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Appello di Garattini a difesa della sperimentazione animale

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L’aggressività di una parte dei dei movimenti animalisti – scrive in un appello Silvio Garattini, Direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche ‘Mario Negri’ -, che ha avuto un’altra manifestazione nell’assalto e nella devastazione degli stabulari dell’Istituto di Farmacologia dell’Università di Milano, rende necessaria una forte presa di posizione da parte delle istituzioni scientifiche che operano in campo biomedico.

Non è tollerabile che il nostro lavoro possa essere vanificato da persone che operano come se non esistessero le leggi e compiano reati che rischiano di rimanere impuniti. La sperimentazione animale è ancora necessaria se si vogliono realizzare progressi nella terapia delle malattie, progressi che sono attesi dai tanti ammalati ancora privi di cure. La propaganda delle cosiddette sperimentazioni alternative sono una falsità perché cellule in vitro non sostituiscono la complessità del più semplice degli organismi viventi: esse rappresentano tecniche complementari che sono già praticate in tutti i nostri laboratori. Lavoriamo seguendo le leggi e per un fine che non è solo la conoscenza, ma il desiderio di giovare a chi soffre. Non possiamo accettare che chi calpesta il diritto di ricerca venga lasciato in libera circolazione e ci auguriamo che le organizzazioni che si occupano del benessere degli animali non siano complici e facciano sentire la loro voce contro la violenza.

Chiediamo a chi garantisce l’ordine pubblico di prevenire e di contrastare ogni attentato  alla sicurezza dei ricercatori e di operare per la protezione del loro lavoro”.

Ufficio Stampa Mario Negri - IRCCS

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La produzione di formaggio è tradizionalmente legata all’allevamento bovino, ma l’uso di batteri geneticamente modificati per produrre caglio ha ridotto in modo significativo la necessità di sacrificare vitelli. Le mucche, però, devono comunque essere ingravidate per la produzione di latte, con conseguente nascita dei vitelli: come si può ovviare? Una risposta è il latte "sintetico" (non propriamente coltivato), che, al di là dei vantaggi etici, ha anche un minor costo ambientale.

Per fare il formaggio ci vuole il latte (e il caglio). Per fare sia il latte che il caglio servono le vacche (e i vitelli). Cioè ci vuole una vitella di razza lattifera, allevata fino a raggiungere l’età riproduttiva, inseminata artificialmente appena possibile con il seme di un toro selezionato e successivamente “forzata”, cioè con periodi brevissimi tra una gravidanza e la successiva e tra una lattazione e l’altra, in modo da produrre più latte possibile per il maggior tempo possibile nell’arco dell’anno.