fbpx Addio a Margherita Hack | Scienza in rete

Addio a Margherita Hack

Read time: 4 mins

Margherita Hack si è spenta a Trieste la notte scorsa, 28 giugno 2013, all'età di 91 anni.
Nata a Firenze nel 1922, la Hack è stata una delle donne di scienza più importanti e popolari sia in Italia che a livello internazionale. Laureata in astrofisica nel 1945, con una tesi sulle cefeidi (una classe di stelle variabili), è stata la prima donna, infatti, a ricoprire il ruolo di direttore di un osservatorio astronomico nel nostro Paese per oltre vent'anni, a partire dal 1964 - lo stesso anno in cui vince il concorso per la cattedra di professore ordinario di astronomia presso l'Istituto di Fisica Teorica dell'Università di Trieste. E' proprio in questa città, a partire dal lavoro di tesi condotto presso l'Osservatorio Astronomico di Acetri, che Margherita Hack compie il suo percorso professionale come scienziata, producendo importanti risultati di ricerca in astronomia e astrofisica, in particolare nell'osservazione dei corpi celesti e nella loro classificazione spettroscopica.

Membro dell'Accademia dei Lincei, dell'Unione Internazionale Astronomi e della Royal Astronomical Society, ha collaborato con il centro di astrofisica dell'Università di Berkeley, l’Institute for Advanced Study di Princeton, l’Institut d’astrophysique di Parigi, l’Università di Città del Messico e con gli osservatori di Utrecht e Groningen, partecipando, inoltre, a diversi progetti dell'ESA e della NASA. Nel 1980 ha ricevuto il premio "Accademia dei Lincei", nel 1987 il premio "Cultura della Presidenza del Consiglio" . 8558Hack è il nome dell'asteroide, scoperto nel 1995, che le è stato dedicato come riconoscimento per il suo lavoro da parte dei colleghi astronomi.

Oltre al suo contributo come ricercatrice, Margherita Hack si è spesa a lungo per la comunicazione della scienza, con attività di didattica e, soprattutto, come divulgatrice: nel 1980 ha dato vita, all'Università di Trieste, all' Istituto di Astronomia - sostituito poi nel 1985 dal Dipartimento di Astronomia che ha diretto fino al 1990 - e ha mantenuto una stretta collaborazione con la sezione di astrofisica della Scuola Internazionale di Studi Superiori Avanzati (SISSA); autrice di numerosi libri dedicati all'astronomia e alla scienza - come L'amica delle stelle, il trattato Stellar Spectroscopy, scritto a quattro mani con Otto Struve nel 1959, e Libera scienza in libero stato (2010) - ha fondato la rivista L'Astronomia nel 1978, che ha diretto per molti anni e, successivamente, Le Stelle. Sono state queste attività, unite alla partecipazione a seminari, conferenze e a trasmissioni televisive e radiofoniche, a farne un punto di riferimento familiare per il grande pubblico e un'icona per l'astrofisica mondiale.

"E' una giornata molto triste per il Paese", ha commentato Luigi Nicolais, Presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche, dopo aver appreso la notizia "perdiamo una grande scienziata con un talento eccezionale nel trasferire le conoscenze e l'entusiasmo per la scienza ai giovani, facendo amare l'astronomia e l'astrofisica e stimolandoli a diventare ricercatori."

Giovanni Bignami, Presidente dell’Istituto Nazionale di Astrofisica ha così ricordato la figura della scienziata scomparsa, sulle pagine di Mediainaf: “Ho visto Margherita una anno fa, a Trieste, in occasione del suo 90esimo compleanno. Come sempre, sono stato colpito dall’energia che continuava a trasmettere insieme alla passione per la scienza e non solo. Margherita è stata una pioniera della divulgazione della scienza presso il grande pubblico, e tutta l’astronomia italiana le deve moltissimo. L’Istituto Nazionale di Astrofisica, del quale fa parte quell’Osservatorio Astronomico di Trieste che Margherita ha diretto per tanti anni, manterrà vivo il suo insegnamento. Istituiremo sicuramente un premio e borse di studio per valorizzare il contributo dei giovani in ambito scientifico e divulgativo, il binomio che ha contrassegnato la sua esistenza insieme alle battaglie politiche e a quelle in difesa delle donne”.

Stefano Borgani, direttore dell’INAF-Osservatorio Astronomico di Trieste, ha ricordato il legame tra la Hack e  la struttura di ricerca di cui è stata a lungo alla guida: “Margherita Hack è stata Direttore dell’Osservatorio Astronomico di Trieste dal 1964 al 1987. Durante questo lungo periodo ha trasformato questo Osservatorio da un piccolo Istituto “di provincia” ad un Istituto esposto alla ricerca astronomica internazionale ed ai grandi progetti di punta. Credo che il miglior modo di ricordarla sia prendendo su tutti noi dell’Osservatorio di Trieste la responsabilità di portare avanti il suo insegnamento, la sua lezione di rettitudine morale, la sua inflessibile onesta’ intellettuale e passione per la ricerca.Margherita Hack era Professore Emerito dell’Universita’ di Trieste, Accademica dei Lincei. Era stata inoltre insignita in occasione del suo 90° compleanno della Gran Croce del Merito della Repubblica Italiana dal Presidente Giorgio Napolitano”.

Autori: 
Sezioni: 

prossimo articolo

Terre rare: l’oro di Pechino che tutti vogliono

miniera californiana di Mountain Pass

Il trattato USA-Ucraina appena sancito rivela quanto urgente sia la necessità di dotarsi di minerali critici, fra cui le 17 terre rare, per la transizione digitale ed elettrica. In realtà tutti sono all'inseguimento della Cina, che produce il 70% di questi metalli e l'85% degli impianti di raffinazione e purificazione. Questo spiega una serie di ordini esecutivi di Trump e le nuove politiche di Giappone, Australia ed Europa, e forse anche la guerra in Ucraina. Non più tanto le fonti fossili quanto le terre rare sono diventate materia di sicurezza nazionale. Ovunque si riaprono miniere, anche in Italia. Ma essendo difficili da estrarre e purificare si punta anche al riciclo e alla ricerca per mettere a punto le tecnologie di recupero più economiche e sostenibili. Ma come ha fatto la Cina ad acquisire una tale supremazia? E che cosa stanno facendo gli altri?

Nell'immagine la storica miniera californiana di Mountain Pass, TMY350/WIKIMEDIA COMMONS (CC BY-SA 4.0)

C’era una volta, negli anni Novanta del secolo scorso, un mondo con due potenze in sostanziale equilibrio nella produzione di terre rare: Stati Uniti (33%) e Cina (38%), seguiti da Australia (12%), India a e Malesia per il 5% ciascuna e le briciole ad altri paesi. Ora non è più così.