fbpx Il programma di Maria Chiara Carrozza | Scienza in rete

Il programma di Maria Chiara Carrozza

Primary tabs

Read time: 7 mins

In vista delle elezioni del febbraio 2013, il Gruppo 2003 aveva chiesto ai politici che si candidavano alla guida del Paese di rispondere a una serie di domande organizzate in dieci punti. Su ciascuno di questi punti il Gruppo 2003 ha una sua autonoma proposta.

Tra coloro che, prima delle elezioni, hanno risposto alle domande del Gruppo 2003 c’è Maria Chiara Carrozza, già rettore della Scuola Sant’Anna di Pisa, responsabile del Forum Università e Ricerca del Partito Democratico (PD) e da qualche giorno nuovo Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca (MIUR).

Le risposte di Maria Chiara Carrozza, formulate, lo ripetiamo, prima delle elezioni insieme a Marco Meloni, responsabile del settore Università e Ricerca, del PD, sono state pubblicate su Scienzainrete a partire dal 25 gennaio 2013 e sono molto articolate. Pensiamo pertanto sia possibile e utile realizzare sia un’analisi comparata tra le proposte del Gruppo 2003 e quelle condivise dal nuovo Ministro, sia tracciare una mappa per monitorare come il nuovo responsabile del MIUR realizzerà il programma di governo per cui ha chiesto e ottenuto i voti dei cittadini italiani. 

         1. Investimenti in ricerca. Il Gruppo 2003 rileva come gli investimenti dell’Italia in ricerca e sviluppo (R&S), pari a circa l’1% del Prodotto Interno Lordo (Pil), siano decisamente inferiori alla media sia europea che mondiale (entrambe attestate intorno al 2% del Pil). Per recuperare un gap ormai storico che, nella società e nell’economia della conoscenza, mette in difficoltà non solo la comunità scientifica italiana, ma il Paese intero, il Gruppo 2003 propone che il nuovo governo si impegni ad aumentare gli investimenti del 20% l’anno per i prossimi 3 anni.  

Nel suo programma elettorale Maria Chiara Carrozza riconosce che quello dell’aumento degli investimenti è un tema essenziale. Che il Paese deve cambiare rotta e da una politica dei tagli (oltre il 5% negli ultimi anni) occorre passare a una politica di incremento degli investimenti con l’obiettivo di raggiungere la media europea. Tuttavia non ha assunto impegni quantitativi. «Per dare numeri precisi – è scritto nel suo documento – occorre conoscere nel dettaglio le compatibilità di finanza pubblica e pianificare interventi sull’intero sistema, con processi di studio e definizione di piani d’azione che saranno il nostro compito dei primi 3 mesi di governo».

Entro tre mesi, dunque, ci aspettiamo che il nuovo Ministro fornisca i «numeri precisi» dell’incremento delle risorse, dopo che il Primo Ministro, Enrico Letta, ha assicurato che non ci saranno ulteriori tagli alla ricerca. Pena le sua dimissioni.

         2. Valutazione e premialità. È opinione del Gruppo 2003 che i fondi pubblici per l’università e la ricerca non debbano essere distribuiti a pioggia, ma tenendo in conto il merito. Il merito deve essere valutato e i più bravi devono essere, appunto, premiati. Per esempio, occorre aumentare la quota del Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO) delle università assegnata in base al merito, che attualmente è solo del 10%.

Maria Chiara Carrozza, nella sua risposta, sostiene che occorre raggiungere il 50% di FFO assegnata in base a una serie di parametri oggettivi – come il numero di studenti e la valutazione di ricerca e didattica – contemperati da obiettivi di coesione del sistema. Tuttavia, per fare questo occorre che gli investimenti per l’università aumentino e salgano oltre il livello della mera sopravvivenza. Attualmente l’FFO serve, almeno per il 90%, a pagare stipendi e altre spese incomprimibili. Per poter iniziare seriamente a premiare il merito occorre salire sopra il limite della mera sopravvivenza.

         3. Competitività Internazionale e Premialità. Il Gruppo 2003 chiede di seguire l’esempio di altri paesi (Germania, Francia, Regno Unito, Cina) e di selezionare un numero piccolo di atenei (una decina) mettendoli in grado di competere con il top mondiale nell’ambito della ricerca e della didattica.

Maria Chiara Carrozza non prende impegni su questo punto specifico. Sostiene, in maniera più generica, che bisogna valorizzare l’autonomia delle università, stimolarne la specializzazione e qualificare i gruppi dirigenti.

         4. Cabina di regia. Il Gruppo 2003 propone, da tempo, di superare la frammentazione della politica di R&S in Italia realizzando un’Agenzia Nazionale della Ricerca.

Maria Chiara Carrozza propone qualcosa di analogo, un’Agenzia di programmazione e finanziamento della ricerca che abbia come modello di organizzazione e di spesa quello dell’European Research Council. 

         5. Lacci e Lacciuoli. Il Gruppo 2003 chiede una drastica sburocratizzazione del settore università e ricerca.

Maria Chiara Carrozza sostanzialmente concorda.

         6. Valore Legale del Titolo di Studio. Il Gruppo 2003 ne propone l’abolizione per incentivare la competizione tra le università. Oggi una laurea ha il medesimo valore legale a prescindere dalla qualità dell’università ove è conseguito. Il che incentiva le università a concentrarsi piuttosto sulla quantità.

