Come è logico, la lista dei passeggeri che viaggiavano in seconda classe sul Titanic quando il famoso transatlantico affondò nell’oceano (1912) riporta di ciascuno di essi solo pochi dati identificativi e d’interesse commerciale. A proposito del passeggero René Jacques Lévy, apprendiamo che aveva 36 anni, risiedeva a Montreal (Quebec) e si era imbarcato mercoledì 10 aprile 1912 a Cherbourgh (Francia), diretto al luogo di residenza. Sappiamo anche il numero del suo biglietto, il prezzo che aveva pagato e il numero di cabina. Le restanti due voci riassumono, in termini molto asciutti, il dramma del Titanic. E’ specificato che egli non sopravvisse e che morì il 15 aprile 1912 in mare. Più oltre è detto che venne considerato un disperso e che il suo corpo non fu ritrovato. La sua sorte fu condivisa da altri 1500 passeggeri a noi sconosciuti, i cui nomi e le cui fotografie si possono trovare, in parte, nel sito dedicato.
Perché allora parlare proprio di lui? E’ vero che fu un chimico abbastanza noto, ma questo non basta per onorarne la memoria e proporlo come esempio. C’è altro da aggiungere e, nel febbraio 2012, la Royal Society of Chemistry (RSC) lo ha fatto con una cerimonia ufficiale conferendogli, a cent’anni dalla morte, un premio alla memoria. Lévy si distinse in occasione del naufragio del Titanic per il comportamento altruista e coraggioso, documentato dal diario personale della cittadina americana di origine svizzera Marie Jerwan che si trovava sulla nave. Marie scrisse che quando l’iceberg urtò il bastimento, Lévy era rimasto calmo e aveva semplicemente sorriso. Insieme a due compagni di cabina, tra cui un tale di nome Noel Malachard, volle tranquillizzare la signora dicendole “Avremo cura di voi”, poi i tre l’aiutarono a salire sulla scialuppa di salvataggio n. 11 e la salutarono con un “Arrivederci!”, come raccontano le cronache. Purtroppo di Lévy non si ebbero più notizie.
Era nato a Nancy il 7 luglio 1875 da genitori alsaziani. Dopo gli studi liceali si iscrisse alla Facoltà di Scienze dove conseguì prima il diploma in scienze fisiche, poi la laurea in chimica. Attratto dall’industria, nel 1897 si trasferì a Manchester, dove lo zio dirigeva i laboratori della Clayton Aniline Company, un’industria di coloranti fondata da Charles Dreyfus. Anche Chaim Weizmann futuro presidente dello stato di Israele vi si recò, nel 1905, come consulente di ricerca. Lévy rimase a Clayton per cinque anni. Divenne esperto di coloranti, un settore della chimica che all’epoca interessava fortemente il mercato e che, con lo scoppio della prima guerra mondiale e la crescente richiesta di uniformi militari avrebbe reso parecchio in termini economici. Fece poi ritorno in Francia, si stabilì a Parigi e, nel 1903 si sposò con una insegnante. Dopo il matrimonio emigrarono in Canada, dove la moglie morì nel 1955. Anche due delle tre figlie restarono in Canada mentre una tornò in Francia. Lévy era considerato un chimico brillante, attivo e tenace, dotato di una spiccata inventiva. Insieme all’amico André Helbronner (1878-1944), morto nel campo di concentramento di Buchenwald, Lévy brevettò, nel 1907, un processo per la distillazione dell’aria liquida. Oltre alle qualità professionali, chi conobbe Lévy lo apprezzò per le sue qualità umane, tra cui spiccavano la modestia, la lealtà e la sincerità. Consegnando il premio ai suoi discendenti, alla presenza del Ministro Consigliere dell’Ambasciata Francese, David Phillips, Presidente della Royal Society of Chemistry ha dichiarato:
"E’ inusuale per la Royal Society of Chemistry attribuire un premio postumo, ma nel centenario del naufragio del Titanic, pensai che fosse davvero opportuno riconoscere il coraggio di uomo di valore e compagno chimico in questo modo. I chimici, come professionisti, hanno un ruolo importante nella vita sociale. E’ buona cosa poter riconoscere in questa sede l’umanità e la gentilezza di un collega del passato”.