ha detto Ono in occasione della Ramanujan 125 Conference tenutasi nel novembre scorso presso l’Università della Florida. "Abbiamo dimostrato che Ramanujan aveva ragione", conclude Ono, "abbiamo sviluppato un teorema secondo cui il metodo bizzarro usato per costruire i suoi esempi è corretto". Quale miglior modo dunque per rendergli degno omaggio? Le formule belle e incomprensibili degli ultimi suoi scritti datati 1920 sfidano e commuovono ancora oggi la comunità matematica mondiale.

Autori: 
Sezioni: 

prossimo articolo

Prevedere la turbolenza ottica per migliorare il lavoro dei telescopi

telescopi

Ottenere immagini astronomiche accurate dipende non solo dalla potenza dei telescopi, ma anche dalle condizioni meteorologiche e dalle turbolenze atmosferiche. Il progetto FATE mira a prevedere la turbolenza ottica e i principali parametri atmosferici per ottimizzare le osservazioni con il Very Large Telescope (VLT) e il futuro Extremely Large Telescope (ELT). Monitorare questi fattori è cruciale per sfruttare al massimo le capacità dei telescopi terrestri, migliorando la risoluzione e la qualità della ricerca astronomica e astrofisica. 

Crediti immagine: Andy Holmes/Unsplash

Ottenere immagini astronomiche accurate non è solo una questione che riguarda la potenza o la dimensione dei telescopi utilizzati. Le prestazioni di questi strumenti, in particolare quelli che operano nell’infrarosso e nel visibile, dipendono fortemente dalle condizioni meteorologiche e dalle turbolenze atmosferiche dell’area durante l’osservazione. Per ottimizzare telescopi come l’attuale Very Large Telescope (VLT) e il futuro Extremely Large Telescope (ELT) è quindi cruciale ottimizzare questi parametri.