Sin dall’inizio del pensiero evoluzionistico le isole sono state riconosciute come laboratori naturali per lo studio dell’evoluzione; sia Darwin che Wallace considerarono le isole come il contesto privilegiato per comprendere fatti e meccanismi del gioco evolutivo. Ma l’evoluzione della vita sulle isole è stata propriamente compresa, più che mai, alla luce della biogeografia. Questi tre elementi, isole, biogeografia ed evoluzione, delineano con nettezza lo straordinario profilo scientifico di Alfred Russel Wallace. Ricco delle sue lunghe esperienze di viaggio nell’arcipelago malese, ha apportato idee che vanno oltre il concetto della selezione naturale come il meccanismo chiave dell’evoluzione. Sebbene la paternità di tale concetto sia condivisa con Darwin, sembra che alcune previsioni concepite da Wallace sui temi di nicchia ecologica, speciazione, e anche su un concetto inclusivo di specie, non sono state adeguatamente riconosciute sino ad ora.
La biogeografia delle isole è un campo di ricerca in continuo movimento, che genera nuove idee e approcci che coinvolgono anche altre situazioni simili alle isole, come montagne, grotte e frammenti di habitat isolati. Teorie sviluppate nell’ambito di questa disciplina sono state ampiamente utilizzate per spiegare e predire processi che coinvolgono popolazioni e comunità a scala continentale, in particolare nel contesto della biologia della conservazione. Molti classici paradigmi, come quelli riguardanti nanismo e gigantismo insulari, tassi di estinzione ed evoluzione, rapporto specie/area, ‘dispersione contro vicarianza’ nella spiegazione dei pattern di distribuzione spaziale, sono continuamente arricchiti da nuove intuizioni, da cui spesso scaturiscono lunghi dibattiti. vorrei chiudere la mia presentazione con un appello in favore dello studio delle isole del Mediterraneo, che rappresentano uno straordinario laboratorio naturale per comprendere e prevedere i cambiamenti negli ecosistemi associati all’impatto delle attività umane e al cambiamento climatico. a partire da un buon livello di conoscenze già acquisite sulla biodiversità dei biota passati e presenti, ci si prospetta una grande opportunità di sviluppare una rete internazionale di ricerca finalizzata ad accrescere la nostra consapevolezza su uno dei più notevoli hotspot di biodiversità del nostro Pianeta.
Valerio Sbordoni ha svolto fino al 2013 il ruolo di Professore Ordinario di zoologia nell’università di roma “tor vergata”, dove peraltro è ancora attivo come docente di biodiversità e come membro del collegio docenti del dottorato di ricerca in biologia Evoluzionistica ed Ecologia. Si è occupato di biodiversità e dello studio dell’evoluzione di un gran numero di organismi animali privilegiando le farfalle e gli organismi cavernicoli. È accademico Ordinario dell’accademia nazionale delle Scienze, detta dei XL; tra i riconoscimenti ricevuti, il Premio “G.b. Grassi” per la zoologia della accademia nazionale dei Lincei e la Medaglia d’oro della accademia nazionale delle Scienze. Il laboratorio da lui diretto conta uno staff numeroso di ricercatori e dottorandi impegnati in varie linee di ricerca sulla biodiversità (www.zeb.uniroma2.it). È autore di alcuni libri e di oltre 250 pubblicazioni scientifiche, in massima parte su riviste di alto profilo internazionale.