Cento anni fa usciva per le “Presses Universitaires de France” un librettino di 286 pagine, Les Atomes, diJean Perrin . La prefazione dell’autore porta la data di dicembre 1912. Questo testo si colloca come un cuneo tra la fisica dei fluidi continui e quella vincente degli atomi e delle molecole, spiegando come si fa a contare quanti corpuscoli ci sono in una certa quantità di materia (gas, liquido, solido). E’ la misura del numero di Avogadro, altro italiano poco noto, che fece la sua congettura 200 anni fa (in Italia, se ne è ricordato solo Marco Ciardi). Nel mondo, divampava la polemica: Ernst Mach, il guru del positivismo, seguito dal celebre chimico Wilhelm Ostwald, negava brutalmente che gli atomi esistessero scacciando, chi ne parlava, con un secco “Chi li ha mai visti?” (in dialetto viennese: il mio maestro Bruno Touschek ci fece un seminario storico intitolato misteriosamente - per noi romani - “Amsachseen ?”). Dopo la misura di Perrin nel 1906, basata sull’idea che un fluido continuo ha una densità che non fluttua mentre un fluido atomico fluttua, come già osservato ma non interpretato con i “moti browniani” da Robert Brown nel 1827 per grani di polline microscopici sospesi in superficie di acqua, la querelle cessò all’improvviso e tutti i fisici accettarono gli atomi convinti proprio dal libro del 1912. Il libro è e resta di una smagliante chiarezza e si avvale di ricerche a cui avevano già contribuito Einstein, Boltzmann e moltissimi chimici. Per questo motivo, decidemmo di ripubblicarlo in italiano nel 1981 e il figlio di Jean, Francis Perrin, capo del Commissariat Energie Atomique ci incoraggiò a farlo. Il compianto Enrico Bellone si adoperò per convincere l’editore che, nonostante gli anni, stile e contenuto sfidavano i migliori trattati contemporanei: insomma, era un classico.
La vita scientifica di Jean Perrin è una miniera di idee, ma la sua vita politica, da l’affaire Dreyfus al ministero con Leon Blum e all’esilio negli USA dopo l’invasione nazista, è quella di un grande conoscitore dei problemi della ricerca e della sua importanza per la cultura.
Una copia di Les Atomes farebbe molto bene ai governanti italiani: capirebbero perché De Gaulle inviò la corazzata più grande della sua marina militare a prelevare la salma in America di Jean Perrin per portarla a Parigi, al Pantheon, dove ora è onorata dai concittadini