Negli USA il presidente ha da poco formulato la proposta di stanziare 235 milioni di dollari a sostegno di iniziative relative alla salute mentale. Sul totale dei fondi che Obama auspica di far approvare, 130 milioni saranno utilizzati per la formazione di insegnanti e operatori specializzati, in grado di individuare precocemente i sintomi di patologie mentali, soprattutto fra gli studenti, in modo da permettere un accesso veloce ed efficace a terapie mirate. Il ministro della salute americano calcola che questo piano di intervento coinvolgerebbe più di 8 mila scuole, quindi centinaia di migliaia di ragazzi e ragazze. Inoltre, 30 milioni di dollari andrebbero a finanziare progetti di ricerca medica sulla violenza da armi da fuoco, un tema sempre più drammaticamente presente sulle prime pagine dei quotidiani e sull’agenda politica dei parlamentari statunitensi.
Il tema della salute mentale, a livello globale, continua a richiamare tiepida attenzione e investimenti insufficienti. Negli USA si stima che il 60 per cento delle persone affette da questo tipo di patologie non riceva l’assistenza necessaria. È proprio per cercare di offrire a tutti, il prima possibile, le giuste terapie, che Obama ha deciso di puntare sulla scuola, abbattendo i lunghi tempi della individuazione del problema e scongiurando le troppe mancate diagnosi. La fascia di età su cui si concentreranno i programmi di prevenzione e assistenza previsti dal piano è quella che va dai 16 ai 25 anni. Secondo gli esperti del National Institute of Mental Health, infatti, metà dei problemi psichiatrici sono diagnosticabili già a partire dai 14 anni ma tre quarti di essi vengono di fatto identificati tardivamente e solo anni dopo, entro i 24. Trascorrono in media otto anni fra la manifestazione dei primi sintomi e la definizione di una diagnosi documentata: un’eternità. I vantaggi di una individuazione precoce della patologia sono ovvi e oltre ad un accesso più immediato a terapie utili comprendono anche la possibilità di evitare comportamenti a rischio come l’abbandono scolastico, o comorbidità come l’abuso di farmaci e la tossicodipendenza. Investire sulla formazione degli insegnanti e degli operatori che si relazionano con gli studenti all’interno dell’ambiente scolastico mira anche a combattere lo stigma che ancora circonda la malattia mentale.
È quindi anche un’operazione culturale, di lotta a un vero e proprio tabù. Un’operazione la cui urgenza e utilità valica i confini geografici, perché l’allarme sulla salute mentale è globale. Nel 2015 un italiano su quattro sarà colpito da un disagio psichico nel corso della propria vita. È il dato emerso il 14 aprile scorso a Genova, al Congresso nazionale di Fenascop, la Federazione nazionale delle comunità che si occupano della cura e del disagio psichico. I costi sociali e sanitari per la cura delle malattie mentali nei prossimi anni saranno superiori a quelli delle malattie oncologiche e cardiovascolari. Ci auspichiamo che chi avrà la responsabilità del governo del paese, non dimentichi questa emergenza.
Per il momento, è appena stata scritta un’altra triste pagina sulla gestione della salute mentale in Italia. Nella scorsa legislatura la Commissione parlamentare d'inchiesta sull'efficacia e l'efficienza del servizio sanitario nazionale, al Senato, aveva dedicato tre anni di lavoro all'orrore - così lo ha definito Giorgio Napolitano - degli ospedali psichiatrici giudiziari (OPG). Era stata approvata una legge (9/2012) che fissava dei termini certi per la chiusura di strutture che avrebbero dovuto sostituire i manicomi criminali ma che invece sono rimasti luoghi di angoscia e disperazione in cui mancano le cure e il rispetto per la dignità degli ammalati. Molti di essi invece di pazienti internati per le cure sono ormai veri e propri detenuti che dovrebbero essere dimessi da anni perché non più pericolosi. Spesso si tratta di persone rinchiuse anche se hanno commesso un reato bagatellare, e mai più uscite a causa di proroghe senza fine che li hanno condannati a scontare una sorta di ergastolo bianco. Questo è il quadro emerso dall’indagine condotta nei sei OPG – Castiglione delle Stiviere (Mn), Reggio Emilia, Montelupo Fiorentino (Fi), Napoli, Aversa, Barcellona Pozzo di Gotto (Me) – che ha mostrato in generale un’assistenza ferma agli anni Trenta. Per la chiusura degli OPG la legge 9/2012 prevedeva anche 272 milioni di euro per la costruzione di nuove strutture e 55 milioni di euro ogni anno per il personale medico e tecnico.
È invece di pochi giorni fa il rinvio della chiusura di queste obsolete strutture. Lo ha annunciato il Ministro della Salute, con un decreto che sposta la chiusura dei sei OPG dal 1 aprile 2013 al 1 aprile 2014, «in attesa della realizzazione da parte delle Regioni delle strutture sanitarie sostitutive». Le Regioni sono sollecitate a prevedere interventi che supportino l’adozione di misure alternative all’internamento anche potenziando i servizi di salute mentale sul territorio, ma finora è stato fatto ben poco. Sarebbe doveroso che con grande rapidità, le persone non socialmente pericolose - circa la metà degli internati – venissero trasferite e accolte in quei luoghi di cura dove ognuno di noi ha diritto di essere accolto e curato. Anche per questo sarebbe urgente per lo meno la nomina immediata di un commissario ad hoc, che prenda in carico la situazione e agisca dove governo nazionale e regioni hanno fallito. I fondi stanziati con la legge sono al momento inutilizzati, nulla è stato fatto per trasformare luoghi definiti "di tortura" dal Consiglio d'Europa.