Maria Chiara Carrozza è contraria all’abolizione del valore legale del titolo di studio, perché potrebbe trasformarsi in un fattore di ulteriore erosione del diritto allo studio in Italia. Tuttavia il nuovo Ministro propone un uso meno distorto del valore legale del titolo di studio nella Pubblica Amministrazione.

         7. Attrattività e Rientro dei Cervelli. Il Gruppo 2003 propone misure specifiche sia per favorire il rientro in Italia di tanti giovani ricercatori del nostro paese che trovano migliori occasioni di lavoro all’estero sia per incentivare l’ingresso in Italia di giovani ricercatori stranieri, oggi addirittura sfavorito da una burocrazia dura e cieca.

Maria Chiara Carrozza concorda.

         8. Ricerca Industriale e Trasferimento Tecnologico. Il Gruppo 2003 ritiene un fattore di carattere strategico risolvere il problema della scarsa ricerca realizzata dalle industrie nel nostro paese. Ma ritiene essenziale anche migliorare il sistema di trasferimento delle conoscenze dai centri di ricerca ai centri di produzione.

Il nuovo Ministro sostanzialmente concorda. E nello specifico propone di:

a) realizzare «un sostegno ‘intelligente’ alle imprese nel circuito formazione-ricerca-lavoro (con un percorso di immissione e di assunzione mirato presso le industrie co-finanziata da Stato e Regioni in percentuali decrescenti nel corso del triennio di avviamento professionale)»;

b) introdurre «programmi di ricerca industriale per incentivare l’investimento privato, con defiscalizzazione degli interventi in ricerca e in attrezzature, e incentivi all’assunzione di dottori di ricerca qualificati nelle imprese»;

c) valutare ex post la ricerca industriale realizzata con fondi pubblici;

d) migliorare nel segno della maggiore trasparenza il rapporto università-impresa «che attualmente viene visto da entrambi i partner in modo utilitaristico, e non finalizzato al risultato».

         9. Giovani, Capaci e Meritevoli. Il Gruppo 2003 chiede nuove risorse e incentivi per favorire l’ingresso dei giovani nei centri di ricerca, fondati su criteri solo e unicamente di merito seguendo le regole standard internazionali.

La proposta di Maria Chiara Carrozza è molto articolata. Si fonda sul superamento degli attuali vincoli al turn-over; l’eliminazione delle «regole che di fatto favoriscono le progressioni di carriera rispetto alle nuove assunzioni»; una lotta al precariato e la formulazione di un contratto unico; un vera tenure track e un ruolo unico di docenza articolato in fasce.

         10. Cultura della Scienza e della Ricerca. Il Gruppo 2003 ritiene decisivo rifondare la cultura scientifica del paese, puntando in particolare sulla formazione dei giovani.

Maria Chiara Carrozza concorda. Sostenendo che in concreto occorre abbattere le barriere interdisciplinari, formare i giovani sia sul piano delle nozioni che del metodo scientifico e far acquisire al paese la consapevolezza che la scienza ha non solo un valore culturale in sé, ma che «scienza e ricerca sono la base essenziale della competitività del paese».    

Oggi Maria Chiara Carrozza, una scienziata prestata alla politica (dell’istruzione e della ricerca) ha la possibilità di trasformare questi impegni programmatici, alcuni molto simili a quelli proposto dal Gruppo 2003, altri diversi, in atti concreti. Siamo certi che il suo impegno sarà massimo, proprio perché il nuovo Ministro è pienamente consapevole che «scienza e ricerca sono la base essenziale della competitività del paese».    

Per questo ci attendiamo molto da lei e le rinnoviamo gli auguri più sinceri di buon lavoro.

Articoli correlati

Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

La COP sei tu, economia

Il presidente della COP 29 di Baku, Mukhtar Babayev, chiude i lavori con applausi più di sollievo che di entusiasmo. Per fortuna è finita. Il tradizionale tour de force che come d'abitudine è terminato in ritardo, disegna un compromesso che scontenta molti. Promette 300 miliardi di dollari all'anno per aiutare i paesi in via di sviluppo ad affrontare la transizione, rimandando al 2035 la "promessa" di 1.300 miliardi annui richiesti. Passi avanti si sono fatti sull'articolo 6 dell'Accordo di Parigi, che regola il mercato del carbonio, e sul tema della trasparenza. Quella di Baku si conferma come la COP della finanza. Che ha comunque un ruolo importante da giocare, come spiega un report di cui parla questo articolo.

La COP 29 di Baku si è chiusa un giorno in ritardo con un testo variamente criticato, soprattutto dai paesi in via di sviluppo ed emergenti che hanno poca responsabilità ma molti danni derivanti dai cambiamenti climatici in corso. Qualche decina di paesi, fra i quali le piccole isole, saranno inabitabili se non definitivamente sott’acqua se non si rimetteranno i limiti posti dall’Accordo di Parigi del 2015, cioè fermare il riscaldamento “ben sotto i 2°C, possibilmente. 1,5°C”, obiettivo possibile uscendo il più rapidamente possibile dalle fonti fossili.